VNV Nation
Of Faith, Power And Glory

2009, Anachron Sounds
Elettronica

Recensione di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 27/06/09

Una premessa: mi scuso con i lettori, perché questa è una recensione nata da sessioni di ascolto in condizioni a me inusuali e che mi hanno costretto ad approfondire poco la musica di cui mi accingo  a scrivere, tutto a causa di un disco promozionale che non mi ha permesso di svolgere al meglio il mio lavoro.

Detto questo, e sperando che non debba tornare più sull’argomento, parliamo un po’ dell’ultima fatica discografica del duo inglese VNV Nation.
Of Faith, Power And Glory” si apre su “Pro Victoria”, una marcia epica e drammatica, l’ideale per la colonna sonora di un film sulla seconda guerra mondiale…pare quindi naturale che Ronan Harris decida di correre subito ai ripari con il suo classico EMB groove in “Sentinel”; sentendo però questa traccia, si avverte già una grande apertura sul ritornello, un senso di freschezza e gusto della pura melodia che, sul precedente “Judgement”, decisamente deficitava, in favore di atmosfere più fredde da sovrabbondanza di silicio.
E’ una sensazione che troverà conferma anche in canzoni come la successiva “Tomorrow Never Comes” (dove una partenza house non deve tradire la nascita del potenziale singolo, grazie all’suo killer della tastiera alla Robert Miles), oppure su “In Defiance” (molto condita di industrial) e la conclusiva “Where There Is Light”.

Come se ciò non bastasse, a rendere il quadro ancora più eclettico ed interessante abbiamo canzoni progressiste come “Ghost”, dove un oscuro metronomo segna il ritorno dei toni marziali espressi dagli archi sintetici, il tutto in un pezzo che ci porta alla mente atmosfere sci-fi apocalittiche alla Terminator, oppure la ballata per solo pianoforte di “From My Hands”, una canzone che, se vogliamo, è un po’ la prosecuzione di quella gran emozionalità espressa dai VNV Nation con la loro celebre “Illusion”.
Non manca poi la trance per viaggiare di “Art Of Conflict” o il groove funky acidissimo e sinteticamente elettronico di “The Great Divide”.

…e veniamo alla questione voto. Allora, ribadiamo un concetto: questo album è qualitativamente anni luce dal predecessore “Judgemet”, odora quasi di capolavoro per i VNV Nation, ed il tutto per quello squisito gusto della melodia di cui vi avevo accennato all’inizio, e che abbondante scorre nel suo flusso lungo tutta la durata del cd.
La questione, semmai, è: un ascoltatore rock può trovare interesse nei VNV Nation? Ni.
Ni perché, fondamentalmente, dipende da quanto siete aperti, musicalmente parlando; quello che vi posso garantire è che l’elettronica dei VNV Nation è fine, alternativa, colta: le loro canzoni sono strutturate come tali, si evolvono come tali…insomma, non stiamo certo parlando di house o commercial disco per celebrolesi (senza offesa per gli amanti del genere, eh!...ma ci sono amanti del genere alla lettura di queste pagine? Parliamone!).
Tuttavia, è ben lontano il livello Depechemodiano dell’elettronica, così come la rabbia e la follia dell’industrial, oppure l’oscurità della Darkwave.
C’è un po’ tutto quello che ho scritto sopra nei VNV Nation, e questo li porta fuori dalla discoteca…ma non del tutto, come se un piede, ostinatamente, non volesse lasciare il dancefloor: hanno una certa attitudine rock, eppure potrebbero essere messi su Discoradio senza passare per eccessivamente astrusi (scegliendo la canzone giusta, ovviamente. Ricordate: questo album è decisamente eclettico, fortunatamente).

Tirando quindi le somme: un cd che io ho trovato davvero ottimo, ma questo è pur sempre Spaziorock (anche se siamo su Off Rock). Il voto lo vedete in fondo.



01.Pro Victoria
02.Sentinel
03.Tomorrow never comes
04.The great divide
05.Ghost
06.Art of Conflict
07.In Defiance
08.Verum Æternus
09.From my hands
10.Where there is light

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