Per Wiberg (Per Wiberg)
L'ex tastierista degli Opeth, Per Wiberg, che può vantare numerose e illustri colalborazioni in oltre due decenni di attività, giunge alla pubblicazione del suo primo disco da solista, "Head Without Eyes". Poco prima della pubblicazione, il musicista svedese ci ha raccontato la genesi del disco e molto altro.
Articolo a cura di Simone Zangarelli - Pubblicata in data: 16/07/19

Ciao Per e benvenuto su SpazioRock! Il tuo primo album solista, "Head Without Eyes", sta per essere pubblicato tra poco. Sembra un passo importante per la tua carriera.

 

Si, è molto importante per me come musicista perché è qualcosa che non avevo mai fatto prima. Penso sia importante provare cose nuove perché impariamo sempre qualcosa da esse. Per cui sì, è un album importante per me.

 

Ascoltandolo sono rimasto abbastanza sorpreso perché è un disco imprevedibile e davvero ben arrangiato. Come si è sviluppato il processo creativo? Avevi le idee chiare sin dall'inizio o è stato un processo in divenire?

 

Quando l'ho iniziato, la prima canzone che ho scritto è anche il primo brano dell'album, "Let The Water Take Me Home", ed è stato uno di quei pezzi che ho scritto abbastanza velocemente ma dopo non riuscivo a pensare a niente di adatto con cui suonarla. Siccome mi piaceva la canzone ho deciso di riscrivere più parti con la stessa tonalità e stessa intenzione, così è uscita fuori la seconda traccia e mi è sembrato sempre più giusto creare un intero album con quel materiale.

 

Quindi è stato un processo traccia per traccia?

 

Sì abbastanza. Ma tutte le canzoni sono state scritte in funzione dell'album, non erano brani che avevo già nel cassetto da molto tempo.

 

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Negli ultimi 25 anni hai suonato con molte grandi band, ognuna con un sound specifico. Questa tua abilità di essere versatile ti ha portato a inserire diverse sfumature di musica heavy nel tuo lavoro. Per esempio hai parlato della prima traccia che contiene una parte di piano che mi ha ricordato il symphonic metal, i riff di "Anywhere The Blood Flows", la coda doom metal in "Fader" e altro ancora. Quanto la tua esperienza personale come musicista per molte band ha influito su questo disco?

 

Credo che influenzi ogni cosa perché non è come se avessi preso aspetti diversi di ogni band con cui ho suonato e li avessi messi insieme, ma penso che quando suoni diversi stili musicali in qualche modo alcune caratteristiche si imprimono su di te. E anche perché, ci tengo a sottolinearlo, amo la musica di tutti i gruppi in cui ho suonato o in cui suono attualmente ed è per questo che suono con loro. Così come per le band che sono state importanti, ho sempre suonato con loro perché amo la loro musica. Certamente prendo tutti i diversi aspetti derivanti dai diversi generi che suonano, ma ascolto anche molta musica diversa per cui credo sia un mix tra quello che ascolto e tutto ciò che ho suonato in passato.

 

Parliamo di "Anywhere The Blood Flows", che ho trovato molto interessante. È una traccia di undici minuti che contiene elementi dark, simile al sound degli Opeth ma in modo diverso, con un gusto personale. Come è nata questa canzone e qual è stata la tua ispirazione?

 

All'inizio ho sempre avuto l'idea di fare una canzone che fosse ripetitiva e sviluppata su un solo accordo per un po' di tempo così da ottenere un effetto di sospensione. Per fare qualche esempio, mi sono ispirato ad alcune band degli anni '70 come Neu!, Kraftwerk e il krautrock in generale per ricreare quell'effetto, ma penso che sia comunque importante inserire la tua visione originale. L'idea originale era di creare qualcosa che mandasse in trance l'ascoltatore. È monotonale, ma successivamente il pezzo si movimenta.

 

Date le tue numerose collaborazioni, come si è evoluto il tuo stile pianistico?

 

Mi piacerebbe pensare che sia migliorato (ride, ndr). Non so, credo sia lo stesso per i musicisti con cui ho suonato nelle band quando ero più giovane, sicuramente ho imparato a suonare parti più veloci e ad essere più preciso ma con il passare del tempo ho capito che per me l'intera canzone sia la cosa più importante. La parte interessante è quanto riesca a fare tua la canzone, questo è ciò che mi ha sempre interessato. Se la canzone ha bisogno di essere suonata in modo più intenso, devi essere in grado di eseguirla, ma se fosse richiesta una parte più distesa, il lato emotivo, allora devi essere comunque capace di renderlo. E credo che più passano gli anni, meglio imparo a capire la musica.

 

Ti è capitato di ascoltare l'ultimo disco degli Opeth? Cosa ne pensi e qual è il tuo rapporto con i ragazzi?

 

Non ho ascoltato l'intero "Souceress", né "Pale Communion" ma esco ancora con Martin Axenrot e ho incontrato Mikael e Friedrich di volta in volta. Perché loro viaggiano tanto e anche io, ma viviamo tutti a Stoccolma. Non vedo Mendez da un po' perché vive a Barcellona per cui è un po' complicato incontrarci. Ho parlato con lui un paio di settimane fa, sono molto amico con i ragazzi. Loro sono un po' diversi ora da come erano quando ci suonavo io, sono passati otto anni, hanno uno stile diverso e sembrano molto contenti e io lo sono per loro. In un certo senso è passato molto tempo e non penso più a loro, forse perché siamo buoni amici.

 

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Nel 2007 hai formato i King Hobo con il Jean-Paul Gaster dei Clutch. C'è qualche possibilità che facciate un nuovo disco in futuro?

 

Sì, a dire il vero il nostro secondo album uscirà in estate, spero vi piaccia!

 

Quali sono i tuoi piani per il tour? Ci sono delle date in programma per questa estate?

 

No, non ci sono date confermate al momento ma la mia ambizione è decisamente suonare dal vivo questo disco. È anche una di quelle cose per cui, siccome mi è nuova, non avevo idea di che tipo di risposta avrei avuto, quindi non ho programmato niente al momento. Ma sto cercando di mettere insieme una band per fare qualche concerto. È impossibile al momento dire quante date, ma mi piace pensare di iniziare a suonare qui in Svezia e spero di esibirmi anche in Europa più tardi quest'anno, tipo in autunno.

 

Grazie per il tuo tempo, abbiamo finito. Ti piacerebbe lasciare un messaggio ai tuoi fan e ai nostri lettori?

 

Spero che la gente dia all'album una possibilità, forse non suona esattamente come quello che ho suonato in passato ma dategli una possibilità e forse a qualcuno piacerà. È un bel lavoro di cui vado molto fiero e mi piacerebbe tantissimo portarlo in tour con dei concerti dal vivo.

 

Ti aspettiamo in Italia, buona fortuna per il tuo progetto! 




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