Holy Martyr
Invincible

2011, Dragonheart Records
Epic Metal

Recensione di Davide Panzeri - Pubblicata in data: 14/06/11

“Chi l’ha dura la vince” recita un famoso proverbio che, guarda caso, calza a pennello ai sardissimi Holy Martyr. Nati nel cagliaritano nel 1994 da un’idea del chitarrista Ivano Spiga, la formazione isolana ha attraversato notevoli vicissitudini paragonabili solo a un mare in piena burrasca da cui non si vede uscita, salvo poi ritrovarsi improvvisamente e miracolosamente a navigare in placide e cristalline acque. Dopo quattro demo ed avere rischiato lo scioglimento (tra cui si insinua anche la generosa e spontanea donazione di denaro da parte  diversi fan europei a sostegno della band), gli Holy Martyr finiscono sotto contratto con la Dragonheart Records, che li mette in pista e gli permette di produrre i tre album che ad oggi sono disponibili sul mercato: “Still At War”, “Hellenic Warrior Spirit” e il novello “Invincible”.

“Invincible” è un grintoso ed energico esempio di come si possa fare ottima musica, con poche pretese, senza tanti fronzoli e con la testa ben attaccata sulle spalle. La maturità dimostrata nel qui presente disco è esponenzialmente aumentata e di ciò ne hanno beneficiato soprattutto le canzoni ( dieci per l’esattezza). Dopo una breve intro d’atmosfera dedicata alla famosissima isola del pacifico “Iwo Jima” si parte subito a spron battuto con una combo di canzoni da far impallidire persino gruppi storici del genere: “Invincible” e “Lord of War” sono due gioielli incastonati nell’affilata katana di un samurai, arma bianca che più volte calerà inesorabilmente a falcidiare i nemici (potrei dire del vero metallo ma ci pensano già altri gruppi a fare questi proclami). “Ghost Dog” fa da ponte con il suo ritmo blando e ricercato all’intermezzo “The Soul Of My Katana” e alla successiva e frenetica “Shichinin No Samurai”, furiosa, martellante e potente, la batteria sostiene maestosamente la voce di Alex Mereu (a tratti incredibilmente simile a Blaze Bailey) che, al pari delle chitarre, sfocia in un refrain epico e d’autore. “Takeda Shinchen” non pensiate allenti il ritmo e vi lasci riposare; assolutamente no. Se non l’avete ancora intuito, questo è un album di purissimo Epic Metal, diretto, roccioso e fottutamente (scusate il termine) heavy. Stesso destino è riservato per le restanti tracce del platter, ottimamente arrangiate, suonate e prodotte.

Un album che non è per deboli di cuore, da sparare a tutto volume nel vostro stereo per poter dire per una volta senza timore:” Si, sono fiero di essere italiano”. Bravi ragazzi.




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