Marta Sui Tubi
Carne Con Gli Occhi

2011, Tamburi Usati/Venus
Alternative Rock

Gli untori, in senso assolutamente positivo, della stantia scena musicale italiana...
Recensione di Lorenzo Zingaretti - Pubblicata in data: 04/04/11

Un pezzo di carne con gli occhi è una persona che non ha più una spina dorsale, una sorta di reduce da una lobotomia. In campo musicale è un soggetto che accende la radio o la TV e spegne il cervello, pronto a sorbirsi tutto quello che gli viene propinato senza facoltà di scelta. Ecco, i Marta Sui Tubi (in origine duo chitarra-voce, ora evoluti fino a quintetto con le aggiunte di batteria, violoncello e tastiere), sono uno di quei gruppi che rappresentano ciò che c’è al di là di questo mondo fatto su misura per chi non ha voglia di ricercare la musica che gli piace e si accontenta della proposta standard. Partiti dalla Sicilia, passati per Bologna e finiti a Milano, dal 2003 propongono un folk rock alternativo guidato dall’abilità alle sei corde del chitarrista Carmelo Pipitone e dalla versatilità al microfono del cantante Giovanni Gulino; giungono con questo “Carne Con Gli Occhi” al quarto disco, che  conferma quanto di buono avevano già fatto prima, in particolare con il terzo album “Sushi & Coca”, che li aveva consacrati come una delle realtà più interessanti della musica indipendente italiana.


Il disco è capace di toccare tutte le sfaccettature dei Marta Sui Tubi, partendo dalla follia (s)ragionata di pezzi come “Camerieri” e “Muratury”, passando per l’aggressività sfogata in “Al guinzaglio” e arrivando alla poesia di canzoni come “Cristiana” e “Coincidenze”. Un lavoro quindi che può essere considerato un “riassunto” della proposta del gruppo? Sì, ma non solo, perché non si tratta di una mera riproposizione di elementi già sentiti nei lavori precedenti e rimescolati sapientemente, ma anche di un passo evolutivo verso la maturità, sia a livello musicale (come già detto la chitarra la fa da padrone, ma mai come in questo full gli altri strumenti sono così integrati nel sound del gruppo), che lirico, altro punto di forza della band. Gulino infatti ha l’abilità di evitare le solite banalità della canzone leggera italiana, riuscendo però allo stesso tempo ad essere diretto ed efficace, bastino come esempio alcuni passaggi della già citata “Cristiana”, primo singolo dell’album: “A pescar parole che come i pesci abboccano, in un mare di perché, con un Amo in bocca”. E’ tutto un distendersi attraverso giochi di parole, termini che assumono un doppio significato, momenti praticamente recitati e interpretati come se si stesse ascoltando una riproduzione teatrale su nastro; e vale senz’altro la pena citare anche la delicata chiusura riservata a “Cromatica”, una poesia in cui si parla d’amore tramite la descrizione delle combinazioni dei colori. Ma a livello di testi il manifesto del disco diviene senza dubbio “Di vino”, il racconto di una vita dal punto di vista dei numeri; pezzo che comunque vuole insegnarci qualcosa, cioè che “tutti questi numeri non servono poi a niente perché i conti alla tua vita potrai farli solo tu, e chi non conterà su di te vedrai che non conterà mai niente” .

Cosa conti poi nel contesto di una recensione, si sa, è quanto sia valido un disco. E in questo caso il giudizio è senza dubbio positivo, sia che chi legga sia un fan affezionato del gruppo o un ascoltatore “alle prime armi”: in entrambi i casi c’è pane per i denti di chi voglia tuffarsi nel mondo dei Marta Sui Tubi, di togliersi quel maledetto guinzaglio (disegnato anche in copertina) e andare al di là di quanto viene offerto, senza possibilità di replica e per ventiquattro ore al giorno, da radio e tv musicali. “Stanno tutti bene, ma non sanno che gli portiamo la peste”: è così che si apre “Carne Con Gli Occhi”, ed è così che possiamo definire i Marta Sui Tubi, quasi come “untori”, in senso assolutamente positivo, della stantia scena musicale italiana.





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