Bigelf – Into The Maelstrom Tour 2014
04/11/14 - Legend Club, Milano


Articolo a cura di Stefano Torretta

Si ringrazia Riccardo Coppola per la collaborazione

 

Vi è musica fatta per gli stadi e vi è musica fatta per i piccoli club. Quella dei Bigelf e delle due band impegnate ad aprire la serata è sicuramente più adatta ad un ambiente più raccolto, come nel caso della sala di dimensioni contenute del Legend Club di Milano. La scelta di questo locale forse è stata fatta anche per il numero alquanto esiguo di partecipanti, ma si sposa bene con la musica e la filosofia di questo tipo di band.

 

Stupisce sicuramente la scelta di una band come i Jolly per una serata chiaramente tarata su sonorità cariche di psichedeliche nostalgie: il gruppo statunitense, alla sua prima apparizione in assoluto in Italia, si esibisce infatti in quelli che sono forse i brani più duri della propria carriera, dando vita (con l'aiuto, tra l'altro, dell'acustica abbastanza rimbombante del piccolo palco) a un impenetrabile e continuo muro sonoro a cavallo tra un orecchiabile alternative rock e un ribassato e granitico prog metal. La band scherza col pubblico e suona per pochissime persone con l'entusiasmo di chi si sta esibendo per un'arena, suscitando anche un timido coinvolgimento delle prime file sui ritornelli più canticchiabili (come quello di "Dust Nation") e concludendo in bellezza, con le prolungate raffiche di accordi iperdistorti di "The Pattern", una scaletta imperdonabilmente corta.

 

Con i canadesi Bend Sinister si entra maggiormente nell’ottica della musica dei Bigelf. Ad un primo colpo d’occhio il combo sembra essere stato trasportato nel 2014 direttamente da Woodstock, con un abbigliamento in tema con l’epoca, ma la band è molto più di quanto possa apparire alla semplice vista. I quattro musicisti, nel limitato tempo a loro disposizione, hanno dato sfoggio, grazie ad una selezione dei loro brani più famosi e ad alcuni estratti dal loro ultimo album, di ottima tecnica e di una grande passione per la musica, ognuno ritagliandosi il proprio spazio all’interno dei singoli brani e mettendo in mostra il proprio talento navigando senza problemi negli intricati cambi di tempo e negli assoli delle loro composizioni, entrando così immediatamente nelle grazie del pubblico presente. Una lezione di musica fatta con la passione e la tecnica.

 

L’apparire sul palco delle numerose tastiere di Damon Fox preannuncia l’arrivo dei Bigelf. L’equipaggiamento veramente numeroso e soprattutto vintage mostra l’amore del cantante/tastierista per questo tipo di strumenti ormai quasi passati di moda. Hammond, Mellotron ed altri dispositivi che sembrano provenire dallo studio di uno scienziato pazzo, uno scienziato che invece di cucire parti di cadaveri per riportarle alla vita ha a che fare con le sette note, riportando in vita strumenti ed atmosfere abbandonati da tutti. L’essenza base della band, quell’unione di follia e di musica “vecchia” è perfettamente sotto gli occhi di tutti al centro del palco. Introdotti dalle note della “Imperial March” di Guerre Stellari, fanno l’ingresso i singoli musicisti: il compagno di sempre Duffy Snowhill al basso, l’ospite speciale John Wesley (già con i Porcupine Tree) alla chitarra, Damon Fox alle tastiere ed alla voce. Ultimo, come tutte le prime donne, il secondo ospite speciale di questa tranche di tour, Mike Portnoy alla batteria. Con una setlist incentrata nella quasi totalità sugli ultimi due album, i Bigelf non si risparmiano nel dare al pubblico ciò che vuole, ovvero grande musica psichedelica. Sostenere che la band si è resa responsabile di una prestazione magistrale sarebbe riduttivo. Vero motore propulsore, ancora più dal vivo che su disco, le tastiere di un Fox a metà strada tra Charles Manson e Alan Moore, instancabile nel saltare da uno strumento all’altro, sguardo spesso perso nel vuoto, impegnato forse a contemplare quelle immagini, precluse a noi poveri mortali, che cerca di raccontarci con le sue canzoni. Partecipazione di tutto rispetto anche per i due ospiti: Wesley, poco incisivo nelle linee della melodia ma magistrale nei momenti degli assoli (da brividi i suoi interventi nella sezione finale blueseggiante di “Blackball”), e Portnoy, meno controllato rispetto al suo operato sull’album “Into The Maelstrom” ma comunque sempre a servizio della band, seppur non restio a mostrare tutta la sua verve e la tecnica poco convenzionale di batteria. Spazio anche per il figlio di Damon Fox, Baron, alla batteria all’interno del brano “Money Machine”. Il meno incisivo, per forza di cose, risulta essere Snowhill, rinchiuso tra tre mostri di bravura impegnati a dare il meglio di sé stessi. Un’ora e mezza di musica con un pubblico completamente rapito dalla follia e dalla bravura della band, un’esperienza quasi lisergica.


Setlist Bigelf

The Evils Of Rock & Roll
Madhatter
Pain Killers
Hypersleep
Alien Frequency
Vertigod
Money Machine
Edge Of Oblivion
ITM
Money, It's Pure Evil
Counting Sheep

Encore:
Incredible Time Machine
Blackball




Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool