Dornenreich
Flammentriebe

2011, Prophecy Productions
Black Metal

Recensione di Federico Botti - Pubblicata in data: 13/02/11

Se parliamo di black metal a chi non mastica poi tanto questo genere musicale otterremo, nella maggior parte dei casi, reazioni che vanno dall'indifferenza al totale disgusto e ribrezzo. Questo perché spesso l'immagine di questa musica è ancora legata ai fatti dei primi anni Novanta avvenuti in Norvegia, o anche a band che hanno fatto della sovversione e di un'immagine volutamente dissacratoria nei confronti di religione e società il loro cavallo di battaglia. Si tendono a ignorare i tanti gruppi che, nel corso del tempo, si sono mossi verso lidi più profondi, spirituali e poetici, abbracciando chi l'esaltazione della natura, chi le proprie radici, chi muovendosi verso territori addirittura atmosferici e pseudo-filosofici. Anche musicalmente ci sono state vere e proprie evoluzioni che hanno visto questo genere sposarsi ora con il folk, ora mutare verso il viking, ora unirsi addirittura a intelaiature provenienti da post rock e post metal. Mai come in questo caso dunque fare di tutta l'erba un fascio è sinonimo di madornale errore e di ristrettezza di vedute. Questo cappello mi è servito per meglio introdurre il nuovo album degli austriaci Dornenreich, combo che nel corso della propria carriera (e dei suoi sei lavori) ha mutato spesso forma, creando di volta in volta opere ora più vicine al black metal, ora più assimilabili al folk, ma mai simili l'una all'altra. Il settimo album in studio, “Flammentriebe”, si pone quasi a trait d'union tra tutti i vari lavori dei Nostri, incorporando tutte le loro personalità (anche se, va detto sin da subito, in questo caso la struttura principale che si è voluto utilizzare è quella di un feroce black).

In effetti basta ascoltare la traccia in apertura, “Flammenmensch”, per capire a cosa mi riferisco: i Dornenreich ci assalgono quasi immediatamente con ferali ondate di gelido black, che a più riprese, come onde imperiose, si scaglia contro l'ascoltatore, in balia di questi flutti che, anche quando paiono rallentare il loro attacco, stanno in realtà soltanto riprendendo forza per sferrare un colpo con maggior vigore. Non è solo ferocia fine a se stessa: “Tief Im Land” affianca alla consueta chitarra furente anche un violino il cui suono, se fosse un pennello, dipingerebbe su una tela raffigurante una tempesta folate improvvise di vento che strapazza in ogni direzione le fronde degli alberi lasciate alla sua mercé. “Wolfpuls” introduce invece gli elementi più “post” di cui ho parlato poco sopra: in questo caso è improprio parlare di black metal, di esso rimane sì la ferocia ma l'incedere è diverso, più ragionato quasi, e maggiormente domato da paesaggi acustici di grande potenza evocativa, che nella seconda parte del brano si fondono alla perfezione con le chitarre per dare alla luce un crescendo intenso e sublime.

Eviga, Gilvan e Inve hanno dotato ognuno degli otto brani che compongono questo album di un'anima propria, un cuore pulsante i cui battiti rallentano e accelerano come quelli di un essere vivente, un cuore che trasuda passione e sentimenti. In questa chiave va letto il cappello introduttivo fatto all'inizio di questa recensione: i Dornenreich hanno saputo incarnare alla perfezione (come poche band prima di loro, come gli Empyrium) il vero ardore che ha mosso poeti, scrittori, pittori e musicisti nell'Ottocento Romantico, lo “Sturm un Drang”, il senso del Sublime nei confronti della Natura e della sua potenza, nel caso di questo disco esemplificato sin dalla copertina, che tanto mi ricorda la “Donna sulla diga” del simbolista belga Spilliaert. Piccolezza nei confronti dell'universo, sensazione di far parte di un Tutto in grado di sopraffarci in qualsiasi momento, dotato di una forza sovrumana e ineffabile: queste e altre emozioni mi ribollono nel sangue quando ascolto la conclusiva “Erst deine Träne löscht den Brand”, perfetta summa del pensiero dei Nostri, sia a livello tematico che musicale. Ogni brano racchiuso in “Flammentriebe” è insomma assimilabile quasi più a un dipinto Romantico, la musica dei Nostri ha dei connotati così pittorici che è facile, chiudendo gli occhi, sentirsi trasportati in una delle tele che, ne sono certo, ognuno di noi avrà apprezzato in qualche museo o, al più, sulle pagine di qualche libro. Ed è anche per questa sua forza evocativa, così magica e così poco comune nella gran parte della musica di oggi, che mi sento di premiare i Dornenreich e di tralasciare le (poche) piccole pecche che accompagnano questo lavoro: non è da tutti saper conquistare gli ascoltatori con un genere, quello del black metal, storicamente ostico e freddo.
Un plauso a questa band quindi, non a caso definiti dalla propria etichetta e da tanta parte della critica “poeti del black metal”.




01. Flammenmensch
02. Der Wunde Trieb
03. Tief Im Land
04. Wolfpuls
05. Wandel Geschehe
06. Fährte Der Nacht
07. In Allem Weben
08. Erst Deine Träne Löscht Den Brand

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