Theatres Des Vampires
Moonlight Waltz

2011, Aural Music
Gothic

Recensione di Marco Belafatti - Pubblicata in data: 26/01/11

Il teatro riapre i battenti. Cast collaudato, tematiche ormai sulla bocca di tutti, coreografie sexy e sangue sintetico a volontà... Gli anni passano, la musica cambia (seppur minimamente), ma la letteratura a sfondo vampiresco o pseudo-tale, infarcita dei più classici cliché del genere (appuntamento consueto, in ogni disco dei Nostri, quello con la parola “blood”), mai come in questo periodo ha saputo farsi garante di un successo assicurato. Lo hanno capito i Mandragora Scream, che con il loro ultimo “Volturna” hanno tributato la famosissima saga di “Twilight”; lo hanno capito per l'ennesima volta i Theatres Des Vampires, che per lanciare il loro nono studio album hanno scomodato nientepopodimeno che una delle più grandi opere di tutta la letteratura gotica, vale a dire “Carmilla” di Joseph Sheridan Le Fanu. Una scelta più raffinata e sottile rispetto a quella dei colleghi toscani, potrebbe obiettare qualcuno. Certo; peccato che operazioni come questa, quando non sono supportate da una forte sensibilità di fondo, corrono il rischio di far spuntare un sorriso amaro sulle labbra di chi per diversi anni ha vissuto a stretto contatto con queste atmosfere. È sufficiente dare un'occhiata al videoclip per capire che il brano del quintetto capitolino, talmente smarrito nel suo impacciato tentativo di suonare torbido e conturbante, ha ben poco da spartire con l'omonimo racconto del principe delle tenebre.

Chiudendo questa spiacevole ma necessaria parentesi, cominciamo a sottolineare il grandissimo lavoro che sta alle spalle di “Moonlight Waltz”. Abbandonata la materia elettronica di “Anima Noir”, i Theatres Des Vampires tornano a flirtare con un gothic rock ora romantico ora influenzato dalle colonne sonore dei capolavori del cinema horror, dando vita a squisite sezioni orchestrali con l'aiuto del Maestro Luca Bellanova (ex-Stormlord) dell'Accademia di Musica Classica di Roma. Siamo dunque di fronte ad un lavoro che, quanto meno negli intenti, si pone a metà strada tra “Nightbreed Of Macabria”, una sorta di fiaba dark ispirata a Tim Burton, e “Pleasure And Pain”, il primo album interamente cantato da Sonya Scarlet, oggi vero e proprio simbolo della band.

Come valutare, a questo punto, la performance di colei che un tempo era semplicemente la corista del gruppo? Beh, alcuni miglioramenti a livello d'intonazione ed espressività sono abbastanza evidenti, ma rimangono parecchi dubbi sull'effettivo valore della sua voce. Tanto per fare un esempio, la frontwoman sembra insistere in ogni singolo pezzo su un'interpretazione apparentemente languida e sofferente (o sensuale a seconda dei casi), ma alla lunga il risultato è talmente monotono da apparire grottesco e straziante. Non è forse un caso che la simpatica Sonya sia affiancata da altre voci, sia maschili che femminili, nei punti in cui i brani dovrebbero regalare maggiore pathos all'ascoltatore. Se volessimo essere maliziosi, potremmo spiegare allo stesso modo la presenza di tre ospiti di rilevanza internazionale quali Snowy Shaw (Therion, Mercyful Fate, King Diamond, Dimmu Borgir), Eva Breznikar (Laibach) e Cadaveria, ma preferiamo immaginare che questa scelta sia puramente frutto del buon gusto di Fabian e soci. Tornando alla vocalist: i limiti già sottolineati emergono un po' ovunque, ma diventano ancor più lampanti nella cover di “Figlio Della Luna”, celebre brano della pop band spagnola Mecano, in cui la voce di Sonya incespica nota dopo nota arrancando un'interpretazione che, per mantenere i nervi saldi, saremo costretti a dimenticare.

Se la voce della Scarlet desta non poche perplessità, non possiamo tuttavia lamentarci del comparto musicale – elegante, raffinato e curato nel minimo dettaglio – anche grazie alla produzione di Christian Ice, autore, tra l'altro, dell'unica, accattivante perla electro-goth del disco (“Obsession”). Numerose le canzoni che, all'interno del disco, si ritagliano un proprio spazio, prime tra tutte l'oscura “Keeper Of Secrets” (una strizzata d'occhio alle produzioni cinematografiche di casa Hammer), seguita a ruota dalla dolceamara “Fly Away”, dalla romantica titletrack e dalla gothic-oriented “Medousa”.

Purtroppo non mancano gli episodi trascurabili (“Illusion”, “Black Madonna”) e quelli praticamente inascoltabili (la stereotipatissima “Sangue” e la sconclusionata “Le Grand Guignol” si contendono il titolo di peggior brano dell'album), ed è proprio questo difetto, unito alla mancanza di una voce in grado di supportare a dovere le atmosfere ricreate dai Nostri, ad affossare la valutazione finale di “Moonlight Waltz”. Un vero peccato, se consideriamo che, dopo quindici anni di carriera, un disco dotato di simili credenziali avrebbe potuto garantire ai Theatres Des Vampires inimmaginabili ed inappagabili orizzonti di successo...



01. Keeper Of Secrets
02. Fly Away
03. Moonlight Waltz
04. Carmilla
05. Sangue
06. Figlio Della Luna
07. Black Madonna
08. Illusion
09. Le Grand Guignol
10. Obsession
11. The Gates Of Hades
12. Medousa

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