Dreamland
Eye For An Eye

2007, Dockyard1
Heavy Metal

Recensione di Gaetano Loffredo - Pubblicata in data: 09/04/09

Avevamo introdotto i Dreamland soltanto una dozzina di mesi addietro, quando il reclamizzato album di debutto, Future’s Calling, faceva capolino tra le mensole dei negozi che siamo soliti visitare il sabato pomeriggio.
La storia si ripete, gli amici Joacim Cans (voce degli Hammerfall) ed Andy LaRocque (chitarrista di King Diamond e produttore di successo) tornano a spremere i giovincelli svedesi che riappaiono sul mercato consegnando il secondo atto della loro carriera: "Eye For An Eye".

Il primo passo verso la nuova pubblicazione si è concluso con un avvicendamento alla batteria; fuori l’immaturo Marcus Sköld (al quale è stato presentato il più classico dei benserviti), dentro l’assennato Jesse Lindskog, già attivo con i suoi Dragonland (coi quali mantiene la posizione nel sestetto base) e Nostradameus.
Eye For An Eye nasce, non solo idealmente, da un disegno prestabilito, attraverso il quale convergono le caratteristiche essenziali che hanno reso popolari i fratelli maggiori, gli Hammerfall, elementi che vengono dapprima selezionati e lavorati a tavolino dall’intera band, poi smerigliati e levigati in studio dallo stesso Joacim Cans con la fattiva e prolifica collaborazione di Andy LaRocque.

Per nulla impegnativo nella costruzione delle ritmiche, poco variegate a dire il vero, il disco zoppica vistosamente nelle sue undici strutture; per non parlare di un’interpretazione vocale che perde tono in modo irregolare e che finisce per nascondersi tra gli incompiuti tentativi melodici.
Il lavoro si estende su un numero rilevante di tempi medi e su una opportuna manciata di brani veloci ma non tiene conto della ballata che aveva addolcito il suo predecessore, Fade Away (ne era stato anche girato un video promozionale), qui non replicata. Scelta incomprensibile.

Eye For An Eye è un album omogeneo, compatto e inceccepibile in quanto a produzione. Ordinato e scorrevole dalla title track alla conclusiva Revolution In Paradise, riesce a catalizzare l’attenzione dell’ascoltatore che non ama il cosiddetto metallo peNsante e si fa apprezzare nei momenti “di stanca”, quando è sufficiente dell’onesto e genuino heavy metal per ritrovare l’energia necessaria.

Trattasi, putroppo, di una proposta sostanzialmente derivativa; priva di reagenti che possano ricondurre anche al più piccolo stralcio di personalità. Tant’è che nella musica dei Dreamland non ci trovo nulla di male, se non l’affanno nella ricerca continua della melodia mista aggressività e nella quale i frutti semi-clonati appariranno, ancora una volta, moderatamente acerbi.
Il vero gusto lo assaporeremo progressivamente, disco dopo disco, a partire dal prossimo. O almeno questo è l’auspicio.



01. Eye for an Eye
02. Carousel of Pain
03. Reverse Deny
04. Secret Signs
05. Chosen ones
06. Spread your Wings
07. Shadows Of The Night
08. Heavenly Designed
09. Children Of Tomorrow
10. Forever And Ever
11. Revolution In Paradise

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