"Trinity" spicca per una ricerca della melodia orecchiabile - a tratti sfacciata - e di immediata presa sull'ascoltatore. Brani semplici ed efficaci come "Trinity"o "Saints Of Tomorrow" sono caratterizzati da ritornelli chiari e semplicissimi da memorizzare e che piaccia o no, l'ascoltatore - come la sottoscritta - si ritroverà a canticchiarli sommessamente. Tuttavia, a tratti questa immediatezza rischia di sconfinare nella ruffianeria gratuita e risultare irritante, ma la qualità complessiva di quest'album rimane comunque discreta, con brani ben prodotti e ben confezionati, nonché vari, perché una ballata potente e struggente come "Guardian Angel" non poteva mancare, soprattutto per esaltare le doti vocali del frontman Eden. Sempre parlando di voci, non passano di certo inosservate le performance e le partecipazioni di James LaBrie (Dream Theater) in "No Holy Man" e come backing vocals nel resto dell'album e di Andi Deris in "Black Widow". Infine, un omaggio sincero al compianto Ronnie James Dio nel proporre la cover di "Rock ‘n' Roll Children", anche se, può piacere o non piacere ed alla sottoscritta non è parsa una cover memorabile. Il momento migliore dell'album rimane comunque nei primi tre, quattro brani e nella conclusiva "Jerusalem Sleeps". Il resto dell'album è senza dubbio gradevole, ma più prevedibile e banale.
Questo "Trinity" non è un brutto disco, anzi; lo sforzo per fare il salto di qualità si sente ed è testimoniato nel ricercare ospiti illustri. Tuttavia, a volte un'ammorbante banalità sembra aleggiare tra i brani, difetto che penalizza in modo abbastanza marcato quest'album.