Aprono la serata acustica i Black Tiger, band originaria di Olomuc, che propone un AOR classico e ben suonato: teneteli d'occhio, sono in procinto di pubblicare il loro album d'esordio con l'etichetta italiana Tanzan Music. Nella patria dell'agro metal, è davvero inusuale trovare una band con delle sonorità tanto melodiche e piacevoli, che va controcorrente e propone pezzi ben costruiti e orecchiabili. L'atmosfera è da subito quella di una serata da ricordare, ci sono persone accorse da mezza Europa, e la location raccolta col soffitto a volta e i tavoli in legno sembra abbracciare la band che riceve moltissimi applausi. Menzione speciale per la track che il cantante Jan Trbusek dedica al figlio, così toccante da aver provocato sudore agli occhi in più di qualche persona nel pubblico.
Ecco prendere posto sul palco Dan Reed, lui e la sua chitarra acustica riescono a riempire la scena più di qualsiasi scenografia, merito dei moltissimi anni di esperienza e della incredibile sensibilità espressiva di un artista del suo calibro. Dan non ha una scaletta, ma appena inizia a suonare è chiaro a tutti che si tratterà di una performance ad alto tasso di epicità. Dan esegue ogni brano con una delicatezza che sfocia in potenza e coniuga mestiere e un'umiltà sconcertante, riempiendo il silenzio del pubblico che ascolta rapito e sognante. Pezzi come "Only Love", "Champion", "Smile", caricano di energia e romanticismo ogni secondo della sua esibizione. La bravura indiscussa di Mr Reed ci fa sentire un po' come un piccolo gruppo di passanti fortunati ad aver incrociato un momento magico passeggiando per le strade di Praga, come quando scattando una fotografia di un paesaggio meraviglioso si ha la fortuna sfacciata di catturare anche il volo di un gabbiano che rende il tutto più straordinario.
SETLIST:
Abituati a proporre show elettrici ad altissimo tasso di energia, è sorprendente notare come dal primo pezzo in scaletta (interamente acustica) gli Hungryheart abbiano trovato l'equazione perfetta anche in questa veste. Reduci da due precedenti date in Repubblica Ceca, sembrano da subito in stato di grazia, tanto che Dan Reed si accomoda a lato del palco entusiasmandosi e lanciando grida di apprezzamento su ogni brano. Forti di tre album pubblicati negli ultimi dieci anni, gli Hungryheart usciranno a giugno con una riedizione dell'album eponimo che li ha lanciati e che conterrà due bonus tracks anche in occasione del decimo anniversario di attività della loro etichetta, la Tanzan Music di Mario Percudani. Percudani che possiamo senza temere di esagerare definire tra i dieci migliori chitarristi italiani, con uno stile che spazia dal rock blues al soul fino al country, forte di moltissime collaborazioni live e discografiche con artisti internazionali del calibro di Bobby Kymball (Toto), Vinnie Appice (Black Sabbath), Axe, Mitch Malloy, Deen Castronovo(Bad English, Vasco), Ted Poley, Jim Peterik (Survivor), Bruce Gaitsch (Chicago), Bob Harris (Frank Zappa), Bobby Barth (Blackfoot) e molti altri. Il connubio perfetto con la voce inconfondibile di Josh Zighetti crea delle armonizzazioni da pelle d'oca spinte da una sezione ritmica (Stefano Skool Scola - basso e Paolo Botteschi - batteria) affiatatissima e con un groove spettacolare, aspetto che gli è valso complimenti e ovazioni lungo tutto il corso dell'esibizione. Dall'AOR all'hard rock al country passando per il funky, questa band ha uno stile unico e fresco, pur manifestando un chiaro e radicato posizionamento nel filone del rock melodico. Propongono senza pause molti dei loro pezzi più noti, come "Get Lost", "Shoreline", "There is a reason for Everything" e "Angela", con l' inserimento qua e là di cover completamente personalizzate e riarrangiate (un esempio su tutte "Man in the Mirror" di Michael Jackson). La serata sembra volgere al termine, ma il pubblico - Dan Reed in primis - chiede a gran voce "one more song", "one more song" finchè la band si decide a eseguire ancora qualche pezzo, tra cui la super energetica "One ticket to paradise" dal secondo album. Sarebbe stato davvero un peccato perdersi una serata da ricordare!
Encore: