Ivan Mihaljevic
Destination Unknown

2010, SG Records
Hard Rock

Recensione di Alessandra Leoni - Pubblicata in data: 21/01/11

Il nostro caro Ivan Mihaljevic torna a breve distanza dopo il suo album di debutto, intitolato "Sandcastle", che non era stato molto bene distribuito, ma rivelava un talento decisamente interessante e promettente. Questa recensione si apre quindi con l'auspicio che questo secondo album venga distribuito a dovere, anche perché il bravo chitarrista croato si merita molta più attenzione. Così come meritava l'album di debutto, anche questo "Destination Unknown" è sicuramente un lavoro interessante, con una sostanziale novità.


Le sonorità sono decisamente votate all'hard rock ed al rock progressivo, come nel precedente "Sandcastle", solo che in quest'album è decisamente preponderante il brano cantato (ed è Ivan stesso a cantare, dando un'ulteriore prova di talento e bravura) sul brano puramente strumentale. In buona sostanza, ci ritroviamo di fronte a delle canzoni vere e proprie, costruite anche per dare il giusto spazio alla voce, e non solo alla tecnica del buon chitarrista, che comunque non viene oscurato in nessun modo. E' anche un modo per rendersi più accessibili, anche perché mi rendo conto che non tutti riescono ad apprezzare gli album solo strumentali. Soddisfatto questo aspetto, che senz'altro piacerà molto a chi assisterà ai concerti di Ivan e dei suoi Side Effects (che non sono altro che i musicisti che lo accompagnano, ribattezzati simpaticamente così), passiamo ai brani del disco. Chiariamo subito che è rimasta immutata l'energia e la freschezza che si respirava nell'album di debutto e traspare decisamente buongusto e un bell'equilibrio. Forse nell'album precedente si poteva avvertire la mancanza di una ballata realmente struggente e da cantare a pieni polmoni: ora, il desiderio è esaudito con "The Curse" o con la conclusiva "Hollow Wish", ancora più delicata e toccante, con un notevole crescendo di intensità verso la fine. Brani strumentali come la sognante "Dreamscapes" o "Sorry Pt.I" (mentre "Sorry Pt.II" è in parte cantata) comunque non fanno dimenticare la vena puramente da shredder dell'artista croato, che esplode soprattutto nella vivacità di "The Pirate Song". Pregevole ed interessante è la spagnoleggiante "Shadows", un brano oscuro dalle tinte folk, arricchito da preziose chitarre acustiche. Ad ogni modo, i brani che la sottoscritta preferisce più di tutti sono "Choosh Pies" e "Your Plain Flew Away", perché sono un'ottima combinazione di tecnica, entusiasmo e belle linee vocali.


Comunque sia, "Destination Unknown" scorre via veloce e leggero, molto ben suonato e con consistenza da invidiare. D'altronde, la sottoscritta non si poteva aspettare diversamente da Ivan. Il secondo album consolida e conferma le qualità dello shredder e si sente un'ulteriore dose di freschezza in virtù della preferenza per brani cantati e costruiti nella più illustre tradizione hard rock. Che dire d'altro se non di accaparrarvelo e di dargli ancora una volta una possibilità? Questa volta, però, il caro Ivan lo vogliamo in Italia per mostrarci in sede live tutte le sue buone qualità.





01. Instant Star (Add Water)
02. The Curse
03. Choosh Pies
04. Post-apocalyptic Images
05. Dreamscapes
06. Shadows
07. The Pirate Song
08. Sorry Pt.I
09. Your Plane Flew Away
10. Sorry Pt.II
11. Hollow Wish

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