Edoardo Bennato
Le Vie Del Rock Sono Infinite

2010, Universal
Pop Rock

La voglia di raccontare e far riflettere sembra rielaborata a livelli convincenti
Recensione di Andrea Mariano - Pubblicata in data: 17/05/10

Le vie del Signore sono infinite!” è una frase che tutti noi abbiamo sentito pronunciare almeno una volta da un qualsivoglia uomo di chiesa per sintetizzare le grandiose capacità dell’Altissimo. In questa breve ed intensa esclamazione si tenta di concentrare tutto l’ottimismo del proprio credo religioso (che poi uno ne sia convinto o meno è tutt’altro discorso, e soprattutto non è questa la sede più adatta per discuterne). Prendendo vagamente spunto da questa affermazione, Edoardo Bennato ha dato corpo al suo nuovo lavoro in studio, “Le Vie Del Rock Sono Infinite”, illustrando in un modo o nell’altro come grazie alla musica l'artista ha ancora oggi la possibilità di divulgare i propri pensieri da una posizione in un certo senso privilegiata.

L’album si libera completamente da qualsiasi tipo di sperimentazione elettronica presente nella produzione più o meno recente del Nostro (l’eccezione è data dall’opener “Mi Chiamo Edoardo”, in cui troviamo tastiere e campionamenti essenziali e mai invadenti) e viaggia su un canovaccio tematico caro al cantautore partenopeo, in cui predomina il racconto di avvenimenti sociali attuali letti ora in chiave ironica, ora in chiave decisamente più critica e riflessiva. Da questi presupposti nascono le velate ed indirette invettive contro le saccenti e vuote starlette della tv in “Perfetta Per Me”, la speranzosa “È Lei” ed il provocatorio gospel critico-ironico “Wannamarkilibera”. Per chi avesse in mente il Bennato più classico, abile nel nascondere aspre descrizioni della società all’interno di “canzonette” aventi per protagonisti buffi personaggi fiabeschi, sarà difficile non rimanere spiazzato in almeno un paio d’occasioni: “Un Aereo Per L’Afghanistan” non concede molto spazio all’ironia, anzi, si scaglia apertamente contro chi sa solo parlare tramite frasi fatte e stereotipi giusto per apparire controcorrente o per accaparrarsi qualche consenso in più; “C’era Una Volta Un Re” accosta un ritmo scanzonato e blueseggiante ad un testo chiaramente polemico nei confronti dell’unità d’Italia, che più che unire il paese pare abbia accentuato terribilmente il secolare divario tra Nord e Sud. Anche quando si tratta di vestire di toni fiabeschi la difficile realtà della terra natìa, Bennato rifugge dal tono allegro ed ironico, e ne “Il Capo Dei Briganti” pare sconsolato ed ormai disilluso. Ad ogni modo, non si deve pensare che “Le Vie Del Rock Sono Infinite” sia un disco pesante e cupo, poiché vi sono episodi più leggeri e frizzanti in cui il partenopeo glorifica quella musica, il rock, che gli ha permesso di riscattare la propria vita. Il rock a cui deve tutto, come se fosse una seconda, eterea famiglia (“Mi chiamo Edoardo”, “Le Vie Del Rock Sono Infinite”). Anche “Io Tarzan, Tu Jane” e la sopracitata “Wannamarkilibera” rispolverano il classico Bennato ironico ma al tempo stesso critico e riflessivo, pur con alti e bassi.


L’album, al quale partecipano tra l’altro Alex Britti (“In Amore”, ballad romantica e discretamente concepita) e Drigo, chitarrista dei Negrita (assolo in “Una Vita Da Pirata”), rappresenta un buon ritorno discografico per Bennato, dopo innumerevoli ed inutili raccolte e lo sfortunato “La Fantastica Storia Del Pifferaio Magico”. La voglia di raccontare, criticare e far riflettere sembra finalmente rielaborata a livelli convincenti e, pur non raggiungendo certo i fasti del passato, si spera che Bennato possa creare lavori altrettanto buoni facendo tesoro dei pregi (molti) e dei difetti (pochi, ma evitabili con un maggior grado d’attenzione) di quest'ultima fatica musicale.





01. Mi Chiamo Edoardo
02. Perfetta Per Me
03. Le Vie Del Rock Sono Infinite
04. In Amore
05. E' Lei
06. Io Tarzan Tu Jane
07. Un Aereo Per L'Afghanistan
08. Il Capo Dei Briganti
09. Wannamarkilibera
10. Vita Da Pirata
11. Cuba
12. C'era Un Re
13. Per Noi

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