ReVamp
ReVamp

2010, Nuclear Blast
Symphonic Metal

Recensione di Marco Belafatti - Pubblicata in data: 29/05/10

Una voce come quella di Floor Jansen non poteva certo scomparire nel nulla... In seguito al traumatico scioglimento degli After Forever, pionieri del symphonic metal made in Holland, fondare una band che potesse dare lustro alle straordinarie capacità esecutive ed interpretative della cantante ventinovenne è stato un bisogno fisiologico. Da queste premesse hanno preso vita i ReVamp, arrivati nel giro di un annetto alla pubblicazione dell'album d'esordio patrocinato (guarda caso) dalla Nuclear Blast, la stessa label che all'epoca aveva creduto nella crescita esponenziale degli After Forever pubblicandone l'ultima, straordinaria fatica discografica. L'omega che troneggia sulla bianca copertina del disco, inoltre, è lo stesso simbolo con il quale il sestetto di “Decipher” e “Invisible Circles” ci ha lasciato. Dobbiamo forse considerare questo “ReVamp” come la naturale evoluzione del sound della vecchia band di Floor? La risposta è all'interno della recensione...

Nonostante l'apporto di un songwriter eccezionale quale Sander Gommans (oggi impegnato con il progetto solista HDK) sia venuto meno, Floor non si è certo risparmiata e per la sua nuova incarnazione artistica ha deciso di fare le cose in grande. I titoli di coda fanno sfoggio, ancora una volta, di nomi altisonanti: l'ex compagno di squadra Joost van den Broek e la 'vecchia volpe' del gothic metal Waldemar Sorychta (produttore di dischi immortali quali “Wolfheart” dei Moonspell, “Wildhoney” dei Tiamat e “Mandylion” dei The Gathering, nonché leader di Enemy Of The Sun, Grip Inc. e Eyes Of Eden) hanno plasmato il sound di questa neonata creatura prendendosi carico della produzione, mentre Rusell Allen dei Symphony X, Björn ‘Speed’ Strid dei Soilwork e George Oosthoek (ex Orphanage) hanno impreziosito l'impeccabile performance di Floor con le loro particolari voci. A completare i lavori ci pensano i nuovi compagni di squadra della giunonica vocalist: Matthias Landes alla batteria, Jaap Melman al basso, Jord Otto e Arjan Rijnen alle chitarre e Ruben Wijga alle tastiere. Eppure, il limite di questo progetto vi sarà probabilmente già saltato all'occhio: dove gli After Forever potevano contare sulla compattezza di un team affiatato e sulla sensibilità di musicisti ormai rodati, in grado di dare al proprio sound un taglio progressivo e sperimentale, i ReVamp si sono trovati costretti a formare una band partendo praticamente dal nulla. Non dobbiamo stupirci, quindi, se l'esecuzione dei brani suona leggermente più fredda del previsto; in fin dei conti questa voleva innanzitutto essere una valvola di sfogo per Floor e noi non possiamo far altro che considerare questo disco per quello che è, anziché indugiare su ciò che avrebbe potuto essere.

La musica dei ReVamp poggia le proprie basi su un metal moderno, dalle molteplici sfaccettature. L'elemento heavy è predominante, tant'è che le orchestrazioni passano spesso e volentieri in secondo piano e non ci consentono di chiamare in causa l'abusato aggettivo 'symphonic'; piuttosto, sono i synth di Joost a dare man forte ad una sessione ritmica tonica ed aggressiva. Per ovvi motivi l'unica vera direttrice dei lavori è la voce di Floor; il sound dei vari episodi si sottomette quindi alla sua volontà, diventando placido o burrascoso a seconda delle necessità. Il disco spalanca le proprie porte sul mondo dei ReVamp con un pezzo da novanta intitolato “Here's My Hell”. Una doppia cassa martellante ed un riff da competizione rendono onore alla padrona di casa, offrendole lo spunto per una prestazione vocale come sempre sopra le righe. Quando si parla di metal e voci femminili, immancabilmente il nome di Floor Jansen torna sempre a galla: nessun'altra vocalist è finora riuscita ad esprimersi con una padronanza del mezzo ed una varietà di registri così ampia. “Head Up High” è un trionfo di chitarre e sintetizzatori trainato da linee vocali che spiegano per filo e per segno cosa significa dare il meglio di sé in ogni occasione. L'intermezzo è affidato ad un veloce assolo di chitarra seguito a ruota da un tripudio di archi che tanto ricorda gli After Forever di “Remagine”. Un pianoforte dolceamaro introduce la semi-ballad “Sweet Curse”, un brano di chiara ispirazione Ayreon (progetto al quale la stessa cantante ha collaborato) che vede Floor duettare con una controparte maschile più che degna: Russell Allen dei Symphony X. “Million” è un altro di quei pezzi che lascerà il segno, soprattutto su coloro che hanno amato alla follia il sound progressivo ed imprevedibile di “After Forever”, tratteggiato dalla precisione chirurgica della batteria, nonché i brani della compianta band olandese dotati di un'imponente anima operistica.

Su queste stesse coordinate si muovono i brani successivi, tra i quali si fanno notare “Disdain”, brano che vede la voce della Jansen contrapposta a quella del leader dei Soilwork (uno scontro tra titani a cavallo tra metalcore e sonorità à la Rammstein), l'energia in crescendo di “Disgraced” e “Fast Forward”, dove Miss Jansen aggredisce il microfono con una carica senza pari. Peccato soltanto per la conclusione manieristica affidata alla ballad per soli piano e voce “I Lost Myself”, sorella minore della “Lonely” degli ultimi After Forever, ma, si sa, non tutte le ciambelle escono con il buco.

Come avrete capito, “ReVamp” non ci consegna una versione di Floor Jansen completamente inedita, ma una band che, pur rimanendo legata alla classica idea di metal band al femminile, mostra delle doti esecutive solide ed innegabili. Forse il solo songwriting necessiterebbe di maggiori accorgimenti, per non rischiare di rimanere imbrigliato nella più classica forma-canzone ed infondere ai brani la personalità necessaria per trasformare un buon disco in un top album. Non ci resta che attendere i prossimi sviluppi di questa ancor giovane formazione e sperare che la follia e la sperimentazione che hanno contraddistinto gli ultimi album della Nostra tornino presto a fare capolino all'orizzonte.



01. Here’s My Hell
02. Head Up High
03. Sweet Curse
04. Million
05. In Sickness ‘Till Death Do Us Part: All Goodbyes Are Said
06. Break
07. In Sickness ‘Till Death Do Us Part: Disdain
08. In Sickness ‘Till Death Do Us Part: Disgraced
09. Kill Me With Silence
10. Fast Forward
11. The Trial Of Monsters
12. Under My Skin
13. I Lost Myself
14. No Honey For The Damned (Digipack Bonus Track)

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