Baustelle - Minimal Fantasma Tour
05/09/13 - Carroponte, Sesto San Giovanni (MI)


Articolo a cura di Marco Belafatti

La curiosità di vederli all'opera in un contesto live non era affatto poca. Vuoi perché i Baustelle, con la recente opera magnaFantasma” (apprezzatissima anche su SpazioRock) hanno dimostrato una maturità compositiva che nei lavori precedenti era tenuta a freno da qualche ingenuità di troppo, vuoi perché negli ultimi mesi, per promuovere un lavoro così mastodontico, il trio di Montepulciano ha girato l'Italia in lungo e in largo accompagnata dalla Ensemble Symphony Orchestra, dimostrando – stando a quanto affermano i reportage in giro per la rete – di saper padroneggiare con disinvoltura una dimensione ostica come quella teatrale. Oggi la tournée promozionale giunge ufficialmente al termine e i Nostri hanno in serbo un set tutto speciale per i fan accorsi al Carroponte, l'ultimo di una serie di show caratterizzati dall'assenza dell'orchestra e di qualsivoglia strumento ad arco sul palco. Per questo “Minimal Fantasma Tour” i Baustelle presentano quindi la classica formazione “ridotta”, affacciandosi sul pubblico verso le 22, accolti dal calore umano di una Milano che tanto ha dato e tanto continuerà a dare a questa band.


Il tempo di attaccare con la spettrale intro del nuovo disco e la prima delle innumerevoli stramberie che accompagneranno l'intera esibizione si fa presto notare. Chi si aspettava una versione più scarna, possibilmente riarrangiata o semi-acustica, dei nuovi pezzi, viene tradito dalle massicce basi orchestrali pre-registrate che inesorabili sovrastano l'esecuzione della band. Necessità tecnica o mancanza di spirito d'iniziativa? Con un enorme punto interrogativo stampato sulla fronte assistiamo ad un'esibizione amorfa, improbabile, penalizzata da una presenza scenica non pervenuta e da una scaletta che sembra quasi un'istigazione al suicidio, coi brani di “Fantasma” che si susseguono, uno dopo l'altro, lasciandoci in balia del tedio e degli sbadigli. Conserviamo il ricordo di canzoni raffinate, ricche di arrangiamenti e finezze varie... ma quello a cui stiamo assistendo, ahimè, è uno spettacolo da principianti, che non rende minimamente giustizia alla fama della formazione. Zero inventiva, zero capacità di interagire col pubblico e di catturare l'attenzione dell'ascoltatore casuale, di chi – come noi – non osa definirsi un sostenitore accanito. Dal pubblico si elevano applausi scroscianti e complimenti vari – neanche fossimo di fronte alla reincarnazione di De Andrè – e le perplessità aumentano a dismisura: sarebbe questo il futuro del cantautorato italiano?


Spiace confermare le dicerie sulla scarsa credibilità live di Bianconi e soci, ma uno show disordinato ed estenuante come questo non lascia scampo: al trio manca persino la malizia per inserire qualche pezzo da novanta una volta terminata la pantomima pseudo-morriconiana dedicata all'ultimo album. E allora via con un altro tour de force che ripesca brani mosci e semi-sconosciuti dai dischi più datati (ad esclusione de “La Guerra È Finita”, unica parentesi di vitalità in quasi due ore di mortifera monotonia) e per concludere “in bellezza” trasfigura una frizzante “Charlie Fa Surf” in una melensa litania funebre.


Non ci servono ulteriori conferme: il gioco non vale la candela e i Baustelle, evidentemente, sono una delle rare formazioni che non traggono alcun vantaggio dalla dimensione live. A questo punto, meglio tornare ad ascoltarli tra le confortevoli mura di casa, per non rischiare di passare dalla parte dei già numerosi detrattori per colpa della delusione e del risentimento.




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