The Foreshadowing
Oionos

2010, Cyclone Empire
Doom

Recensione di Federico Botti - Pubblicata in data: 21/06/10

Due dischi, due centri. Quando si parla di ottime realtà nel panorama metal italiano non si potranno da qui in avanti non citare anche i capitolini The Foreshadowing. Due anni fa “Days Of Nothing” aveva conquistato critica e pubblico a suon di funeree martellate doom: un doom apocalittico, ben rappresentato dalla cover del disco, che si appoggiava molto anche su atmosfere gotiche. A questo giro il combo è andato oltre, confezionando un lavoro, “Oionos”, molto più decadente, oscuro e solenne del predecessore, creato sempre utilizzando gli stessi ingredienti ma molto più curato sotto ogni aspetto.

Registrato presso gli Outer Studios di Giuseppe Orlando e mixato nei Finnvox di Helsinki, il disco appare sin da subito profondo, emozionante e intenso. Procedendo nell’ascolto non si può non rendersi conto dell’occhio di riguardo posto nel riprodurre alla meglio il tenebroso suono dei Nostri, con canzoni che in più di una circostanza si avvalgono di piccole parti recitate (talvolta passi biblici, come nell’ultima “Revelation 3:11”) o registrazioni di discorsi di celebri personaggi storici (Roosevelt, Oppenheimer). Proprio in questa chiave storico-politica è stata inserita anche una cover (ovviamente in chiave doom) di “Russians”, pezzo di Sting che risulta ancor più interessante per via della posizione datale in scaletta (penultima traccia, in mezzo ai due pezzi contenenti le citazioni sopra menzionate).

La bellezza di questo disco, al di là della già citata attenzione con la quale è stato confezionato, risiede comunque e soprattutto nell’intensità emotiva delle undici canzoni che lo compongono: mai un calo qualitativo, mai un abbassamento di tensione o un attimo di noia (sebbene l’andamento generale dei brani possa portare chi non è avvezzo al doom a attimi di letargia pura). Se con “Days Of Nothing” riflettevamo sulle macerie di una popolazione reduce da un’apocalissi e sulla pochezza umana, con “Oionos” contempliamo i ruderi di un’antica e potente civiltà, anch’essa, come tutto del resto, soggetta al giogo del tempo che scorre e al decadimento. L’atmosfera generale è infatti come detto solenne, a tratti sacrale, e grosso merito va sicuramente al gran lavoro svolto da Francesco Sosto alle tastiere (veramente onnipresenti, ma credetemi se vi dico che sono ben lontane dall’essere asfissianti) e a Marco Benevento alla voce. Il cantante interpreta ogni brano con grandissima espressività, un tono basso, profondo e pacato, che non scivola mai in momenti aggressivi, sempre e comunque in clean. Ovviamente il merito va condiviso anche con le chitarre di Alessandro Pace e Andrea Chiodetti, in grado di passare con disinvoltura da nenie ipnotiche e intrise di malinconia a sferzate più energiche (ma mai troppo concitate e fuori luogo), e con la batteria perfetta, puntuale, a tratti anche tribale (o forse è meglio dire “rituale”) di Jonah Padella (affiancata nella sezione ritmica da un ottimo Davide Pesola al basso).

I riferimenti più diretti alla musica dei Nostri? La scuola doom inglese in primis: certi riff mi hanno riportato alla mente la desolata malinconia di “The Silent Enigma” o di “Eternity”, altri sembrano invece provenire dal repertorio di Greg Mackintosh, mentre il mood generale ben si appaia con i toni dimessi tipici dei My Dying Bride. Al tutto si deve aggiungere ovviamente anche l’amore per il gothic d’annata e per la darkwave (è sufficiente ascoltare i primi cinquanta secondi di “The Outsiders” per rendersene conto). Difficile indicare i brani migliori, si rischierebbe di cadere nel soggettivo: personalmente segnalerei comunque “The Dawning”, “The Outsiders”, la title track, “Lost Humanity” e la triade in chiusura “Hope, She’s in The Water”, “Russians” e “Revelation 3:11”.

Cos’altro dire che non sia stato detto? “Oionos” è un piccolo capolavoro, i The Foreshadowing possono essere solo un vanto per l’attuale panorama metal nazionale, un gruppo che può tranquillamente rivaleggiare con realtà ben più blasonate a livello mondiale. Se prima erano una validissima promessa, oggi più che mai sono una solida (ed oscura) realtà.



01. The Dawning
02. Outsiders
03. Oionos
04. Fallen Reign
05. Soliloquium
06. Lost Humanity
07. Survivors Sleep
08. Chant Of Widows
09. Hope, She's In The Water
10. Russians
11. Revelation 3:11

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