Between the Buried and Me
The Parallax II: Future Sequence

2012, Metal Blade Records
Prog Metal

L'ennesimo gioiello di casa Between the Buried and Me
Recensione di Stefano Risso - Pubblicata in data: 08/10/12

A un anno da “The Parallax: Hypersleep Dialogues”, prima parte di un concept sviluppato su un ep e un album da pubblicare a breve distanza, gli americani Between the Buried and Me rispettano i tempi e danno in pasto ai propri fan la portata principale del progetto, il nuovo e settimo full-length “The Parallax II: Future Sequence”.

Come detto, Tommy Rogers e compagni affrontano qui la seconda parte delle vicende dei due protagonisti del concept, i quali pur vivendo in universi distanti milioni di anni luce, condividono gli stessi problemi, arrivando dunque a scoprire di essere la stessa persona (dopo aver effettuato un viaggio interplanetario) distruggendo la vita come la conoscevano/conoscevamo, metafora utilizzata dal cantante per descrivere la natura umana che è portata “a distruggere tutto ciò che tocca”. Quello che più interessa a noi ascoltatori è alla fine come questa curiosa vicenda si sposi con la musica e come indirizzi lo svolgimento del disco, mirando come ogni concept che si rispetti a un risultato il più unitario e organico possibile.

Beh da questo punto di vista i Between the Buried and Me mostrano ancora una volta tutto il proprio talento, instillando una vena epica/tragica all’impressionante impianto sonoro alla base di “The Parallax II: Future Sequence”, un macigno di settantadue minuti così denso e ricco di particolari che solo una mano ferma ed esperta poteva miscelare in modo così stupefacente. La formula dei ragazzi del North Carolina non cambia, potendo scegliere da una faretra praticamente sterminata le più disparate influenze da scagliare nelle orecchie degli ascoltatori. Il solito dipanarsi tra generi, che vanno dal metal più estremo, al thrash, dal prog, al math, con l’inserimento di flavour jazzati, bluegrass, gitani, rock and roll e tannto altro e la solita lucida follia in fase di scrittura (risulterà difficile, persino dopo molto ascolti, ricordarsi fedelmente ogni passaggio), vengono qui piegati in una foma che potremmo dire quasi teatrale, che abbraccia a tutto tondo il concept alla base dell’album.

Non si spiegherebbero allora delle esplosioni di emozioni così marcate, dei cambiamenti d’umore tanto profondi, se non nel rendere il più unitario possibile tutto l’impianto sonoro e lirico, nonostante le numerosissime influenze, come se ogni brano fosse un piccolo atto di un’opera ben più ampia. Senso di unità in un mosaico così importante di stili, un risultato che i nostri avevano ampiamente mostrato di saper raggiungere, ma che in “The Parallax II: Future Sequence” raggiunge probabilmente uno dei punti più alti mai raggiunti dagli americani, ormai con una maturità artistica eccezionale, ognuno protagonista di prestazioni al top della categoria.

Inutile anche una vaga descrizione di quello che troverete in “The Parallax II: Future Sequence”, serio candidato a uno dei migliori album del 2012. Se vi piace ancora ascoltare musica che spinga oltre i confini la vostra sensibilità, che vi metta alla prova, ma che alla fine vi ripaghi nel migliore dei modi, correte a comprare questo gioiello, altrimenti non avvicinatevi neppure. A voi la scelta.



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