Dan Reed a Praga con Hungryheart e Black Tiger
06/04/18 - Rock Club KAIN, Praga


Articolo a cura di Marilena Ferranti
Praga è spesso citata come "la città dalle cento torri" o la "Città Magica" del centro Europa. Basti pensare alle mille leggende che la raccontano, come quella legata al suo nome: "Praha" significa infatti "soglia" e il nome risale alla fondazione della città voluta dalla principessa Libuše; la soglia era quella di una casa in costruzione, dove oggi sorge il Castello. La Praga del 2018 però, è soprattutto un centro culturale che ospita molti teatri dell'opera, sale da concerto, gallerie e club musicali. Non stupisce quindi che Dan Reed, americano di Portland, Oregon, abbia trovato qui in questo luogo pieno d'arte, musica e magia, la sua nuova patria, e che stasera si esibisca in uno dei club del terzo distretto in compagnia di una band locale (i Black Tiger) e degli Italianissimi Hungryheart, creando un magico mix di atmosfere internazionali.
 
 
 
Dan Reed - conosciuto per la sua storica formazione "The Dan Reed Network" è su piazza dal lontano 1985, voce di una band che ai tempi firmò con Polygram e fece da opening act ai tour Europei di Bon Jovi, The Rolling Stones, David Bowie e Midnight Oil, suonando in America con Run DMC. Due milioni di album venduti, 3 album di successo tra il 1988 e il 1992 con produttori del calibro di Bruce Fairbairn e Nile Rogers. Negli anni 90 Dan ha avviato anche una sua etichetta indipendente per promuovere le band locali e ha studiato recitazione, ottenendo diversi ruoli televisivi e divenendo autore. Se non lo avete ancora fatto, ascoltatevi  "Transmission", il suo terzo lavoro solista, ci troverete tutte le sue influenze più significative come i Bad Company, i Pink Floyd, e Fleetwood Mac e potrete apprezzare le sue indiscusse abilità come polistrumentista. Dopo essersi preso una pausa dal music business e aver trascorso 4 anni tra l'India e Gerusalemme, si è ributtato a capofitto nel turbine dei live, con apparizioni allo Sweden Rock Festival e al Download Festival in UK, per non parlare del suo recente sodalizio con  Danny Vaughn (Tyketto) grazie al quale gira l'Europa con uno show acustico. Come perdere quindi l'occasione di ascoltarlo dal vivo in un posto tanto speciale?
 

Aprono la serata acustica i Black Tiger, band originaria di Olomuc, che propone un AOR classico e ben suonato: teneteli d'occhio, sono in procinto di pubblicare il loro album d'esordio con l'etichetta italiana Tanzan Music. Nella patria dell'agro metal, è davvero inusuale trovare una band con delle sonorità tanto melodiche e piacevoli, che va controcorrente e propone pezzi ben costruiti e orecchiabili. L'atmosfera è da subito quella di una serata da ricordare, ci sono persone accorse da mezza Europa, e la location raccolta col soffitto a volta e i tavoli in legno sembra abbracciare la band che riceve moltissimi applausi. Menzione speciale per la track che il cantante Jan Trbusek dedica al figlio, così toccante da aver provocato sudore agli occhi in più di qualche persona nel pubblico.

 

SETLIST:
 
Don't leave me
Life is a Game
Solitary Man
She's a Liar
Against the Grain
Reason to Live
Who is to Blame
Silent Cry
Never too late

 

danreed 

Ecco prendere posto sul palco Dan Reed, lui e la sua chitarra acustica riescono a riempire la scena più di qualsiasi scenografia, merito dei moltissimi anni di esperienza e della incredibile sensibilità espressiva di un artista del suo calibro. Dan non ha una scaletta, ma appena inizia a suonare è chiaro a tutti che si tratterà di una performance ad alto tasso di epicità. Dan esegue ogni brano con una delicatezza che sfocia in potenza e coniuga mestiere e un'umiltà sconcertante, riempiendo il silenzio del pubblico che ascolta rapito e sognante. Pezzi come "Only Love", "Champion", "Smile", caricano di energia e romanticismo ogni secondo della sua esibizione. La bravura indiscussa di Mr Reed ci fa sentire un po' come un piccolo gruppo di passanti fortunati ad aver incrociato un momento magico passeggiando per le strade di Praga, come quando scattando una fotografia di un paesaggio meraviglioso si ha la fortuna sfacciata di catturare anche il volo di un gabbiano che rende il tutto più straordinario. 

 
Bellissima la resa di "Rainbow Child", uno dei pezzi più intensi e orecchiabili in assoluto, con un testo struggente eppure pieno di energia positiva, ascoltatelo, è un consiglio sincero, quel "la la la la la" non vi uscirà più dalla testa, parola mia. Non manca anche una cover inusuale e potentissima di "Holy Diver", inaspettata in una sessione acustica, che manda il pubblico in delirio, e un momento speciale in cui Dan dedica canzoni ad ogni amico venuto da lontano (Svezia, Inghilterra, Stati Uniti) per assistere alla sua performance. Si chiude a malincuore con "Closer", e per quanto il pubblico sembri protestare sonoramente, è tempo di lasciare il palco a quella che sarà la band rivelazione della serata, gli Italiani Hungryheart.

 

SETLIST: 

Only love
Champion
Smile
Avalanche
Rainbow child
Distant star
Holy diver (Dio cover)
On your side
A piece of home
Closer

 

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Abituati a proporre show elettrici ad altissimo tasso di energia, è sorprendente notare come dal primo pezzo in scaletta (interamente acustica) gli Hungryheart abbiano trovato l'equazione perfetta anche in questa veste. Reduci da due precedenti date in Repubblica Ceca, sembrano da subito in stato di grazia, tanto che Dan Reed si accomoda a lato del palco entusiasmandosi e lanciando grida di apprezzamento su ogni brano. Forti di tre album pubblicati negli ultimi dieci anni, gli Hungryheart usciranno a giugno con una riedizione dell'album eponimo che li ha lanciati e che conterrà due bonus tracks anche in occasione del decimo anniversario di attività della loro etichetta, la Tanzan Music di Mario Percudani. Percudani che possiamo senza temere di esagerare definire tra i dieci migliori chitarristi italiani, con uno stile che spazia dal rock blues al soul fino al country, forte di moltissime collaborazioni live e discografiche con artisti internazionali del calibro di Bobby Kymball (Toto), Vinnie Appice (Black Sabbath), Axe, Mitch Malloy, Deen Castronovo(Bad English, Vasco), Ted Poley, Jim Peterik (Survivor), Bruce Gaitsch (Chicago), Bob Harris (Frank Zappa), Bobby Barth (Blackfoot) e molti altri. Il connubio perfetto con la voce inconfondibile di Josh Zighetti crea delle armonizzazioni da pelle d'oca spinte da una sezione ritmica (Stefano Skool Scola - basso e Paolo Botteschi - batteria) affiatatissima e con un groove spettacolare, aspetto che gli è valso complimenti e ovazioni lungo tutto il corso dell'esibizione. Dall'AOR all'hard rock al country passando per il funky, questa band ha uno stile unico e fresco, pur manifestando un chiaro e radicato posizionamento nel filone del rock melodico. Propongono senza pause molti dei loro pezzi più noti, come "Get Lost", "Shoreline", "There is a reason for Everything" e "Angela", con l' inserimento qua e là di cover completamente personalizzate e riarrangiate (un esempio su tutte "Man in the Mirror" di Michael Jackson). La serata sembra volgere al termine, ma il pubblico - Dan Reed in primis - chiede a gran voce "one more song", "one more song" finchè la band si decide a eseguire ancora qualche pezzo, tra cui la super energetica "One ticket to paradise" dal secondo album. Sarebbe stato davvero un peccato perdersi una serata da ricordare!

 
SETLIST:
 
The Only One
Devil in the Bottle (Lynyrd Skynyrd cover)
Stand Up
A Million Miles Away
Get Lost
It's your Love (Tim Mc Graw, Faith Hill cover)
Man in the Mirror (Michael Jackson cover)
For What it's Worth
Shoreline
I'll be there for You (Mario Percudani solo album)
Angela
There is a Reason for Everything

Encore:

Down South Jukin (Lynyrd Skynyrd cover)
Can't find my Way Home (Steve Winwood)
One Ticket to Paradise



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