Ingraved (Antas)

Ritorno sul mercato discografico per i brindisini Ingraved, che, forti di un nuovo contratto con la tedesca Power Pain Records, pubblicano il nuovo album, "Onryou", proponendo parecchie novità a livello sonoro. Raggiungiamo via i ragazzi della band per parlare di questo e altri aspetti inerenti la loro attività.

 

Intervista a cura di Alekos Capelli

Articolo a cura di SpazioRock - Pubblicata in data: 18/11/10
E’ appena uscito il vostro ultimo album, "Onryou", che segue il precedente "Hatred From Outside", del 2006, lavoro che a avuto buona risonanza e buon successo. Soddisfatti dei risultati ottenuti?

“Hatred From Outside” è un disco che risente di uno dei momenti più bui che abbiamo vissuto come band e come persone. L'intero processo di creazione, dalla stesura dei brani al momento della registrazione è pregno di questa atmosfera negativa che a lungo andare si è rivelata essere un peso non indifferente. Per questo abbiamo deciso di creare un disco come “Onryou”, che è invece incentrato sulla rinascita e sulla convinzione che, impegnandoci e lavorando duro, avremmo trasmesso un messaggio finalmente positivo.

La vostra mossa successiva è stata l’autoproduzione del promo "Moe Agare", nel quale il sound è cambiato in modo sostanziale. A cosa è dovuta questa virata stilistica?

Si è trattato di un processo di maturazione. Dopo un lungo periodo passato a suonare death metal ci siamo resi conto di aver voglia di provare nuove sonorità che fossero più variegate e meno claustrofobiche. “Moe Agare” è stato un test che ci è servito per capire se eravamo in grado di affrontare questo cambiamento e fortunatamente i risultati sono stati più che positivi.

La commistione fra metal e Hardcore è ormai da qualche anno cosa comune, così come le influenze della scena scandinava, in un sound precedentemente dominato da gruppi a stelle e strisce. Come vi ponete riguardo a questa scena? Pensate che ci sia ancora spazio per emergere in quest’ambito?

Riteniamo che la nota fondamentale che distingue dli Ingraved sia l'approccio stesso alla musica, che nei nostri pezzi avviene in maniera più  diretta e “hardcore” appunto, senza mai perdere di vista l'obiettivo di scrivere delle belle canzoni, che trasmettano dell'energia all'ascoltatore, cosa che molta gente sembra aver dimenticato dedicandosi prevalentemente alla mera esibizione tecnica o alla ricerca della brutalità ad ogni costo.

ingraved_intervista_01L’artwork di "Onryou" mi è piaciuto sin dal primo sguardo, perché anch’io condivido il vostro interesse per le tematiche giapponesi. Da cosa è nata l’idea di fare della vendetta e del rancore in salsa folkore nipponico il tema portante dell’album? Vi siete ispirati a qualcosa in particolare?

Abbiamo sempre ritenuto la cultura giapponese estremamente interessante e fonte di ispirazione anche nelle sua varianti più pop. Come ho già detto, “Onryou” si basa su una voglia di rinascita e di riscatto verso gli eventi negativi che hanno contraddistinto parte della nostra carriera e la storia dell' ”Onryou” appunto, uno spirito che torna nel mondo dei vivi in cerca di vendetta, sembrava fatta apposta per noi.

Il lavoro di produzione svolto ai 16th Cellar studio è molto buono, gli strumenti escono bene, e soprattutto le chitarre hanno un buon tiro. Insomma, l’album è davvero ben fatto, sotto ogni suo aspetto, vi ritenete completamente soddisfatti?

Siamo contentissimi della resa sonora finale del disco. Considera che per ottenerlo ci sono voluti mesi di lavoro durissimo da parte nostra e dei 16th Cellar, uniti ad una cura maniacale per tutti i dettagli. Un impegno che fortunatamente è stato ripagato con delle sonorità che superano quelle che erano le nostra aspettative più rosee...

Ormai avete un curriculum live piuttosto nutrito, e avete diviso il palco con band internazionali molto importanti. Qual’è finora quella che vi ha impressionato di più, sia in positivo che in negativo? Aneddoti divertenti da raccontare?

Uno degli incontri più recenti è stato con i War From A Harlots Mouth che ci hanno decisamente  impressionato. Quanto ai mostri sacri, sono tutti dei musicisti estremamente professionali e ogni incontro è stato per noi una lezione preziosa. Di aneddoti ce ne sono tanti, tra quelli che ricordiamo con più piacere ci sono Nattefrost dei Carpathian Forest che si ritira in un angolo del backstage ad ascoltare una nostra demo e torna offrendo birra e facendoci i complimenti, un basso prestato ai Soulfly che avevano smarrito il loro in aeroporto ed un simpatico siparietto tra il nostro batterista e quello dei God Dethroned, che entrambi “perticoni”, regolavano lo sgabello della batteria ad un altezza spropositata.

Ora che "Onryou" è nei negozi, quali sono le vostre aspettative?

Non ti nascondo che speriamo di avere dei buoni risultati a livello di vendite, si tratta infatti di una questione vitale per le realtà underground. Speriamo anche di avere dei buoni riscontri con la stampa e gli ascoltatori, perché in fondo, quello che ci interessa davvero è che il disco piaccia alla gente...

Bene Antas, ringraziandoti per l’intervista, ti lascio carta bianca per un saluto ai lettori di SpazioRock.

Diamo appuntamento ai nostri concerti a tutti i ragazzi che hanno voglia di divertirsi, sudare, fare casino e supportare la scena metal/hardcore italiana alla quale siamo fieri di appartenere. Ringraziamo le persone che, come i ragazzi di SpazioRock, si danno da fare ogni giorno far crescere la musica indipendente a dispetto di chi ci vuole tutti omologati alla cultura di massa. Grazie di cuore!


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