Accidenti, se lo dice Paul Gilbert che le note lo fanno impazzire, proprio lui, il titano della chitarra elettrica, che tanto ci ha fatto impazzire nei Mr.Big e da solista, allora noi comuni musicisti dovremmo prendere gli strumenti e buttarli via. Scherzi a parte, questo "Fuzz Universe" si presenta proprio come un album ricco, anzi ricchissimo, di note musicali, di vivacità e di amore sincero verso il proprio strumento.
Il rischio di molti grandi chitarristi del suo calibro è di confezionare un album ripetitivo, che mira esclusivamente all'esaltazione della tecnica e del personaggio creatosi negli anni, a scapito delle emozioni e del calore delle composizioni. Ebbene, fortunatamente "Fuzz Universe" non rientra in questa categoria, così come lo scoppiettante Paul, che non è mai stata una persona troppo ingessata nei meandri della tecnica quasi volta ad erigere un muro tra chitarrista ed ascoltatore. Sin dalle prime, fittissime note della title-track sentiamo la volontà dell'autore di coinvolgerci nel suo viaggio musicale, tra tecnica ed allegria. Per cui, non c'è bisogno di spaventarsi di fronte ai sette minuti del primo brano, perché uno dei pregi del Nostro è proprio quello di proporci composizioni complesse ed anche piuttosto veloci, pur rimanendo orecchiabile e melodico. Superato lo scoglio, ci si può godere appieno la bellissima "Olympic", costellata qua e là da piacevoli suoni di chitarra effettati e da più cambi di tempo. Se "Count Juan Chutrifo" rappresenta il lato più funky e più anni '70 del suo essere musicista, non manca neppure un omaggio ad uno dei grandi compositori di musica classica, ovvero Johann Sebastian Bach, dal cui repertorio viene rivisitata la "Partita In D Minore". Se ai puristi del genere questo farà storcere il naso, la sottoscritta confessa anche lei di aver nutrito qualche dubbio circa la proposta. Salvo poi scoprire un brano veramente scorrevole e ben riuscito. Un'altra cover piuttosto insolita - per essere lo stile di Gilbert, sia chiaro - è "Blue Orpheus", di Todd Rundgren. Se avrete occasione di sentire l'originale, sono certa che ne rimarrete turbati com'è capitato alla sottoscritta, ma la versione proposta in "Fuzz Universe" vi risulterà piuttosto piacevole.
Un aspetto particolarmente positivo di quest'album è la ricchezza e la varietà della musica proposta, ma anche l'uso ben bilanciato degli effetti sulla chitarra. Questa saggezza premia, perché non stufa l'ascoltatore e non satura le atmosfere, evitando così un'eccessiva pesantezza. A questo proposito, è veramente simpatico ed irresistibile "l'effetto Hammond" in "Propeller", uno dei brani più belli dell'intero full length, dal sapore retrò, diciamo pure vagamente psichedelico. E che dire di tutti quei "wah-wah" in "Don't Rain On My Firewood"? In pochissime canzoni, dagli anni '80 - più tipici del talentuoso americano - si è fatto un salto indietro di un decennio, per poi tornare con "Plastic Dracula" al decennio che più si addice al suo stile. L'unica piccola pecca, il brano che poteva rendere ancora migliore questa tracklist? A mio avviso è "Blowtorch", anche se pure "Mantra The Lawn" rischierebbe l'eliminazione, perché non è proprio immediata e lascia quella sensazione di incompletezza od incompiutezza. Fortunatamente, "Batter Up" risolleva il disco da questo piccolo calo qualitativo e sembra catapultarci nelle atmosfere del film "The Blues Brothers", o direttamente sulle spiagge americane, strizzando quasi l'occhio ai Beach Boys.
Chi già conosce i lavori precedenti di Paul Gilbert, si sarà reso conto di quanta energia positiva venga sprigionata in questo "Fuzz Universe" che scorre via veloce con brio e leggerezza, sebbene la quantità di tecnica mostrata sia veramente notevole. Ad ogni modo, a mio avviso questo rappresenta il capitolo più solare, allegro, sincero e maturo del nostro amato chitarrista. Glibert afferma di averci messo il cuore in questo lungo lavoro... e si sente. Da non perdere!