Amor Fou
I Moralisti

2010, Capitol/EMI
Indie Rock

Gli Amor Fou ci ricordano le gioie e i dolori della vita...
Recensione di Marco Belafatti - Pubblicata in data: 06/05/10

La parola-chiave della giornata sarà probabilmente questa: coraggio. La recensione che oggi abbiamo deciso di pubblicare vuole a tutti gli effetti porsi come una recensione coraggiosa. Ci perdonerete lo slancio autoreferenziale, ma dietro a queste parole si nasconde, neanche troppo timidamente, una premessa necessaria. Un presupposto dal quale siamo partiti per sederci di fronte allo schermo del computer e tessere le fila di un discorso che va ben oltre il concetto stesso di informazione musicale che solitamente filtra attraverso il nostro sito. Un concetto al quale i nostri lettori si saranno ormai abituati. Sul quale, molte volte, siamo stati noi stessi ad adagiarci. Mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa. La domanda sorge quindi spontanea: come porsi nei confronti di un lavoro così ammaliante, ed al tempo stesso spiazzante, nella sua intrinseca ricchezza tematica? Forse basta ricordare a noi stessi che un'opera musicale non è fatta soltanto di chitarre frenetiche, melodie accondiscendenti e ritornelli da cantare a squarciagola durante i concerti... Guardando oltre, si può tranquillamente percepire nella musica un'espressione del proprio tempo, del proprio contesto culturale. Anche se, per nostra sfortuna, non siamo mai stati abituati a farlo. Se poi l'artista ci viene incontro, guidandoci per mano tra i capitoli della propria opera e donandoci un manipolo di spunti sui quali riflettere per giorni interi ed intere settimane, capiamo allora che non è così difficile tirare fuori un po' di quel coraggio al quale accennavamo in apertura.

Ebbene, chi sono questi Amor Fou? Gli Amor Fou sono in primo luogo un collettivo musicale di tutto rispetto, formato da volti noti del panorama cantautorale italiano contemporaneo, come quelli di Alessandro Raina (un tempo voce dei Giardini Di Mirò, oggi unico titolare del progetto Casador) e Leziero Rescigno (già batterista dei compianti La Crus). A completare la formazione troviamo i nuovi entrati Giuliano Dottori e Paolo Perego. Un ensemble di personalità che raccontano, con la raffinatezza e la sensibilità del cinema neorealista, la morale italiana degli ultimi cinquant'anni in un disco, “I Moralisti”, fatto di storie, di uomini e di donne, piuttosto che di canzoni vere e proprie.

Storie di persone autentiche, reali che, riunite sotto lo stesso tetto, ci offrono uno spaccato della grigia ed ambigua realtà etica, politica e, per l'appunto, morale del nostro paese. Attraverso liriche che sono vere e proprie inchieste su alcune delle tematiche più scottanti dei giorni nostri: il controverso rapporto genitori-figli (“Le Promesse”, “Peccatori In Blue Jeans”), il fallimento di un'intera generazione, che non è riuscita a gettare le basi per un futuro radioso (“Filemone E Bauci”), l'accettazione della diversità (“Anita”, “Un Ragazzo Come Tanti”), l'inestimabile patrimonio culturale di un paese, il nostro, costantemente bombardato da una classe politica ignobile e decadente (“a.t.t.e.n.u.r.B”). E ancora, le contraddizioni insite nei dogmi comportamentali, nelle tradizioni locali usate come paravento ed armi di difesa verso nemici dal volto ignoto (“Cocaina Di Domenica”), l'individualismo (“Dolmen”), l'amore libero (“Il Sesso Degli Angeli”) e l'incapacità di distinguere il bene dal male (“De Pedis”).

Senza il bisogno di mistificare la realtà proprio dei mass media, sempre più asserviti alla causa delle classi dirigenti, queste persone narrano, scisse tra poli opposti di positività e negatività, la propria realtà, i risvolti di scelte di vita portate avanti con convinzione. Scatenando nell'ascoltatore la stessa amarezza che proverebbe di fronte ad una vecchia fotografia sbiadita dal tempo, nell'incertezza di non poter più recuperare ciò che è stato e sembra perduto per sempre. Non ci sono vaghe speranze, né pretese di riscatto, ne “I Moralisti”, proprio perché la loro consapevolezza è terribilmente amara e malinconica.

Da un punto di vista squisitamente musicale, svaniscono le punteggiature elettroniche dell'album d'esordio, quasi a voler rimarcare una rinnovata presa di coscienza da parte degli Amor Fou, che mai come in questo disco hanno potuto contare sulla capacità interpretativa di un Alessandro Raina, cantautore in costante maturazione sia sotto un profilo espressivo che sotto un profilo prettamente compositivo. Si scorgono, nei tredici brani del disco, i rimandi ad un'intera tradizione artistica, quella italiana (da Guccini a De André, passando per il Battisti più malinconico ed i colleghi Baustelle), tra i movimenti di un pianoforte e di una chitarra acustica che sembrano quasi lasciarsi alle spalle una scia di polvere. Ma s'intravedono allo stesso tempo nuovi orizzonti, come gli echi new wave di “a.t.t.e.n.u.r.B”, rivisitati in una sorta di scenario apocalittico, le sferzate post punk di “Dolmen”, le intuizioni “pop” della bellissima ballad “Le Promesse”. E, soprattutto, il rock ovattato di malinconia che pervade le note di “De Pedis” e “Filemone E Bauci”, due autentici, inarrivabili capolavori.

Esiste dunque una morale comune? O ci siamo spinti troppo in là? A rispondere a questa domanda sono loro. Le voci dei bambini. Che, in un sentito omaggio ai “Comizi D’Amore” di Pier Paolo Pasolini, in cui recitano i versi del poeta Sandro Penna, ci ricordano che la vita altro non è, se non un continuo susseguirsi di gioie e dolori. Quasi come se ci stessero invitando a trovare la gioia nel dolore, che è condizione esistenziale dell'uomo.

...dacci la gioia di conoscer bene le nostre gioie con le nostre pene”.



01. Intro
02. De Pedis
03. Anita
04. Le Promesse
05. Peccatori In Blue Jeans
06. Il Mondo Non Esiste
07. Filemone E Bauci
08. Cocaina Di Domenica
09. Un Ragazzo Come Tanti
10. a.t.t.e.n.u.r.B.
11. Il Sesso Degli Angeli
12. Dolmen
13. I Moralisti

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