Fraulein Rottenmeier
Elettronica Maccheronica

2011, Autoproduzione
Rock/Elettronica

Recensione di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 30/03/11

Austera e severa, la Fraulein Rottenmeier si aggira contrita per i corridoi del collegio: tre discoli sono sfuggiti al suo implacabile controllo, ed ora vagano in libertà a combinare disastri.
Il primo di essi è Giorgio Laini, un cantante dalla voce secca e squillante, che scrive liriche senza rispettare la metrica, in un’urgenza comunicativa deliziosamente manifesta, ed utilizzando parole assai volgari a tratti, ma che rendono così meravigliosamente precisi i quadri esistenziali che vengono di volta in volta inquadrati dal suo sguardo, anche destando una certa simpatia empatica.
Il secondo è il batterista Franco Bruna che, al posto di dedicarsi al suo strumento d’elezione, spesso si mette a giocare coi synth, presentando il classico caso dell’alunno che, al posto di fare i compiti, preferisce mettersi a giocare al computer; infine, il bassista Mauro Comelli, con la sua attitudine funky ed il vizio di “venire avanti” come se stesse suonando la chitarra elettrica, sostiene perfettamente il groove, facendo, negli effetti, da perfetta spalla ai giochi di Franco.

Ed è con questi presupposti che questi tre ragazzi della Val Camonica hanno partorito il loro primo full-length album, il cui titolo è tutto un programma. “Elettronica Maccheronica”, difatti, abbandona il post-rock/punk dei 3 EP antecedenti per favorire una struttura tipicamente pop della canzone infarcendola, strato su strato, di abbondante elettronica, sia che si tratti di una base techno-dance come nel singolo “Dancefloor” (che crea dipendenza, siatene consapevoli), sia che si tratti di una base maggiormente destrutturante ed acida come su “Dietro La Lavagna”. Occasionalmente, viene alla mente anche una certa eleganza esistenzialista alla Bluvertigo in “La Conoscenza” e “Gran Ricetta Per La Plastica”, soprattutto nell’impostazione di testi e basso, mentre altrettanto interessante e convincente risulta la reinterpretazione della tipica canzone Emo fatta dalla band su “Monarchia”.
Bene, direte voi, ma come fa tutto questo ad essere rock? La risposta è davvero molto semplice: questo album riesce a conservare un forte senso di anarchia nella fase di composizione delle canzoni che è tipica del punk, ed allora si capisce come gli esordi della band non siano stati affatto dimenticati, semplicemente riletti in una chiave diversa e sicuramente più accattivante, anche commercialmente parlando, ma non per questo meno di impatto.

Impatto è la parola chiave per capire questo lavoro, un’altra è “delirio”: il delirio della sovversione delle regole tradizionali della canzone pop, delle parole che non si potrebbero usare, della metrica in cui è meglio stare, dell’immagine stucchevole e da bravi ragazzi che sarebbe meglio presentare. Qui, invece, è tutta una presa in giro fatta con estrema eleganza ed intelligenza, e non è affatto un caso se i ragazzi, in questo episodio discografico, si pongono come dei clown decadenti e non troppo allegri.

Insomma, un’insubordinazione a tutti gli effetti, ed ha quindi abbondanti ragioni la Fraulein Rottenmeier per essere preoccupata! Anche perché, alla fine, questo disco è assai ben riuscito, per cui non si riesce a resistere al gioco di questi ragazzi, tocca anche a noi inseguirli e diventare, in qualche modo, complici delle loro malefatte.
Quindi, cara Farulein: continua a cercare questi monelli che sono sfuggiti al tuo controllo, scovali alla svelta perché meritano senza dubbio di essere puniti, duramente.



01. Dancefloor
02. Dente Da Latte
03. Ornella TVB
04. La Conoscenza
05. Lacrime In Tangenziale
06. Monarchia
07. Dietro La Lavagna
08. La Nostra Romantica Ballata Pop
09. Gran Ricetta Per La Plastica
10. Political Chihuahua

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