Decrepit Birth
Polarity

2010, Nuclear Blast
Death Metal

Il presente e il futuro del genere passano da qui
Recensione di Stefano Risso - Pubblicata in data: 29/07/10

Davanti a dischi come “Polarity” bisogna solo togliersi tanto di cappello e rendersi conto della supremazia che la band californiana ha messo in mostra in soli tre album. Sedersi, ascoltare, ammirare in silenzio fino alla fine e rendersi conto che musicisti in grado di partorire musica del genere ce ne sono davvero pochi in giro.

La storia dei Decrepit Birth parla da sola: tre album all'attivo e tre album “manifesto”. Partiti come una feroce brutal band con “...And Time Begins”, un lavoro non esente da pecche, ma universalmente riconosciuto come fra le cose più devastanti partorite negli ultimi tempi, i nostri danno una notevole sterzata stilistica e col secondo full “Diminishing Between Worlds”, cavalcando da capofila il trend in auge in quegli anni, ovvero inserire all'interno del proprio sound elementi melodici che non inficiassero la violenza della proposta, partiture iperstrutturate, una strizzata d'occhio al prog, e una sana dichiarazione d'amore per “The Sound Of Perseverance” dei Death del compianto Chuck Sculdiner. Il risultato? Un capolavoro assoluto tutt'ora non eguagliato da nessuno. Da lì il salto dalla prestigiosa ma piccola Unique Leader alla Nuclear Blast fu una diretta conseguenza della spaventosa crescita dei Decrepit Birth.

Anno domini 2010, i nostri danno alla luce il terzo capitolo, “Polarity” e ancora una volta l'audience estrema dovrà inchinarsi a Matt Sotelo e compagni. Eccezion fatta per chi non ha mai digerito la virata stilistica dopo il debutto, per di più brutallari fin troppo intransigenti, “Polarity” rappresenta l'ancora di salvezza per un genere che sempre più di rado riesce a offrire dischi da ricordare negli anni, da ascoltare avidamente e custodire nella memoria. Per farla breve, col presente album gli americani hanno risposto alla domanda: “Potranno mai migliorare e non copiarsi dopo “Diminishing Between Worlds”? Sì dannazione, ci sono riusciti. Gli ingredienti sono rimasti invariati, quello che è cambiato è l'importanza che i nostri hanno dato alle sfaccettature della propria musica; se prima di “Polarity” potevamo dire che i Decrepit Birth suonavano brutal ipertecnico, melodico e progressivo, ora diremmo che i nostri sono una band death ipertecnica, melodica, progressiva che suona anche brutal. Al di là delle sottigliezze tipiche da redattore e ascoltatore (anche) estremo, il sunto di tutto ciò è che “Polarity” cambia leggermente l'immagine dei Decrepit Birth, senza intaccare la qualità della proposta, anzi...

Risulta sempre più stupefacente ammirare la capacità dei nostri di saper comporre brani tanto complessi, tecnicamente inarrivabili, stracolmi di variazioni, con riff e assoli che si intrecciano a perdita d'occhio, così melodici e parimente così violenti. I Decrepit Birth riescono dove tantissimi altri falliscono: concentrare tutto questo in una forma organica, dove la ricchezza non è la volontà di strafare, dove la melodia non è per arruffianarsi nuovi ascoltatori, dove la furia tipica non è una mera gara di velocità. È come se da ogni elemento riuscissero a estrapolarne il meglio, dargli una forma complessa ma non cervellotica e miscelarlo con qualcosa che potremmo definire cuore. Sì perché in ogni secondo di “Polarity” si percepisce la passione, l'energia di questi musicisti, lo sforzo massimo che sta dietro ogni brano infonde alla musica un senso davvero appagante, donando spessore a una proposta che privata di questo elemento fondamentale potrebbe risultare un mostruoso esercizio di stile e basta, Forse è questa la più grande lezione che i Death, sì ancora loro, hanno dato ai Decrepit Birth, al di là dell'ulteriore avvicinamento al già citato “The Sound Of Perseverance”. Basti ascoltare estratti come “Solar Impulse” o “Sea Of Memories”, praticamente due strumentali, per capire quanto sentimento ci sia in “Polarity”, talmente evidente che sarebbe quasi uno sgarro nei confronti della band non mettersi ad ascoltare con tanta pazienza, spingendoci a  dare anche noi il massimo come ascoltatori.

Davvero difficile chiedere di più a un album, e ancor più difficile fare un'analisi dei brani nello specifico, sarebbe solo una perdita di tempo. Sappiate solo che, al giorno d'oggi, non c'è una band capace di suonare a questi livelli di perizia strumentale, con questa feroce intensità e complessità, che sappia appagare anche la sfera dell'emotività insita in ogni ascoltatore, anche in quelli più intransigenti. Bisogna solo affidarsi ai Decrepit Birth e lasciarsi trasportare. Se sia meglio “Polarity” o “Diminishing Between Worlds”? Quando si parla di eccellenza non si possono fare paragoni, il mio consiglio è di farli vostri tutti e due, il presente e il futuro del genere passano da qui.



01.(A Departure Of The Sun) Ignite The Tesla Coil

02.Metatron

03.The Resonance

04.Polarity

05.Solar Impulse

06.Mirroring Dimensions

07.A Brief Odyssey In Time

08.The Quickening Of Time

09.Sea Of Memories

10.Symbiosis    

11.Darkness Embrace

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