Atrocity
After The Storm (feat. Yasmin)

2010, Napalm Records
Folk Metal

Recensione di Marco Belafatti - Pubblicata in data: 01/09/10

La premiata ditta Krull si è trasformata in un’inarrestabile macchina da guerra! Non bastava pubblicare il terzo disco solista di Liv Kristine in contemporanea con il nuovo capitolo discografico degli Atrocity (progetto principale del tuttofare Alexander). I Nostri, artisti insaziabili e quasi sempre ispirati, si sono già messi al lavoro per registrare un nuovo album targato Leaves’ Eyes, come la bella cantante di origine norvegese ci ha anticipato in un’intervista esclusiva che presto potrete leggere sulle nostre pagine… Ma veniamo al dunque. “After The Storm” segna un graditissimo ritorno in casa Atrocity: quello di Yasmin, sorella del mastermind tedesco, che nel lontano 1995 aveva già collaborato con i Nostri per l’album acustico “Calling The Rain”.

L’opera in questione non solo allontana gli Atrocity dal loro genere di riferimento (un death metal di stampo sinfonico, mai troppo estremo), ma diventa anche un palcoscenico per le innegabili doti interpretative di Yasmin, una cantante piuttosto lontana dallo stereotipo della frontwoman metal. Già l’opener “A New Arrival” lascia intravedere le coordinate stilistiche del disco: una solenne orchestra va ad accompagnare gli austeri vocalizzi della cantante, che, quasi come una novella Lisa Gerrard, conduce il brano attraverso sentieri di mistero e perdizione scanditi dai funerei rintocchi di una campana. Proprio le sonorità portate alla ribalta dagli immortali Dead Can Dance sembrano aver influenzato pesantemente le composizioni di “After The Storm”, un disco che anche nelle parentesi di stampo rock e metal (invero piuttosto limitate) non tradisce in alcun modo il suo intrinseco spirito etnico. Anzi, per rendere l’opera ancor più ricca ed affine a certa world music, i Nostri hanno impreziosito i vari episodi facendo ricorso a strumenti esotici, tra cui un ricchissimo set di percussioni, roba da fare invidia ai migliori gruppi folk! Il risultato è quasi sempre suggestivo, originale, spesso carico di pathos. Prendiamo, ad esempio, “Goddess Of Fortune And Sorrow”, un brano in cui l’orchestra, gli strumenti a corda delicatamente pizzicati e le ipnotiche percussioni tribali s’uniscono in una danza onirica che riporta la mente verso popoli lontani ed epoche ormai dimenticate. La voce di Yasmin tesse melodie ancestrali che ben si sposano con il timbro roco e cantilenante del fratello, dando vita a ritornelli di sicuro impatto (l’energica “Call Of Yesteryear” e l’oscura “Transilvania” su tutte).

Complimenti ad Alexander Krull per aver dimostrato una volta per tutte che la qualità e la quantità, nel mondo del metal, possono andare di pari passo. Complimenti anche a Yasmin per aver collaborato alla colonna sonora ideale per tutti gli amanti delle contaminazioni, delle sonorità etniche e delle belle voci femminili. Nell’attesa di ascoltarla nuovamente, magari in un progetto solista totalmente asservito alla causa della sua bellissima voce, torniamo a smarrirci più che volentieri tra le note di “After The Storm”.





01. A New Arrival
02. Call Of Yesteryear
03. After The Storm
04. Silvan Spirit
05. Black Mountain
06. As The Sun Kissed The Sky
07. Transilvania
08. The Flight Of Abbas Ibn Firnas
09. Goddess Of Fortune And Sorrow
10. The Otherworld
11. Eternal Nightside

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool