Tristania
Illumination

2007, SPV
Gothic

Recensione di Gaetano Loffredo - Pubblicata in data: 09/04/09

Sono passati dieci anni. L’emersione dei Tristania fu di quelle da embolia: veloce, ostinata, forse impulsiva. Diverse etichette incrociarono il demo plasmato da Einar Moen e dall’ex Morten Veland. Una firma, il disco e subito in tour coi Lacrimosa, poi fianco a fianco con gli Haggard. E’ il secondo album, "Beyond The Veil", a collocarli nel metal che conta; e i sodalizi “on the road” con Trail Of Tears, Tiamat ed Anathema riflettono uno dei diversi aspetti di un’ascesa invadente. Gli anni, le vicissitudini interne e il cambio di rotta, hanno livellato l’intera scala valori che compete ai Tristania; non più astri nascenti e futuri condottieri del gothic metal ma semplici, generosi e laboriosi adepti. Quanto basta per ritrovarli con una certa costanza sul mercato discografico.

"Illumination" è la sintesi di quanto enunciato. Il disegno melodico è preciso e riconoscibile, l’apparato tecnico una certezza assoluta e l’atmosfera post-apocalittica che abbraccia le dieci isole dell’arcipelago scandinavo, affascinante. Non basta, però, per decretare poesia uno scritto in rima. L’abbandono parziale dei retaggi accostabili al metal più estremo è una caratteristica che lascia soddisfatti a metà; il punto di incontro tra il lato più lieve e quello più grave della loro musica è ora a vantaggio del primo e i ritmi calano ancora, inesorabilmente.

L’esordio è di quelli vincenti, tre spaccati goth-rock intitolati "Mercyside", "Sanguine Sky" e "Open Ground", carichi di espressività e qualificati da un minimo comune denominatore ormai trademark del sestetto:  aggressività contenuta. E’ il quarto sigillo, "The Ravens", a presentare una gradita novità. Vorph dei Samael, nelle vesti di ospite di lusso, offre un prezioso contributo vocale aumentando, di fatto, il tiro efferato e apprensivo del quale si compone l’intero brano. Tutto il resto è in salita. La cadenza è appesantita e ingigantita da un disegno melodico meno funzionale del solito, e si ha la sensazione di tagliare il traguardo con innaturale fatica soltanto dopo aver percorso tratti quasi indigesti. Lo scambio di opinioni con Anders Hidle, chitarrista elegante e raffinato, non scioglie i miei dubbi sul fattore primo, composizioni, che su "Illumination" paiono non recitare un ruolo predominante; piuttosto la produzione, quello sì, è il punto sul quale l’artista si sofferma lustrandosi gli occhi. E’ Waldemar Sorychta (Lacuna Coil, The Gathering, Tiamat, Samael) la soluzione? No.

Un disco che apre e chiude qualche piccola nuova parentesi nel mondo dei Tristania, lasciandoci liberi di scoprire aspetti inediti di un’eredità musicale a volte scomoda da ricordare, quella di Morten Veland. All’interno dell’esigua discografia "Illumination" si rivela, comunque, un lavoro fresco e stimolante che avrà il merito di non passare inosservato.   



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