Ingraved
Onryou

2010, Power Pain Records
Metalcore

Recensione di SpazioRock - Pubblicata in data: 18/11/10

Recensione a cura di Alekos Capelli

 

I pugliesi Ingraved, formatisi nel 2001, sono un gruppo ormai abbastanza noto nel panorama underground metal nazionale. Merito dei lavori in studio precedenti e dell’intensa attività live, che li ha portati, fra l’altro, a dividere il palco con band del calibro di Misery Index, Brujeria, Brutal Truth, Soulfly, Necrodeath, ecc… Nel loro recente passato, indicativamente fino al full-length del 2006, "Hatred From Outside", il sound proposto era un canonico death metal, piuttosto monolitico e tradizionale, con poche concessioni alla melodia e alla varietà. Dopo un promo cd nel 2008, ecco arrivare il nuovo deal con la tedesca Power Pain Records, e il conseguente nuovo album, "Onryou", che sposta prepotentemente le coordinate musicali verso un metal hardcore di stampo moderno.

A livello lirico e concettuale "Onryou" prende spunto dalla mitologia nipponica, dalle vendicative figure spettrali che il mondo ha imparato a conoscere attraverso opere come The Grugde, The Ring, ecc… Il collegamento all’oriente è sancito, oltre che dai titoli di alcuni brani, anche dal bell’artwork, che richiama, stravolgendolo modernamente, la classica iconografia orientale. Parallelismo, questo, senz’altro valido anche a livello musicale, perché, in questo caso, gli Ingraved sono riusciti a svecchiare un sound parecchio stantio e legnoso, derivativo, con margini evolutivi inesistenti, ancorché ben suonato e prodotto. Fatta la debita premessa, per congiungere il presente al passato, l’analisi di "Onryou" porta quindi in primo piano la volontà di esprimersi attraverso un linguaggio più immediato, fresco, traducendo il background aggressivo estremo aumentandone la velocità media e il tasso melodico.

Uno dei maggiori pregi dell’album risiede nell’ottimo riffing, a opera della coppia d’asce Gian Spallato e Martin Sarcinella, che riesce a unire la massiccia graniticità dei powerchords alla velocità al fulmicotone di fraseggi e scale. All’elemento chitarristico si aggiunge l’ottima prova dietro le pelli di Donatello Chirico, che svolge a dovere il suo ruolo di motore ritmico della band, producendosi in break e blastbeat degni di questo nome. Ciò che non convince appieno è la prestazione vocale di Tony Gianfreda, che, laddove perfettamente nel ruolo per quanto riguarda lo screaming hardcore, intenso e rabbioso, si perde un po’ sulle voci pulite, con linee melodiche poco convincenti ed espressività un po’ incerta. Intendiamoci, niente di disastroso, ma la scelta dell’uso di clean vocals nei chorus dovrebbe presupporre maggiore controllo e capacità, altrimenti si corre il rischio di apparire inconsistenti e titubanti. Un altro difetto è l’eccessiva omogeneità fra le canzoni, che finiscono per assomigliarsi un po’ troppo, forse a causa di una struttura compositiva troppo fedele a certi schemi. I brani, presi singolarmente, funzionano bene, hanno un buon tiro (molto ben fatte la title track, ad esempio, e le ultime due tracce, "The Cure" e "Of A Promise Broken"), ma non riescono a lasciare un segno durevole, e l’album, sebbene di durata abbastanza contenuta (trentacinque minuti) risulta piuttosto pesante.

Un lavoro, dunque, con luci e ombre, che strizza forse troppo l’occhio alla commerciabilità di certo sound “estremo”, andando a perdersi nel marasma di proposte simili, perdendo di vista personalità e ricerca sonora. Peccato, perché i presupposti per fare davvero bene ci sono tutti. Certamente è possibile vedere negli elementi positivi di "Onryou", un trampolino di lancio per in futuro affrancarsi dalla massa. Osando e rischiando un po’ di più in termini di songwriting e affinando ulteriormente le già valide capacità interpretative gli Ingraved potranno togliersi non poche soddisfazioni.





01.Bad Karma

02.Onryou

03.Kawaii

04.The Burden

05.Cold Black Fingers

06.Tsuna-me

07.Redemption

08.Showtime For My Apocalypse

09.The Cure

10.Of A Promise Broken

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