Lita Ford
Living Like A Runaway

2012, SPV
Rock

Recensione di Marco Ferrari - Pubblicata in data: 18/06/12

Alzi la mano chi di voi non ha mai canticchiato “Kiss Me Deadly” in vita sua! E’ inutile negarlo, nel bene o nel male Lita Ford ha avuto un ruolo importantissimo nell’esaltare tutti gli stilemmi sia musicali che mondani di una intera decade di rock a stelle e strisce. Se da questa parte dell’oceano la "Metal Queen" Doro Pesch diveniva il simbolo di un heavy metal al femminile tutto chitarre e fierezza, la risposta americana non poteva che essere estremamente glam, ma senza per questo dimenticarsi di produrre musica di ottima fattura. Incarnato il ruolo di rocker ammiccante e scatenata, la bionda Lita non ha certo lesinato qualità, in particolare con l’album “Lita” del 1988 e le sue innumerevoli collaborazioni (tra cui ricordiamo quella con Ozzy Osbourne nella stupenda “Close My Eyes Forever”).

Passati gli anni degli eccessi e dei pettegolezzi Lita Ford torna sulle scene nel 2009 con il positivo  “Wicked Wonderland” in cui ci presenta la sua nuova versione: una donna matura e dai profondi sentimenti; aspetti che pervadono ogni secondo del nuovo "Living Like A Runaway", a partire dal titolo stesso che richiama la band con cui Lita iniziò la sua carriera musicale nel lontano 1976, "The Runaways", appunto. Se dal punto di vista dei testi la maturità personale è evidentemente positiva, purtroppo non possiamo dire altrettanto della qualità musicale. Il sound proposto è, difatti, molto cupo e caratterizzato da chitarre grezze ed eccessivamente compresse che appesantiscono di molto l’ascolto anche a causa della mancanza delle aperture melodiche che hanno fatto la fortuna dei precedenti lavori. Personalmente trovo che facciano eccezione la bella title-track e l’intensa “Mother”, che si distingue per la sua profonda e delicata intimità. Una considerazione a parte merita l’irriverente “A Song to Slit Your Wrist By” che, scritta da Nikki Sixx e posta alla fine dell’album, risulta essere un capitolo molto efficace, seppur isolato.

Voglio essere sincero e devo ammettere che mi spiace dover bocciare un disco così intimo, non posso però sorvolare sulla componente prettamente musicale che non riesce mai a spiccare il volo. La brava Lita Ford non è di certo più la ragazzina che infatuava migliaia di fan correndo su di un palco tutta compressa in vestitini di pelle, è cresciuta ed è diventata una donna sicura di sé, più profonda senza, però, per questo perdere in fascino. Peccato solo che la cosa più importante, ovvero la musica, non abbia subito la stessa evoluzione.





Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool