Guardo la copertina, guardo il nome della band: LastDayHere. “Oh madonna ci siamo” (penso), “eccoci al solito gruppo emo!”. Non so perché ma questa è stata la mia primissima impressione non appena mi sono trovato tra le mani il disco di questo combo sloveno, dal titolo “From Pieces Created”. Fortunatamente sono bastati i primi minuti del primo pezzo a farmi cambiare idea, e a convincermi che non solo questi non sono emo, non solo fanno un genere di musica che con l’emo modaiolo non ha nulla a che spartire, ma suonano anche dannatamente bene! Sebbene, ahimé, c’è qualcosa che alla fine dell’ascolto mi ha lasciato un po’ di amaro in bocca… Ma andiamo con ordine.
I pezzi dei Nostri oscillano tranquillamente tra i Creed e i Nickelback meno melensi, e suonano molto “americani”. E per capirlo basta soffermarsi anche solo sul primo pezzo, “Burned Inside”: un riff di chitarra contorto e aggressivo quanto basta, vario e efficace nella sua mutevolezza, eppure in grado di mantenere sempre la stessa atmosfera tesa per tutta la durata del brano. Ottimi poi gli assoli, soprattutto quelli in cui si fa uso del tapping (tecnica spesso abusata ma che nella dinamica di questi pezzi calza a pennello). Buonissima anche la voce di Marko Duplisak, un pulito graffiante che sa essere ora dolce e melodico, ora caustico e tagliente. Validissima infine anche la sezione ritmica, utilissima nel dare una struttura di base sulla quale le sei corde possono spaziare a piacimento.
Apparentemente sembrerebbero non esserci punti deboli in questo “From Pieces Created”, purtroppo però non è così. Il disco, ahimé, fallisce nel catturare l’attenzione dell’ascoltatore, scorrendo via facilmente e piacevolmente, ma senza lasciare moltissimo. Sembra quasi essere fatto più da momenti che da canzoni vere e proprie, per farsi ricordare si basa quasi più su un fraseggio o su un passaggio melodico piuttosto che su un intero brano. Un vero peccato perché come potete intuire da quanto detto sinora i Nostri hanno grossissime capacità, ma che forse rimangono intrappolate in una ragnatela di riferimenti che, alla fine della fiera, privano l’operato dei LastDayHere dell’originalità. Elemento che, ne sono certo, avrebbe fatto di questo “From Pieces Created” un album veramente degno di essere ricordato.
Ciò che abbiamo è invece un disco di robusto alternative rock, che dosa sapientemente melodia e cattiveria, suonato veramente bene, ma deboluccio sul piano della personalità. Gruppo assolutamente da seguire però, adesso acerbo, ma il cui futuro potrebbe riservarci piacevolissime sorprese.
I pezzi dei Nostri oscillano tranquillamente tra i Creed e i Nickelback meno melensi, e suonano molto “americani”. E per capirlo basta soffermarsi anche solo sul primo pezzo, “Burned Inside”: un riff di chitarra contorto e aggressivo quanto basta, vario e efficace nella sua mutevolezza, eppure in grado di mantenere sempre la stessa atmosfera tesa per tutta la durata del brano. Ottimi poi gli assoli, soprattutto quelli in cui si fa uso del tapping (tecnica spesso abusata ma che nella dinamica di questi pezzi calza a pennello). Buonissima anche la voce di Marko Duplisak, un pulito graffiante che sa essere ora dolce e melodico, ora caustico e tagliente. Validissima infine anche la sezione ritmica, utilissima nel dare una struttura di base sulla quale le sei corde possono spaziare a piacimento.
Apparentemente sembrerebbero non esserci punti deboli in questo “From Pieces Created”, purtroppo però non è così. Il disco, ahimé, fallisce nel catturare l’attenzione dell’ascoltatore, scorrendo via facilmente e piacevolmente, ma senza lasciare moltissimo. Sembra quasi essere fatto più da momenti che da canzoni vere e proprie, per farsi ricordare si basa quasi più su un fraseggio o su un passaggio melodico piuttosto che su un intero brano. Un vero peccato perché come potete intuire da quanto detto sinora i Nostri hanno grossissime capacità, ma che forse rimangono intrappolate in una ragnatela di riferimenti che, alla fine della fiera, privano l’operato dei LastDayHere dell’originalità. Elemento che, ne sono certo, avrebbe fatto di questo “From Pieces Created” un album veramente degno di essere ricordato.
Ciò che abbiamo è invece un disco di robusto alternative rock, che dosa sapientemente melodia e cattiveria, suonato veramente bene, ma deboluccio sul piano della personalità. Gruppo assolutamente da seguire però, adesso acerbo, ma il cui futuro potrebbe riservarci piacevolissime sorprese.