L'album "Fight Another Day" mantiene le sonorità funky a cui Dan Reed e soci ci avevano abituato nei favolosi anni ottanta e nei primi novanta: il loro marchio di fabbrica non poteva mancare.
Forti delle esperienze maturate negli anni da solisti, i membri della band si sono riuniti con maggior consapevolezza dei propri mezzi e con la voglia di creare qualcosa che potesse essere all'altezza delle aspettative, che ci siamo riusciti però è ancora tutto da stabilire. Le armonie di voce e chitarra sono certamente più complesse, di quelle degli esordi, le linee melodiche meglio elaborate; anche i testi annunciano una raggiunta maturità eppure qualcosa stride. Gli ingranaggi non girano come dovrebbero e a dispetto della voce di un Dan Reed particolarmente in forma il suond ha perso quel groove che aveva il potere di farti muovere e ballare a ritmo con la musica.
Non che non ci siano momenti degni di nota nell'album: "Champion" è una buona ballata con un Brion James in ottima forma; basta ascoltare "Save the world" o "Divided", i migliori pezzi dell'album, per capire che la band può ancora stupire piacevolmente. Rimane comunque assente quel brio, quello scanzonato innamoramento della musica che i Dan Reed Network avevano nei primi album. Con la maturità è arrivata anche un po' di noia che ha finito per adombrare l'album rendendolo un prodotto, forse, troppo soft.
La band cerca con "The Brave" e la strumentale "Igniton" di accontentare i vecchi fan ma vi riesce a metà, il resto del CD si sposta verso lidi più confacenti alle nuove tendenze creando, in sostanza, un album dall'identità indefinibile ... dopo 25 anni di assenza era lecito aspettarsi qualcosa in più.