Midnattsol
Nordlys

2008, Napalm Records
Folk Metal

Recensione di Gaetano Loffredo - Pubblicata in data: 09/04/09

Piccola grande delusione questo "Nordlys" dei Midnattsol, secondo disco della formazione capitanata da Carmen Elise Espenæs, sorella di Liv Kristine (Leaves’ Eyes, ex-Theatre Of Tragedy), l’unico esponente norvegese in un gruppo che parla tedesco. Esponente spirituale, intellettuale, perché se è appurato che con la sua voce armoniosa, angelica, la Nostra ha regalato e continua a regalare emozioni, è altrettanto vero che la sua rifinitura passa attraverso i testi e le tematiche nordiche, rievocandone miti, storie, saghe e leggende. Basta per attirare, ma non per convincere.

I Midnattsol si vendono sbandierando questo nordic folk metal, definizione quantomeno opinabile. Nordic per i testi e le tematiche, d’accordo, sul folk avrei da ridire: ce n’era poco sul disco precedente, "Where Twilight Dwells", ce n’è ancora meno su "Nordlys", che si basa su un muro metallico di grande spessore (vedi ritmica sull’asse Merzinsky/Hector/Droste) e sulle atmosfere decadenti generate dal cantato metodico di Carmen Elise. Tanto heavy metal dunque, omogeneo, orecchiabile, spossante; nove brani molto lunghi che, nel tentativo di mettere d’accordo tutti, finiscono per infrangersi su una fiaccante monotonia: è come se l’immagine fredda e gotica del gruppo sia stata preventivamente plastificata.

La giostra dai colori nordici comincia a girare sulle note di "Open Your Eyes", ma i brani migliori sono i successivi "Skogens Lengsel" e "Northen Light" (la traduzione di "Nordlys"), giocati sugli arrangiamenti melodici e sulle capacità interpretative di Carmen Elise che, doveroso prenderne atto,  ha migliorato i suoi spunti vocali. Senza fare troppo i fiscali su una produzione così così e cercando di entrare nello spirito del disco dei Midnattsol, dobbiamo e vogliamo evidenziare il lato negativo a discapito di quello positivo: il songwriting di "Nordlys", per esempio, è davvero poca cosa, lo dimostrano "Konkylie" e "Wintertimes", due rincalzi un tantino sbiaditi che non producono il tanto atteso “valore aggiunto”. Si salvano a malapena le due composizioni che concedono, finalmente, sprazzi di folk nordico: "New Horizon" e "River Of Virgin Soil", ma la sensazione è quella di un disco di ripiego se rapportato al valido debutto.

C’è chi parla di passo avanti, ma "Nordlys" zoppica vistosamente, presentando nove pezzi innocui che cercano di suonare moderni e spigliati ma che non arrivano come dovrebbero/vorrebbero. Insomma, qualche momento buono c’è, ma i Midnattsol devono ancora capire, se vogliono sfondare in questo settore, come sfruttare le loro capacità al servizio di un sound meno derivativo e in po’ più personale. I mezzi ci sono, il tempo anche: non ci resta che attendere.



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