Il gruppo dell’americano Michael Eden e dello scozzese Paul Logue realizza in fretta e furia il secondo disco dopo gli inaspettati consensi dell’esordio, sapendo di avere le possibilità, i mezzi e una grande occasione: quella di emergere. Per chi non li conoscesse ancora, gli Eden’s Curse sono un gruppo hard n’ heavy (più hard che heavy), e tra le tante cose è riuscito a stregare uno degli artisti più conosciuti del globo, tale Bruce Dickinson (Iron Maiden), che li ha menzionati più e più volte nelle poche interviste rilasciate durante l’anno appena trascorso.
Fedelissimi degli anni ottanta, gli Eden’s Curse chiamano nuovamente a rapporto il bassista/produttore dei Pink Cream 69, Dennis Ward (Krokus, Silent Force, Debauchery, Angra), e si avvalgono della voce dei TNT, Tony Harnell, per le backing vocals. L’ex Rainbow Doogie White e Carsten Schulz degli Evidence One si occuperanno dei cori ma la sorpresa è Pamela Moore, voce femminile del brano Sister Mary di “Operation: Mindcrime” dei Queensryche, qui alle prese con uno dei pezzi migliori: Angels & Demons.
Purtroppo “The Second Coming” non riesce ad eguagliare lo standard qualitativo impostato col primo disco. E’ vero, lo stile e l’attitudine sono intatte ma il songwriting è arrabattato, lavorato ottenendo l’obiettivo minimo (esatto, minimo) con (e ancora) il minimo sforzo, il tutto per uscire più velocemente possibile e provare a cavalcare l’onda di questo semi-successo. Lo strumento guida è quello di Thorsten Kohene, uno dei migliori chitarristi che mi sia mai capitato di ascoltare; non a caso tutti i brani del disco si basano sulle ritmiche intagliate dallo stesso Koehne e da almeno due straordinari assoli. L’accentuata sensibilità al ritornello facile (Masquerade Ball e Just Like Judas su tutte) fa il paio con una produzione che non mi ha convinto pienamente, troppo incentrata sulla potenza e sulla pulizia di un suono che non è più quello sporco e tagliente dell’esordio, e poi, troppo spazio concesso a Carsten Lizard Schulz degli Evidence One.
Stiamo comunque parlando di professionisti veri, pertanto non sarà difficile innamorarsi di una proposta che raramente, negli ultimi anni, ha valorizzato così tanto un genere sì anziano ma ancora in grado di regalare emozioni. Agli Eden’s Curse consiglio di non bruciare le tappe fisiologiche, noi li attendiamo on-stage per la prova del nove.