Mind Key
Pulse For A Graveheart

2009, Frontiers Records
Prog Metal

Un disco tutto italiano che non delude le aspettative
Recensione di Davide Panzeri - Pubblicata in data: 16/07/09

I Mind Key nascono nel ’99 grazie ad un’idea di Dario De Cicco (tastiere) ed Emanuele Colella (chitarre), che decidono di formare una band dalle forti tinte progressive prendendo spunto dalle più grandi e rinomate prog metal band quali Dream Theater, Symphony X, Evergrey etc, strizzando l’occhio, o se preferite l’orecchio, anche all’hard rock dei prestigiosi anni ottanta.
Dopo la pubblicazione del loro primo demo, “Welcome To Another Reality”, Frontiers si accorge di loro e li scrittura nel roster, la quale si preoccuperà poi di distribuire “Journey Of A Rough Diamond”, debut album della band. Disco che si rivelò un centro perfetto e che li portò anche a suonare di spalla ai loro “mentori” Dream Theater.
Ormai stufi di essere paragonati a loro (a proposito, leggetevi l’esilarante intervista cliccando sul link in alto) i Mind Key concentrano gli sforzi sul nuovo album “Pulse For A Graveheart” in modo da chiarire una volta per tutte il loro stile unico e personale, mettendo a tacere coloro che continuano a tacciarli di essere una band copia di altre di fama maggiore.


Il nuovo lavoro si presenta in griglia di partenza molto maturo e genuino, mettendo inoltre in risalto le buonissime capacità compositive della band. Di Dream Theater, onestamente, non ne ho vista alcuna traccia, se non per il fatto che essendo un CD sostanzialmente prog metal, il primo nome a cui una persona può pensare è proprio quello della band newyorkese.
I brani sono ovviamente, come ci si aspetta, variegati e ispirati. Prendo per esempio l’opener dell’album, “Sunset Highway”, che io trovo senz’ombra di dubbio la migliore, è una di quelle canzoni che non faticano per nulla ad entrare di prepotenza nelle playlist personali. Facciamo inoltre la “conoscenza” di Aurelio Fierro Jr., ottimo vocalist dalle doti canore impressionanti. L’influenza hard rock, cercata dai Mind Key la troviamo in tutto l’album, sapientemente amalgamata e innestata. Ne è un esempio perfetto “The Seventh Seal” a cui possiamo aggiungere anche “Eye of a Stranger”. Tra assoli di chitarre e tastiere dosati alla perfezione, mai noiosi e mai fuori luogo, ci gustiamo l’album che ci regala anche piacevoli momenti di tranquillità, come accade per la malinconica “Ventotene” e la classica ballata, se così la si può chiamare, che chiude l’album, “A New Generation”.
Disseminati nel corso del lavoro troviamo anche tre illustri ospiti che hanno prestato le loro ugole o mani ai nostri ragazzi. Sto parlando di Derek Sherinian (Dream Theater, Alice Cooper), che esegue un assolo di tastiera su “Citizen of Greed”, Reb Beach (Withesnake, Winger) in “Now Until Forever” e Tom Englund (Evergrey) che duetta con Elio Ferro in “Graveheart”.


Posso ritenermi molto soddisfatto dal lavoro dei nostri connazionali. Un album che non delude le aspettative, non stanca e che è facilmente accessibile anche ai non amanti del progressive metal.





01.Sunset Highway
02.The Seventh Seal
03.Citizen Of Greed
04.Crusted Memories
05.Dead Fame Hunter
06.Ventotene (The Island)
07.Graveheart
08.Eye Of A Stranger
09.Now Until Forever
10.A New Generation

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