Madina Lake
Attics To Eden

2009, Roadrunner Records
Pop Rock

Recensione di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 19/05/09

Sono nuovo nel panorama editoriale italiano, quindi vorrei che chiarissimo un aspetto, ora che mi è finalmente capitato un cd pop rock da recensire, un aspetto che ci porterà a conoscerci meglio: io non ci vedo nulla di male nel punk rock “TRL-Style”, e tantomeno la temutissima parola “emo” non significa assolutamente insufficienza a priori, per me. D’altronde, c’è una differenza qualitativa abissale tra parlare di Dari (o Tokio Hotel) e 30 Seconds To Mars (o My Chemical Romance), e se non l’avvertite… beh, provocatoriamente potrei arrivare a dirvi che condannate la superficialità, ma ne siete in un qualche modo vittime (lo siete ugualmente se, in questo momento, vi state chiedendo nell’esempio sopra quale sia il lato “buono”… ma basta con le polemiche! - sia chiaro che questo pezzo lo sto scrivendo con un bel sorriso stampato sulle labbra). Bene, detto questo posso anche aggiungere che la vera difficoltà nel giudicare un lavoro di questo tipo - e quello degli americani Madina Lake rientra appieno nel genere - è semmai quella di distinguere un’ottima e bombastica produzione dall’effettiva qualità delle composizioni che ci stanno sotto: in altre parole, se la muscolatura è autentica, oppure se si tratta di acqua trattenuta di origine dopante.

Purtroppo, per i Madina Lake siamo di fronte al secondo caso: la produzione ad opera di David Bendeth, già all’opera su Paramore, porta difatti ad annuire convinti e soddisfatti ad un primo ascolto di queste dodici fulminanti composizioni che costituiscono il secondo album della band dell’Illinois. D’altronde, la press note narra di leggendari turni massacranti in studio, dove David ha distrutto pezzo per pezzo la musica del gruppo per ricostituire, ad onor del vero, un quadro sonoro praticamente perfetto nella resa e nell’estetica. Basta tuttavia fare una seconda passata del cd nel lettore, e si scopre già la noia. In “Attics to Eden” sopravvivono ad un groove scontato e facilone solo l’R’n’b di “Let’s Get Out Of Here” (dove mi è sembrato, in modo molto azzardato, di avvertire una versione emo dei Backstreet Boys prima maniera) e la malinconica “Through The Pain” (anche se forse fa un po’ troppo Lost – e per una volta tanto l’Italia insegna all’America su un genere inventato dagli americani).

La band dei gemelli Leone (uh che bello! Ma quanto vanno di moda i gemelli ultimamente? - si veda The Veronicas) può in effetti aspirare solamente ad essere una valida alternativa, dal sound più robusto ed interessante, ai Tokio Hotel (ci sono i gemelli pure lì!)… Per il resto, questo cd non restituisce davvero molto altro all’ascoltatore, se non un artwork inconsueto. Lasciatemi però ribadire in chiusura quanto affermato all’inizio: i Madina Lake non sono insufficienti perché sono emo, sono insufficienti perché suonano tremendamente noiosi e banali.



01. Never Take Us Alive
02. Let's Get Outta Here
03. Legends
04. Criminals
05. Through The Pain
06. Never Walk Alone
07. Not For This World
08. Welcome To Oblivion
09. Silent Voices Kill
10. Statistics
11. Friends And Lovers
12. Lila, The Divine Game

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