Iron & Wine (Samuel Ervin Beam)

In occasione del tour per il nuovo lavoro "Beast Epic", a pochi giorni dal concerto del 5 febbraio all'Alcatraz di Milano, Samuel Ervin Beam alias Iron & Wine racconta la sua visione artistica e i suoi progetti ai microfoni di SpazioRock. 

 

Articolo a cura di Giulia Franceschini - Pubblicata in data: 03/02/18

Si ringraziano Federico Falcone e Valerio Cesarini per la collaborazione 

 

Ciao Samuel, e benvenuto su SpazioRock! Per prima cosa come stai, e come sta andando il tour?


Ciao anche a voi, tutto benissimo; in questo momento sono in Svizzera e il tour sta procedendo alla grande!

 
Il tuo ultimo disco Beast Epic è ispirato, brillante, in generale non il tipico album che ascolteresti quando sei arrabbiato o triste. Sembra perfetto per tutti gli stati d'animo: cosa cerchi dunque di comunicare con la vostra musica?

 

In realtà non saprei, direi che l'album ha una fisionomia simile a una raccolta di poesie, dunque come osservazioni e storie. Ecco perché i testi sono più contemplativi; anche per questo ho optato per suoni più soffusi e voci più alte nel mix così da rendere chiaro cosa viene detto, al contrario del sound più loud e ritmato dei precedenti lavori. Non c'è un messaggio specifico, se intendiamo una propaganda, è un ribadire cosa ritengo importante nella vita e cosa no.

 

Le atmosfere che riesci a creare sono decisamente affascinanti; a tal proposito hai corredato il tuo tipico stile folk con momenti in cui hai cantato quasi alla stregua di un menestrello medievale. Possiamo dunque dire che questa attitudine è parte delle tue influenze?

 

Di sicuro! Personalmente ascolto una grande varietà di musica, ed una grande varietà di musica ho incluso nei miei dischi... Ed è stato divertente aggiungere, anche in un album che considero un po' più tradizionale di altri lavori, elementi variegati - direi jazz, cenni di classica avant-garde, tutto nell'atmosfera folk di cui parli. E' importante per me riuscire a rendere una buona sintesi di tutto ciò che mi piace.

 

Ricordi forse Mark Knopfler nella sua incarnazione più folk, anche se tu aggiungi più elementi d'atmosfera. Ti ritrovi in questa somiglianza o è solo un'impressione?

 

Non saprei dirti, forse...sì? (ride, ndr.) Di certo non posso dire di non aver ascoltato la sua musica, tutti ci siamo ispirati ai Dire Straits, specialmente al loro sound più blues rock.

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Rispetto ai tuoi dischi precedenti, ritieni che "Beast Epic" possa aggiungere qualche elemento al tuo stile, e che possa essere un salto di qualità?

 

E' difficile da dire, di sicuro è un disco differente dagli altri, più simile ai miei primi lavori nel suo essere più semplice. Contemporaneamente però non saprei proprio se mi farà fare un salto di qualità (ride, ndr.), tutto ciò che voglio fare è produrre musica e raggiungere più persone possibile. Anche se allo stesso tempo  non ho un chiaro piano d'azione per raggiungere qualcuno. Credo che il segreto per una buona riuscita stia nel mettere dedizione e duro lavoro, concentrarsi sulla parte promozionale, girare per le città a suonare, ma il tutto ha anche a che fare con la fortuna. E io sono stato fortunato nel corso degli anni, ho lavorato duro e continuo a farlo e spero di raggiungere più pubblico possibile. Diciamo che per farlo cerco di mandare un messaggio che sia, in ultima istanza, positivo; anche parlando di situazioni tristi, sto in realtà dicendo come dovrebbero essere migliori. Credo sia qualcosa che molti possano assorbire e apprezzare anche se poi non sto a pensare a tutto questo mentre lo produco...

 

Una delle mie tracce preferite dell'album è "Song In Stone": com'è nata questa canzone?


Ti ringrazio! In "Song In Stone" mi sono concentrato nell'accostare un certo stile sonoro all'evoluzione del percorso di questi due amanti, alla storia del protagonista, da quando era ragazzino, di come affronta la vita accogliendone tutte le istanze, buone o cattive, di come si deve aver fede nella...fede!

 

Il 5 Febbraio ti vedremo a Milano: che rapporto hai con l'Italia e con i tuoi fan italiani?


Nel corso degli anni non sono riuscito a suonare in Italia quanto avrei voluto, è divertentissimo! Sai, essendo americano in Italia amo tutto ciò che c'è da amare del vostro Paese, i luoghi, il cibo! (ride, ndr.)

 

C'è qualche artista italiano che ti ha influenzato, o che apprezzi e conosci?


Conosco un sacco di compositori classici, ma in generale ormai cerco di tenere il passo con l'evoluzione della musica: ce n'è talmente tanta! I miei gusti sono veramente variegati, e sono un ascoltatore avido, ho sempre amato ascoltare di tutto. Ma è anche arrivato un punto della mia vita in cui sento il bisogno del silenzio; quando produci musica tutto il giorno l'ultima cosa che vuoi fare è ascoltarne ancora!

 

Alcune delle tue canzoni sono state utilizzate come soundtrack di serie TV o film; hai mai pensato di creare un progetto apposito per il cinema o il teatro?


Sì, in realtà ho cominciato a lavorare ad una mia sceneggiatura, sperando di poterla pubblicare nei prossimi anni. E poi amo dipingere, cucinare, cerco di dedicarmi alla vita... La vita è bella, ed ha molto da offrire.

 

L'intervista sta volgendo al termine: cosa possiamo aspettarci nel tuo futuro? Hai altri progetti in mente oltre ad Iron & Wine, come la sceneggiatura di cui hai appena parlato?


Quello è certamente un mio obiettivo, poi nei prossimi mesi tornerò in studio, e ancora più in là prevedo un tour.

 

Le ultime parole dell'intervista sono tue, se vuoi salutare i tuoi fan ed invitarli al tuo show a Milano!


Oh, non vedo l'ora di vedere i fan italiani e sono contento di poterli invitare di nuovo a Milano, è passato troppo tempo!

 




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