Deathspell Omega
Drought

2012, Norma Evangelium Diaboli
Black Metal

Recensione di Stefano Risso - Pubblicata in data: 05/07/12

Inarrivabili, inarrestabili, inclassificabili. Il ritorno, seppur sulla breve distanza di un Ep, dei Deathspell Omega mette le cose in chiaro: l’ensemble francese guarda ancora tutti dall’alto in basso... Ma proprio tanto tanto in alto, da un’altezza che il resto del mondo si può solo sognare.

Badate bene non stiamo parlando della sola cerchia black metal, ma di tutto il metal (derivazione estrema e non) nel significato più ampio del termine. Parlare unicamente di black metal sarebbe ormai riduttivo per i Deathspell Omega, sempre più proiettati verso una forma musicale che va oltre le catalogazioni, una commistione di elementi che proiettano la musica dei nostri verso lidi sempre più “post”. Se già “Paracletus” aveva definitivamente sdoganato la band in tal senso, il nuovo gioiello “Drought” ne sottolinea le volontà. Il confine musicale dei Deathspell Omega non conosce orizzonti, vorace e annichilente nel suo imperterrito peregrinare nel campo dell’eccellenza, un’eccellenza che ad oggi (e forse in rarissimi altri casi nella storia del genere) ha quasi del paranormale.

Si perchè anche in “Drought” la qualità del pacchetto canzoni/songwriting/artwork/produzione è sublime, mostrando una cura maniacale per tutti i ventuno minuti di durata del disco, un lavoro che a scapito della lunghezza, offre una ricchezza di contenuti importantissima. Agli antipodi della tracklist sono posti certamente gli episodi più particolari, un’intro suggestiva dal sentore post-rock apocalittico in principio, una litania strumentale sinstra in conlusione... In mezzo (e tutto intorno) il male. Il male incarnato nei solchi di “Drought”, nelle prove strumentali assurde messe in mostra ancora una volta, tra dissonanze e schegge impazzite, cambi repentini e fughe di rara violenza, su cui svetta la prova mostruosa del batterista (al solito senza identità), che dire tecnica è dire poco... Matematica, schizzata, completamente folle. Un pugno di brani in cui i Deathspell Omega avanzano dal capolavoro “Paracletus”, riprendendone i concetti fondamentali e spostando l’asticella della complessità delle composizioni ancora più in alto.

In tutto questo non mancano le atmosfere, parte intengrante di questo inferno sonoro, scaturite ora da una micidiale raffica di blastbeat, ora da riffoni dissonanti e sincopati, non importa, i Deathspell Omega riescono a fare propria qualsiasi sfumatura del proprio sound, imperniato di una forza oscura e senza freno. E come sempre da manuale il cantato tipico di Mikko Aspa, sempre pronto a lanciare anatemi nel classico stile “recitato”. Potrà sembrare un’esagerazione per gli avventori che arriveranno a leggere sin qui, ma quello che rappresentano oggi i Deathspell Omega è qualcosa che va al di là del culto, un’aurea di sacralità che abbraccia a tutto tondo la band... Niente siti ufficiali, informazioni a dir poco scarse, niente foto, niente comunicati, niente proclami, niente aggiornamenti sui lavori, fin quando non ci ritroviamo con l’ennesimo lavoro superlativo tra le mani. Se tutti gli amanti del rock/metal potessero capire e apprezzare la musica dei Deathspell Omega, sarebbe certamente un mondo migliore (e tanti fessacchiotti acclamati da folle adoranti sarebbero ancora a provare nei garage di casa). Inarrivabili, inarrestabili, inclassificabili.



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