Hate Eternal
Phoenix Amongst The Ashes

2011, Metal Blade Records
Death Metal

Recensione di Stefano Risso - Pubblicata in data: 02/05/11

Nuovo album per gli Hate Eternal e una nuova sferzata death metal senza compromessi è pronta ad abbattersi sugli appassionati. A distanza di tre anni da “Fury & Flames”, il buon Rutan ritorna pienamente in forma con il quinto lavoro della sua creatura, il presente “Phoenix Amongst The Ashes”.

Non ci eravamo lasciati benissimo con i floridiani. I più attenti ricorderanno infatti i risultati altalenanti del precedente disco, frutto di una gestazione travagliata (per i dettagli vi rimandiamo alla recensione) e di scelte non felicissime (produzione troppo caotica e poca incisività, su tutte) quindi più che mai il titolo della nuova fatica rappresenta lo status attuale della band. Benché Rutan non abbia mai associato il filo conduttore dei titoli dei suoi album alla formazione in senso stretto, infatti il tema del trono/re dei primi tre album era riferito alla condizione umana attraversata da Rutan che a reali motivi di autoproclamarsi “re della scena”, questa volta sarebbe difficile però non paragonare la fenice che rinasce dalla proprie ceneri a una sorta di rinascita artistica degli Hate Eternal, ritrovati nel 2011 più motivati, più convincenti, in una parola: migliori.

Certo, parlare al plurale per gli Hate Eternal è solo per una questione di rispetto dei compagni di Rutan... In fin dei conti la band è sempre stata una sua emanazione (per la quale sacrificò anche il suo posto nei Morbid Angel), incapace di mantenere una solidità degna di questo nome, pronta a sprigionare tutta la sua potenza solo quando l'intensa attività di produttore glielo consente. Ma finiamola coi convenevoli e concentriamoci su “Phoenix Amongst The Ashes”. Non ci poteva/doveva aspettare novità dagli Hate Eternal, ci si augurava un ritorno a livelli più soddisfacenti: missione compiuta. Il brutal di casa Rutan non è cambiato di una virgola, dando il solito sfoggio di violenza unita a una tecnica strumentale di prima categoria. Soliti richiami ai Morbid Angel, velocità mostruosa, classici assoli “eterei” pronti a lanciarsi in feroci accelerazioni e tanto mestiere, nell'accezione più nobile del termine.

I motivi di giubilo per “Phoenix Amongst The Ashes” vanno cercati non nell'evoluzione, ma nell'insieme degli elementi che compongono il disco. La violenza e la velocità ci sono, abbiamo detto, ma a differenza di “Fury & Flames”, c'è anche tanto feeling, maggiore profondità delle tracce, è come se i nostri avessero leggermente messo da parte i muscoli in favore di approccio più ragionato. A questi livelli di potenza i confini in questione sono assai labili, ma fortunatamente Rutan è riuscito a imbrigliare tutta la fisiologica brutalità in uno schema decisamente più appagante: basti ascoltare la breve opener, “Haunting Abound”, la title-track o la conclusiva “The Fire of Resurrection” per rendersi conto della volontà dei nostri di scrivere qualcosa che non colpisca solo i timpani, ma anche la sensibilità degli ascoltatori. Un approccio che anche nei momenti più canonici, vedi la terremotante “The Eternal Ruler”, “The Art of Redemption”, o la settima “Deathveil”, riesce a farsi strada, donando un tocco più oscuro ed epicheggiante di quanto fatto con la precedente release.

Rimangono comunque alcune questioni “irrisolte”: come mai Rutan scelga sempre una produzione caotica per i suoi Hate Eternal, quando ha dimostrato di saper arrivare a un equilibrio perfetto tra potenza e pulizia (stiamo parlando del micidiale “Kill” dei Cannibal Corpse), sul perchè decida di far comparire il basso solamente nei crediti (durante l'ascolto non si percepisce mai), o perchè esasperi oltremodo la sua voce, affossando le backing vocals in scream. Al di là di tutto, Erik Rutan, gli Hate Eternal e “Phoenix Amongst The Ashes”, fanno parte della categoria dei “si ama o si odia”; non ci sono concessioni melodiche, non si va incontro all'ascoltatore in nessuna maniera, prendere o lasciare. Dunque un gran bel ritorno per Rutan e si suoi giovanissimi e preparatissimi compagni, un bel gradino sopra lo zoppicante “Fury & Flames”, ma non ancora al livello di “I, Monarch”, a questo punto probabilmente irraggiungibile.



01. Rebirth

02. The Eternal Ruler

03. Thorns of Acacia    

04. Haunting Abound    

05. The Art of Redemption

06. Phoenix Amongst the Ashes

07. Deathveil

08. Hatesworn

09. Lake Ablaze

10. The Fire of Resurrection

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