Plan De Fuga
Love °PDF

2012, Carosello Records
Rock

Stanchi del solito rock? Abbiamo un Plan De Fuga per voi...
Recensione di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 31/10/12

Per i più smaliziati - ma non troppo smaliziati - il nome Plan De Fuga non costituisce una novità: fattisi scoprire più che volentieri tre anni or sono con l’esordio “In A Minute” ed il singolo di discreto successo “Twice”, i Nostri sono diventati tra i nomi più apprezzati fra gli estimatori di un rock non troppo commerciale, ma nemmeno troppo hipsterosamente indiependente. Merito, soprattutto, di una miscela sonora che abbina coraggiosamente fraseggi blues e jazz in plumbee atmosfere dark, il tutto condito da un’abbondante matrice rock classicamente e melodicamente italiana, a creare un sound familiare eppure esotico, nuovo e frizzante. Li avevamo lasciati tre anni fa con ottimi propositi verso un futuro ancora più brillante, e li ritroviamo oggi in forma più che mai, spinti da una lungimirante Carosello Records su un disco - “Love °PDF” - dove la formula musicale non viene stravolta ma, semplicemente, migliorata nell’unico lato debole della musica dei Nostri del passato, ovvero la deficitante solidità e la compattezza d’insieme della loro musica.

Invero, non che le novità siano inesistenti: il duetto di pezzi iniziale richiama fortemente l’America post-grunge, vuoi per l’interpretazione vocale di Filippo De Paoli molto alla Eddie Vedder sul singolo “Touchè”, vuoi per la melodia alla Alter Bridge di “Make It”. Da lì, tuttavia, il disco prende una piega assai sfiziosa, dove è la costruzione in crescendo dei vari brani a convincere; si ascolti, a mero titolo di esempio, la splendida “Not Ordinary Dreams”, dove tra il jazz di Paolo Conte iniziale si insinua, con spietata delizia, l’anima rock della band, su un brano che termina in modo irriconoscibile rispetto a quanto iniziato, oppure le tastiere subdole e sorprendenti di “Head Games”, o ancora la ballad tutto meno che svenevole e stucchevole, cionondimeno intensa, che è “All That Stands Around”. Sono tutte canzoni che testimoniano la maturità di una band che lascia gli elementi dark nello sfondo, su uno scheletro compositivo perennemente incline allo spleen, esaltando il lato più rocciosamente blues della propria musica (“This Was Your Bad”). E poiché di influenze jazz si parla in abbondanza in questo articolo, la naturale conseguenza è che questo è un disco assai meno accessibile di quanto inizialmente non sembri, che si sa svelare pienamente in tutta la sua potenza solo dopo ascolti non casuali e distratti ma che, proprio per pagare il pegno della nostra attenzione, poi ci sa donare abbondanti dosi di soddisfazione.

Al di là di un titolo un po’ banale, ma associato ad un artwork di assoluto pregio ed una produzione perfetta, “Love °PDF” (non il formato dei documenti proprietario di mamma Adobe) si rivela così essere opera in grado di soddisfare un’ampia fetta di ascoltatori, scontentando unicamente le orecchie che vogliono essere superficiali a tutti i costi. Quindi, se amate la musica non dico con la “M” maiuscola e tutto l'elitarismo (a volte pretenzioso) che tale definizione si porta appresso, ma fatta da un cuore che non si è dimenticato di scollegare il cervello, fareste bene a seguire questo Plan De Fuga sino in fondo. Vedrete che arriverete sani e salvi - nonché contenti - a destinazione.




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