Bigelf
Into The Maelstrom

2014, InsideOut Music
Prog Rock

Damon Fox trova in Mike Portnoy un fedele alleato in studio, e crea un lavoro di grande spessore.
Recensione di Stefano Torretta - Pubblicata in data: 05/03/14

Dal 2008, anno di pubblicazione di “Cheat The Gallows”, ad oggi sono successe diverse cose ai Bigelf, la maggior parte delle quali alquanto negative. La creatura di Damon Fox (cantante, tastierista e mente della band) si è ritrovata in un momento di stasi creativa, al quale è poi seguito l’abbandono di Steve Frothingham e Ace Mark (rispettivamente batterista e chitarrista del gruppo). Ma un periodo negativo è destinato, prima o poi, a concludersi e la luce in fondo al tunnel in questa occasione si è manifestata nella figura di Mike Portnoy, uno che di problemi con i gruppi musicali ne sa parecchio. Grazie al sostegno ed all’amicizia del batterista newyorkese Fox è riuscito a rimettere in carreggiata i suoi Bigelf, partorendo “Into The Maelstrom”, quarto disco della band californiana.


La fuoriuscita di due elementi dalla formazione ha avuto una pesante ripercussione sul processo di scrittura dei singoli brani: per la prima volta tutto lo sviluppo creativo è stato portato avanti dal solo Fox, e le differenze rispetto l’album precedente si notano apertamente, con una maggiore asciuttezza dei brani ed evitando gli eccessi e le complessità che avrebbero potuto solo rendere più dispersive le composizioni. Anche i timori legati alla presenza di Portnoy dietro le pelli si sono rivelati infondati: l’operato dell’ex Dream Theater è risultato in perfetta sintonia con lo spirito e lo stile della band, “mimetizzandosi” secondo le necessità ma senza tralasciare comunque quel qualcosa in più che solo un virtuoso come Portnoy è capace di aggiungere. Anche la scelta del nuovo chitarrista si è rivelata vincente: Luis Maldonado (Into The Presence oltre a collaborazioni con UFO, Glenn Hughes, Michael Schenker e molti altri), amico di lunga data di Fox, è riuscito a non far sentire la mancanza di Ace Mark, mostrando tutto il suo talento negli assoli di diversi brani presenti nell’album.


Entrando nel vivo del disco, ci troviamo di fronte ad un “viaggio attraverso il tempo nel passato e nel futuro”, secondo quanto dichiarato da Fox: i fan della band potranno quindi ritrovare tutte quelle influenze anni ’60 che già si potevano ascoltare nei precedenti lavori (il passato, con echi di Beatles, Pink Floyd, Black Sabbath e Queen), con l’aggiunta di nuovi elementi da fantascienza psichedelica in stato di allucinazione (il futuro). “Incredible Time Machine” e “Hypersleep” ci mostrano perfettamente il senso del pensiero di Fox, con la prima che sembra provenire direttamente dagli anni ’60 dei Beatles, mentre la seconda, dopo un’intro quasi cinematografica, si muove su binari più futuristici. Con “Already Gone” si cambia nuovamente registro, con una prima parte leggera che si trasforma lentamente acquistando tratti più heavy ed un trascinante assolo di chitarra. Quando pensi di aver già capito la direzione intrapresa da Fox per questo nuovo album, ti si para invece davanti “Alien Frequency”, allucinata, con un coro strepitoso ed un Portnoy alla batteria che si mostra in tutta la sua bravura. Ed i due assoli, di chitarra in “Already Gone” e di batteria in “Alien Frequency”, sono un perfetto esempio di quale sia l’idea alla base della musica dei Bigelf nel 2014: gli strumenti, anche quando impegnati in un momento di assolo, vengono comunque incorporati in un discorso d’insieme, dove sono tutte le singole componenti assommate a creare la cifra stilistica, ed è quindi naturale che in entrambi i casi il cantato di Fox si vada a sovrapporre ai due assoli, con risultati veramente ottimi. Lungo il percorso vi è anche tempo di perdersi nelle pieghe di “Edge Of Oblivion” dove prendono corpo Freddy Mercury ed i Queen. A concludere questo folle viaggio ci pensa “ITM”, otto minuti di prog infarciti di follia, mellotron ed il sempre impeccabile lavoro di Portnoy.


Nonostante i vari problemi degli ultimi anni, la bravura di Fox è rimasta immutata, ed è difficile trovare un brano che non sia di fattura superiore alla media. Anche il lavoro del musicista sulle linee del cantato è nettamente migliorato rispetto al disco precedente. E poi, l’aggiunta in studio di Portnoy è stata di sicuro un ottimo affare. Il dilemma ora sarà vedere, in sede di esibizione dal vivo, chi prenderà il suo posto dietro la batteria e se saprà dare la stessa personalità ai brani che verranno estrapolati da questo album.


In conclusione l’attesa di sei anni per poter ascoltare il successore di “Cheat The Gallows” è stata pienamente ripagata da un album ben costruito ed ancor meglio suonato. Naturalmente non potrà fare contenti tutti, molti torneranno alla carica con la vecchia storia di quanta originalità possa avere un album che citi così apertamente i classici del passato, ma non si può non rimanere estremamente appagati dalla follia che echeggia nelle musica dei Bigelf.





01. Incredible Time Machine
02. Hypersleep
03. Already Gone
04. Alien Frequency
05. The Professor & The Madman
06. Mr. Harry McQuhae
07. Vertigod
08. Control Freak
09. High
10. Edge Of Oblivion
11. Theater Of Dreams
12. ITM

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