Ulcerate
The Destroyers of All

2011, Willowtip Records
Post Metal

Annichilenti e apocalittici. Gli Ulcerate ci regalano un disco da tramandare ai posteri!
Recensione di Stefano Risso - Pubblicata in data: 22/02/11

Dischi come “The Destroyers of All” fanno ben sperare sul prosieguo della musica pesante suonata e composta come Dio comanda! In un mare di spazzatura deve pur esserci qualcuno che non si fa condizionare da nulla, che si presenta sul mercato quando è il momento giusto, coniugando la perfezione della forma con una fortissima personalità, producendo un lavoro in grado di sopravvivere dopo decine di passaggi, svelandosi a poco a poco, insomma, in grado di appagare non solo l'orecchio, ma anche la sensibilità di chi ascolta.

Gli Ulcerate riuscirono in questo intento già dall'esordio, l'incredibile “Of Fracture and Failure”, che riuscì a smuovere il pantano delle scena death dell'epoca, grazie a una sapiente commistione di brutal e mathcore mai più eguagliata da nessuno. Col seguente “Everything Is Fire” si carpirono le reali potenzialità della formazione neozelandese... Il death non bastava più, bisognava abbattere i confini. Così le strutturatissime canzoni del debutto lasciarono il posto a flussi magmatici strabordanti violenza e oscurità, atmosfere angoscianti sospese tra terrificanti bordate metalliche finemente intarsiate con l'intento di rendere il più ostico possibile l'ascolto. Il risultato fu l'ennesimo disco da tramandare ai posteri. Facile immaginare l'attesa per “The Destroyers of All” da parte degli appassionati, ovviamente passata sotto silenzio, soffocata dalle sirene imposte dal music biz in favore di prodotti senza arte né parte.

Bene, ora che abbiamo tra le mani questo disco, possiamo tranquillamente sederci in riva al fiume e gustare il passaggio dei cadaveri dei “nemici”, con tanto di sorriso sarcastico stampato in volto: “Sapevamo che gli Ulcerate avrebbero distrutto chiunque”. Troppo ampio il divario con il resto delle band in circolazione, troppo concettualmente superiori e tecnicamente annichilenti. Un lavoro sulla scia del precedente, a cui gli Ulcerate hanno “semplicemente” donato diverse marce in più. È come se tutti i caratteri distintivi della band siano stati estremizzati: gli spazi atmosferici dilatati e resi ancor più oscuri, le trame prettamente metal ancor più intricate e pazzesche, e la commistione tra le due parti resa ancor più morbosa. Ormai di death non si può più parlare, è come se le chitarre brutali e dissonanti di scuola death newyorkese (leggasi Immolation) si fossero gettate ancora di più a capofitto negli spazi siderali del post-core/sludge, con una netta prevalenza della componente “post” che rende “ The Destroyers of All” un macigno impenetrabile.

Tracce dal minutaggio abbondante che giocano su continue variazioni tra violenza e squarci apocalittici, senza un preciso filo logico, lasciate vagare liberamente a seconda dell'ispirazione, assumendo in questo modo un'imprevedibilità che alza l'asticella per la comprensione completa dell'opera. Un monolite nero che ingloba anche sottili venature black metal (in più punti possono venire in mente gli ultimi Deathspell Omega), rilette sempre in chiave moderna, in cui, finalmente, l'enorme tecnica messa in mostra è a servizio del risultato finale: far affiorare sensazioni di smarrimento, alienazione, incubi. Un terzetto che si esprime su livelli di eccellenza: le chitarre di Michael Hoggard sono quanto di più complesso si sia ascoltato ultimamente in ambito estremo, la voce di Paul Kelland è allo stesso tempo brutale ed espressiva, mentre per il tuttofare Jamie Saint Merat (batterista, principale autore dei brani, curatore della produzione, del mixaggio e dell'artwork) vi rimando ai suoi video su YouTube, roba da rimanere a bocca aperta!

Un album non per tutti, da ascoltare quasi senza badare allo scorrere delle tracce, limitato paradossalmente dalla sua terrificante grandezza, un disco senza dubbio rischierà di passare sotto silenzio nei circuiti tradizionali, trovando asilo solo negli ascoltatori in cerca di musica lontana dai soliti canoni imperanti che prediligono la forma al contenuto. In “The Destroyers of All” troverete tutto questo, già ora candidato a disco dell'anno, splendida conferma di una band che si posizione al vertice della scena estrema odierna.



01.Burning Skies

02.Dead Oceans

03.Cold Becoming

04.Beneath

05.The Hollow Idols

06.Omens

07.The Destroyers of All

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