Brutal Truth
Evolution Through Revolution

2009, Relapse Records
Grindcore


Recensione di Stefano Risso - Pubblicata in data: 30/04/09

Si è sempre portati a diffidare dalle reunion, quasi sempre spinte dall'odore dei soldi e di una rinnovata popolarità, che per ragioni puramente artistiche. Nel caso dei Brutal Truth mi sento di dire che tutti i dubbi attorno a questi grandi ritorni possono essere messi da parte, innanzitutto perché i nostri sono tutt'ora considerati tra i paladini del genere, senza bisogno di rinverdirne il ricordo, e seconda cosa, un disco come Evolution Through Revolution suona incredibilmente diretto, genuino, non una sorta di best of della carriera, ma un album con diverse cartucce da sparare.

È anche vero che una reunion dei Brutal Truth era un po' il sogno di tutti i grinders del mondo, a seguito dello split consumato dopo Sounds of the Animal Kingdom, praticamente all'apice della carriera. Il rischio era di rimanere delusi da Evolution Through Revolution, con tutte le aspettative che portava in dote, invece i nostri tengono botta alla grande, sfornando un disco più “conservatore” di quanto la band ci aveva abituato, e scaricando sugli ascoltatori tonnellate di violenza inaudita che a tratti rasenta la cacofonia. Del resto con musicisti di questo calibro è un po' come andare a botta sicura, nonostante il nuovo arrivato alla chitarra Erik Burke, perfettamente inserito nel contesto della band.

Diciamo che il significato del titolo deve essere sicuramente a livelli lirico, visto che musicalmente i Brutal Truth hanno snellito il proprio grindcore, privandolo di sperimentazioni noise alla Need To Control, e di soluzioni inedite, mostrando però la solita maestria nel districarsi nel genere che li ha visti dominare per lunghi anni. Guidati dalla strepitosa voce di Kevin Sharpe, la macchina Brutal Truth miete vittime ad ogni traccia, con una sessione ritmica granitica ad opera della coppia Lilker/Hoak, e con un riffing sempre tagliente, dissonante. Lo stile di fondo è rimasto sempre quello (scusate se è poco...), quindi il piacere che nasce dall'ascolto del disco nasce principalmente nell'aver ritrovato in piena forma una band seminale, più che per musica dai tratti particolarmente geniali, oltre a riconoscere quanto le giovani leve siano state ispirate da Lilker e compagni. Ci si muove continuamente tra sferzate iperviolente e rallentamenti morbosi, sempre imbrigliati in un songwriting privo di sbavature.

Un gran bel ritorno, che punta dritto all'osso senza troppi giri di parole, per una band che ha aperto la strada per tutte le formazione venute dopo, e che continua e dettare legge. Grandi!



01.Sugardaddy

02.Turmoil

03.Daydreamer

04.On The Hunt

05.Fist In Mouth

06.Get A Therapist Spare The World

07.War is Good

08.Evolution Through Revolution

09.Powder Burn

10.Attack Dog

11.Branded

12.Detatched

13.Global Good Guy

14.Humpty Finance

15.Semi-Automatic Carnation

16.Itch

17.Afterworld

18.Lifer

19.Bob Dylan Wrote Propaganda Songs    

20.Grind Fidelity

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool