Ska-P (Joxemi)

In vista dell'imminente esibizione degli Ska-P al Rock in Idro, abbiamo raggiunto al telefono il simpaticissimo Joxemi. chitarrista della band spagnola. Buona Lettura.

 

 

Articolo a cura di Marco Ferrari - Pubblicata in data: 19/05/14

Domande a cura di Francesco De Sandre e Marco Ferrari

Si ringrazia Mia Fabretti per la collaborazione  
 
 
Ciao Joxemi, benveuto sulle pagine di Spaziorock.
 
Ciao Marco, grazie.
 
Quest’anno è il ventennale del vostro primo album. So che tu sei entrato negli Ska-P nel 1995: quali sono i ricordi più belli di questi vent’anni di carriera?

Soprattutto i concerti, i primi concerti. Prima di entrare negli Ska-P ho fatto altre esperienze  e dopo anni trascorsi a suonare senza successo, entrare in una band per cui le cose vanno bene è una soddisfazione della madonna! Solo che il successo è arrivato… Non troppo velocemente, ma molto velocemente, questo sì. Spagna, Francia, Italia, Germania in tutta l’Europa e anche in tutto il Sudamerica. Abbiamo fatto tanti concerti bellissimi in tutto il mondo….

Io trovo che la vostra musica, nonostante sia di protesta, aiuti molto la gente e i ragazzi a pensare positivo. Qual è la missione e lo scopo dell’essere un musicista, secondo te?

In realtà c’è solo una missione: un musicista fa musica perché gli piace, perché vuole divertirsi, e magari anche perché vuole esprimere un messaggio positivo, o di lotta, far vedere la realtà come la vede lui. È quello che hanno fatto anche gruppi come i Ramones, che personalmente mi piacciono molto e che cantavano si brani divertenti che canzoni che facevano pensare. Ognuno prende il suo ruolo come vuole, no? Ci sono artisti che cantano poesie e sono bravi e apprezzati per questo, ma per noi è “un obbligo” continuare così (con canzoni di protesta), perché abbiamo cominciato in questo modo, con i nostri testi, che all’epoca del primo disco non si cagava nessuno e con il secondo sono diventati di successo, e non cambiamo. Siamo ancora così. 

Come mai dopo vent’anni in cui, in Europa, sono cambiate  apparentemente  tante cose i vostri testi, quelli vecchi soprattutto, rimangono così attuali?

Come mai? Perché niente cambia! La gente non capisce un caxxo, come dite in Italia. È più interessata al calcio! In Spagna, ogni settimana scopriamo qualcosa di nuovo, nel senso di affari illeciti e giri di corruzione sul nostro governo, sui soldi che ruba allo Stato… Ma non cambia niente, perché la gente continua a votarli. Quindi che cosa facciamo? Non possiamo fare niente. Magari i nostri figli cambieranno le cose, piano, piano. Servirebbe una rivoluzione culturale, ma non come quella cubana, ovviamente, perché bisognerebbe usare di più la testa e meno le armi.

Io penso che sia l’Italia sia la Spagna stiano vivendo un momento di crisi molto difficile, ma non riesco mai a capire se la crisi sia vera o se sia solo colpa della politica…

È tutto collegato, sono mondi comunicanti. Sono stato molte volte in Italia, ho anche vissuto lì, e sentivo la gente commentare la faccenda di Berlusconi e delle minorenni dicendo “beato lui”, “vorrei farlo anch’io”… 


Tornando a parlare degli Ska-P, puoi dirci qualcosa su un nuovo album? Ci state lavorando, o è una cosa che vi tenete per il futuro?

Per quest’anno ci limiteremo a portare in tour il disco uscito l’anno scorso, e poi ci fermeremo per due o tre anni. La band funziona così… suoniamo un paio di anni sì e un paio di anni no. Abbiamo tutti una famiglia, ed è un casino a livello organizzativo. 

Quest’estate verrete in Italia per tre date tra cui al Rock in Idro. Ormai da noi siete di casa, che ricordi hai dell’affetto del pubblico italiano?

A livello europeo, quello italiano è il pubblico più “caldo” nei nostri confronti, anche più di quello spagnolo. È il posto più forte del mondo, la gente è pazza, canta più forte che in qualsiasi altro luogo. L’Italia è l’Argentina europea! Ho tanti ricordi legati ai concerti in Italia, ad esempio il primo che abbiamo fatto al Rainbow di Milano è stato allucinante: locale piccolo, concerto storico. Poi c’è stato quello con Manu Chao all’Indipendent Days Festival di Bologna, poi la prima volta che siamo stati in Sardegna… Ci sono stati tanti momenti belli, e questi sono quelli che ricordo come storici per la band. Per quanto riguarda il Rock In Idro siamo gasatissimi perché suoniamo con i The Pogues, band che adoro… speriamo solo che siano ancora in forma (ride, ndm). Ma in ogni caso sarà una figata pazzesca e ci sarà un pogo della madonna!
 
Com’è cambiato, se è cambiato, il vostro rapporto con la musica in questi anni? Crescere e invecchiare ha influito sul vostro modo di intendere la musica?

All’inizio (quando ero più giovane) ascoltavo punk, punk-rock, ska. Amo ancora questi generi, ma oggi ascolto anche altro, band che prima non sentivo, non cagavo: musica folk, irlandese, balcanica. Negli Ska-P non abbiamo un genere “chiuso”,  non facciamo solo ska, abbiamo molte altre influenze. Quest’ultimo cd, per esempio, è molto più serio dei precedenti: ci sono pezzi divertenti, ma anche pezzi seri, un pezzo che comincia con una chitarra acustica, un pezzo rock… Gli Ska-P hanno la licenza per tutto, come 007! Per il resto è difficile giudicare, quando sei dentro un gruppo non riesci a guardare le cose dall’esterno… Semplicemente questi siamo noi, e questa è la musica che esce da noi. Magari quando sono a casa sento qualcosa di diverso, che mi colpisce e tutto quello che senti poi lo tiri fuori quando scrivi la tua musica… Perciò so da dove vengono e quali sono le mie influenze, ma poi con gli Ska-P mescoliamo tutto, non realizziamo copie di ciò che abbiamo sentito, rigiriamo sempre la frittata.

Un tempo le band arrivavano a pubblicare un disco grazie alla loro passione e bravura come musicisti. Oggigiorno, in Italia, ma credo anche in tutto il mondo , la scorciatoia sono i talent show. Tu cosa pensi di questa realtà?

Penso che l’abbia detto molto bene Dave Grohl dei Foo Fighters. I gruppi veri si formano in sala prove, con una chitarra di merda, una batteria di merda, un posto di merda che puzza di birra: è così che si fa il rock, non partecipando a un talent show. È così che facevamo noi prima degli Ska-P, ci trovavamo per le prove dalle otto di sera alle due del mattino e il giorno dopo andavamo a lavorare… Il resto sono scorciatoie, come hai detto tu, e non penso che un gruppo uscito da un talent show potrà mai fare qualcosa che duri più di un anno. Poi c’è il fatto che ormai qualsiasi gruppo può realizzare un cd, perché ormai tutto quel che gli serve per farlo è un computer… E magari ci sono gruppi che possono avere del talento, gruppi che potrebbero fare qualcosa di originale, ma in generale, per via della possibilità di scaricare tutto gratis, ci sono talmente tante cose che sostanzialmente siamo saturi. Non sai più cosa è buono e cosa non lo è, non lo so neanch’io… Perciò non dico che sia necessariamente un male, ma non è nemmeno un bene. Prima dovevi fare tante cose, tanta gavetta, prima di ottenere un contratto, magari con un’etichetta indipendente. Ormai non so come cazzo facciano certi gruppi nuovi.

Questo fenomeno sta rendendo molto difficile anche il lavoro di noi giornalisti. Riceviamo cento dischi al giorno, e abbiamo sempre meno tempo per ascoltarli e per poterli valutare.

Dicono che un tempo ci fossero più gruppi, ma non era così frequente che, dopo un nostro concerto, qualcuno ci portasse una cassetta. Ora ogni volta che torno in camerino ho due o tre cd per le mani, e ovviamente non posso sentirli tutti… vado in tour e torno a casa con ventidue dischi di ventidue gruppi! È bello, ma a volte penso che il livello si sia alzato tanto, ma al giorno d’oggi c’è talmente tanta concorrenza che non basta essere bravi, bisogna avere qualcosa in più.

Qual è il tuo rapporto con i social network, invece? Tanti artisti che ho intervistato mi hanno detto che li apprezzano, perché permettono loro di stare più vicini ai fan che ovviamente non possono vedere tutti i giorni; altri invece dicono che è una cosa che assolutamente non vogliono fare, e che preferiscono andare al pub e, se incontrano qualche ragazzo, bere una birra con loro in tutta tranquillità. Tu cosa ne pensi?

Ho fatto tutte e due le cose. C’è tanta gente che mi scrive, non è che rispondo a tutti… Non è che esco tutti i giorni al pub, non esco tanto in generale, ma ovviamente se incontro qualcuno che mi conosce sto con loro, gli parlo. È divertente quando la gente non crede che sia davvero tu! 

Bene Joxmi, grazie per questa lunga chiacchierata. Hai un messaggio per i nostri lettori? 
 
Ci vediamo a Bologna al Rock in Idro e agli altri concerti, se volete venire, e ci vediamo anche dopo, al bar vicino al palco!




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