Mind Key (Dario De Cicco ed Emanuele Colella)

Il tastierista ed il chitarrista della talentuosa band italiana ci presentano il loro nuovo album "Pulse For A Graveheart". Buona Lettura

Articolo a cura di Davide Panzeri - Pubblicata in data: 16/07/09

Ciao ragazzi, benvenuti su Spaziorock. Come state?


Dario: Ciao Davide, Stiamo benone, almeno per il momento e ci godiamo questo magnifico periodo dell’uscita del nuovo album!


Ok, direi di partire subito chiedendovi come sta procedendo la vendita di “Pulse For A Graveheart”. Si, lo so che è appena uscito, ma magari avete qualche riscontro.


Dario: Più che presto, direi che è prestissimo. Il disco è uscito meno di una settimana fa, per cui è davvero impossibile fare una stima. Tuttavia possiamo dirti che sin'ora i risultati sono stati davvero clamorosi. Non solo il responso della critica è stato davvero entusiastico, sia sui magazine che sulle webzine specializzate (tra cui numerosi Top Album), ma anche il responso a stretto giro del pubblico è stato a dir poco sorprendente. Molti store hanno inserito l’album tra le Top dei dischi più venduti del momento. Che dire, le cose cominciano nel migliore dei modi e speriamo continuino così.


Emanuele: Sembra che per ora tutto proceda bene… vedremo tra un po’ di tempo.


Volete introdurre al pubblico il nuovo album? Caratteristiche, punti forti etc. etc.


Dario:  “Pulse for a Graveheart” è il nostro nuovo album e ne siamo davvero stra-fieri!! E’composto da 10 canzoni decisamente differenti rispetto al nostro primo album “Journey of a Rough Diamond”. Si può dire sia un lavoro nato davvero in pochi mesi. Lo so, è difficile a dirsi visto che sono passati un po’ di anni dall’uscita del nostro debut,  eppure in questo periodo oltre ad un tour Europeo di più di 15 date e un DVD Live registrato in Polonia il vero lavoro di song-writing si è svolto in pochissimo tempo e siamo stati così entusiasti da non aspettare un minuto di più. Siamo subito entrati in studio, appena ultimati gli arrangiamenti ed abbiamo lavorato come pazzi. I punti di forti di questo platter credo siano riscontrabili in un maggiore maturità del song-writing e in uno snellimento generale dei brani, non a discapito di arrangiamenti essenziali, ma anzi arricchiti. E’ un album dalla grande impronta melodic metal con forti influenze AOR/hard rock senza perdere quella matrice prog che ci appartiene indissolubilmente. Lo ritengo un album maturo e ambizioso. Ovviamente una grande novità è data dall’avvicendamento nel ruolo di singer, e siamo fieri di presentare, con questo album, Aurelio Fierro Jr. che rappresenta davvero la marcia in più per delle song davvero valide.


Emanuele: E’ un disco molto eterogeneo e che potenzialmente può interessare ad amanti di generi musicali diversi. Le sfaccettature prog sono unite ad una maggiore componente melodica e con forti influenze AOR (di cui ringrazio De Cicco per gli insegnamenti). I punti forti sono chiaramente le chitarre! Ehehe scherzo! La voce di Elio è davvero esplosiva e credo che con quella venatura settantiana attragga l’interesse di molti.


Devo essere onesto con voi, non sono un amante delle sonorità prog, ma il vostro lavoro mi è piaciuto molto. Forse perché ci sono numerose influenze di band quali Evergrey, Symphony X e un po’ di sano Hard Rock che io adoro?


Dario: Se è così, ne siamo davvero contenti, perché è esattamente quello che volevamo da questo album. Certo, speriamo di riuscire anche a trasmettere un sound tutto sommato personale, ma non neghiamo affatto l’influenza delle band da te citate. Anzi, mi dai anche la possibilità di fare una piccola digressione – un po’ polemica se vogliamo – rispetto a certi commenti che continuano a bollare il nostro lavoro come derivativo del sound dei Dream Theater. I DT sono stati un gruppo basilare per la nostra formazione, e non rinnegheremmo mai quell’influenza, ma rimanere ancorati al giudizio concernente il sound del primo album – certamente più influenzato dalla grande band newyorkese – o al fatto che abbiamo suonato con loro, o addirittura come è stato detto, che rimarremmo legati a quel sound perché, in contraddizione con un desiderio di emancipazione da quel sound, avremmo poi invitato Derek Sherinian per un assolo su un nostro brano, certe critiche risultano davvero puerili, e permettimi, senza senso. Comunque è un’idea anche quella e, sinceramente, la lasciamo a chi la esprime pur se (per dirla a la “Padrino”).. “col dovuto rispetto” .
L’influenza hard rock stavolta, credo abbia avuto un grande ruolo: band come Whitesnake (anche per il timbro strepitoso di Aurelio, molto nello stile Coverdale/Jorn/Dio) oppure Journey o Bad English, sono state fondamentali per la nascita dei nuovi brani.


Emanuele: Effettivamente io ormai sono anche un po’ avvilito da questo “Bollino Rosso D.T.”. Ok, per il primo album ci sta anche bene, ma questo non credo che possa dirsi di quell’ispirazione. Normale che essendo loro i creatori del progressive metal qualunque cosa si avvicini a questo genere è stigmatizzata. D’altronde hanno detto la stessa cosa in relazione all’ultimo album dei Pagan’s Mind che davvero poco hanno a che fare con i D.T. e che, mia opinione personale, hanno davvero apportato novità nell’ambito progressive.


Aggiungo anche che, tecnicamente mi avete stupito molto. Insomma, per suonare questo tipo di musica, una buona (se non ottima tecnica) è richiesta. Che studi avete intrapreso? Andate ancora a lezione? Le date voi?


mind_key_intervista09_01_600Dario: La mia preparazione è quasi esclusivamente classica, il resto l’ho appreso solamente attraverso anni e anni di ascolti variegati. Ho studiato al Conservatorio dove mi sono diplomato 8 anni orsono in pianoforte. Dopodiché ho intrapreso gli studi di composizione al Conservatorio di Napoli. Una scuola fondamentale per me, senza quello studio non avrei mai maturato certi cambiamenti, anche stilistici. Ho momentaneamente sospeso quegli studi per motivi di lavoro, ma conto di ricominciare prima possibile. Personalmente sono troppo insofferente e privo di pazienza per dare lezioni ad altri, ma più in generale non credo di esserne all’altezza. Insegnare è una vocazione, è una cosa che bisogna sentire, e io non ho mai avuto questo desiderio. Ho provato a volte ma è durata davvero poco, mi spazientivo troppo e mi sono accorto che forse non era per me.


Emanuele: Beh, io sono “l’ignorante del gruppo", o meglio, colui che non ha titoli che ne rappresentino i suoi studi! Da buon autodidatta ho imparato a suonare con il metodo classico che, chi come me ha imparato da solo, conosce molto bene: ascolta, ritorna indietro, riascolta, ritorna indietro etc. Diciamo che ho studiato poi per un anno da un maestro locale (devo dire molto conosciuto e virtuoso), Livio Lamonea, e poi ho continuato da solo così come avevo iniziato. Ho iniziato tardi a suonare (a 19 anni) e da allora ho ascoltato per anni solo progressive, in particolare il prog metal e quello della scuola anni 70 (i classici) e qualcuno della scuola anni 80 (Saga , It Bites etc.). Devo essere sincero, non trovo questo genere musicale complicato eccessivamente, ce ne sono alcuni davvero da perdere il cervello! Lezioni ne ho date, o meglio ci ho provato ma, come diceva il caro De Cicco, "è una vocazione".


A livello compositivo, partecipate tutti alla stesura delle canzoni? O c’è qualcuno in particolare che si occupa della musica e dei testi?


Dario: Credo si possa dire che c’è un doppio processo di composizione della parte musicale dei brani. Nella maggior parte dei casi avviene che uno di noi porta un po’ di idee, a volte già strutturate e le fa sentire agli altri. Talvolta succede che ci si applica solo sull’arrangiamento, mentre altre volte succede che quelle idee vengono stravolte e ne nasce un nuovo brano al quale partecipiamo un po’ tutti. In altre ancora, come per esempio per brani come “Sunset highway”, “Crusted Memories” e “A New Generation” scritti da me, il brano è stato portato già ultimato alla band e insieme si è contribuito ad ultimarne gli arrangiamenti. Tuttavia è prevalente il processo per cui arriva l’idea strutturata da uno di noi e si lavora insieme. Per la parte letteraria, nel caso di “Pulse…” ho fatto tutto da solo, ma non è escluso che in futuro sarà diverso. Confido molto nel nostro lavoro di squadra.


Emanuele: Esattamente. I pezzi che scaturiscono dalle idee di ognuno hanno sempre un imprinting personale, diciamo così, ma poi nel momento in cui sono passati al vaglio “collettivo” subiscono l’influenza generale e si trasformano in quello che è possibile ascoltare in “Pulse”. Ciò, ovviamente, escludendo le song apportate unicamente da Dario.


Mind Key. Chiave della mente. Perché questo nome?


Dario: Guarda, la mia risposta ti potrà sembrare frivola ma è andata davvero così. All’epoca della prima demo-tape (lontano 2000) si doveva scegliere il monicker per la band. Ognuno portò la sua lista di nomi e poi, un po’ come nella scena di “Aprile” di Nanni Moretti, abbiamo fatto i quarti, le semifinali e le finali per la scelta democratica del nome. Se devo essere sincero era un nome che non mi convinceva appieno, ma ormai non me ne separerei mai.


Emanuele: E’ stato uno dei momenti più ridicoli che abbiamo attraversato… Beh forse lo avrò anche avuto nella mia lista, non lo so e non ricordo, ma in confronto ad alcuni proposti da “sua santità De Cicco” (ne annovero uno su tutti, LORD MISTERY…. e con questo ho detto tutto), Mind Key era quello che suonava meglio o che poteva dare un senso a quello che ritengo sia la musica: un mezzo di comunicazione che và aldilà della conoscenza ed apre la via verso l’anima di ognuno (e con questo mi merito un applauso).


Dario: Aggiungo che anche Emanuele in merito a nomi forniti non era da meno in quanto a raggiungimento del ridicolo. Però effettivamente Lord Mystery era qualcosa di improponibile. E poi cercavamo qualcosa che non andasse nei soli cliché direzionali tipici del metal con i soliti “suffissi”: Sky, Fire, Time, Fly e amenità del genere. E alla fine abbiamo scelto Mind, che tra quei suffissi, è proprio tra i più inflazionati! (risata generale, ndr)


Come vi trovate a lavorare con la Frontiers? Ormai è una delle maggiori e famose etichette discografiche. E soprattutto, come avete reagito quando avete saputo che vi stavano cercando? Avete raggiunto il coma etilico?


Dario: E’ un vero privilegio. Frontiers è un’etichetta prestigiosa, ha nel suo roster band quali Toto, Journey, Extreme, Asia, House Of Lords, che sono tra le nostre preferite, e potrai comprendere la nostra gioia nel vedere il nostro nome tra band del genere. Personalmente sono molto grato a loro per lo straordinario lavoro di promozione che stanno facendo per il nostro nuovo album. Se tutto andrà bene come speriamo, grande merito è certamente del lavoro di Elio Bordi, Mario de Riso e …… va beh anche di Serafino Perugino và….. (risata, ndr). Non sono solo grandi professionisti, ma ormai anche degli amici. Riguardo al primo approccio con loro, racconto sempre un aneddoto che ormai è diventato storico. Appena terminata la demo, portai personalmente la stessa alla sede della Frontiers che, fortunatamente è a Napoli (ciò facilita molto i nostri rapporti, visto che è la nostra città). Mi accolse Giulio Cataldo che prese la demo è la mise nello stereo per ascoltarla. Ero imbarazzatissimo ma lì finì. Non ebbi loro notizie per mesi. Una sera, era il giorno di Natale del 2002, andai ad una festa di una cara amica dove incontrai, tra gli altri, un certo Mario che frequentava quest’amica comune. Ormai lo conoscevo ma non sapevo chi fosse,  sapevo che lavorava per un’etichetta ma non sapevo quale. Quella sera glielo chiesi e con enorme stupore appresi che si trattava della Frontiers. Lui si meravigliò del fatto che la conoscessi ma quando gli dissi i nomi di band del loro roster capì che facevo sul serio. Poi Mario mi disse che avrebbero messo sotto contratto una band di Napoli. Disse pressappoco così: “conosci un gruppo di Napoli…molto bravi…fanno prog-metal…mi pare si chiamino Mind Key!" Puoi immaginare la mia reazione,  fu davvero un gran bel Natale non c’è che dire.


Emanuele: Mi ricordo che Dario mi chiamò a casa  a Natale  (di conseguenza mi urtò non poco eheh), mi disse la cosa e mi passò l’appetito, ma non capii subito l’importanza della notizia, realizzai solo il giorno dopo. Io credo che oltre ad una brillante  etichetta sempre in continua ascesa, la Frontiers rappresenti altro, singole persone. Con ognuno di loro c’è un ottimo rapporto e devo dire che, ogni volta che mi trovo da quelle parti ,con piacere faccio loro visita.


Ho visto che di recente, ma nemmeno troppo dato che è del 2004,  avete suonato di supporto ai Dream Theater, com’è stato? Eravate eccitati?


Emanuele: Direbbe il mio amato De Curtis: “Questa domanda è pertinente? No! Questa domanda è impertinente!!” (risata, ndr).
Parlando seriamente, ovviamente è stato incredibile. Io di solito mastico gomme mentre suono, ciò mi funge da antistress. Prima di salire sul palco, qualche minuto prima, feci 2 o 3 sprint (si, intendo corsa) lungo tutto il palco posteriore che era enorme. Per la fretta dimenticai il pacchetto di gomme in camerino: panico totale. Chiaramente me le feci portare. Ne misi in bocca 4!


Nella vita normale come tirate avanti? Dubito che le entrate dovute ad album e concerti bastino a sorreggervi.


mind_key_intervista09_03Dario: Fai bene a dubitare, saremmo già defunti. Comunque sia, io ed Emanuele siamo due Avvocati, anche se ci occupiamo di settori completamente diversi. Io ho pensato di rimanere nel campo della creatività, se possiamo definirla così, occupandomi di diritto della proprietà intellettuale, d’autore, dello spettacolo, musica, audiovisivo etc. Ho cercato di contemperare il lavoro con le mie passioni. Andrea è un insegnante di musica nelle scuole medie. Aurelio ha un locale molto carino a Napoli, ma la speranza di fare il gran salto c’è sempre anche se è molto difficile. Lascio la descrizione dell’attività di Emanuele all’interessato.


Emanuele: Anche io, per quanto ne voglia dire il “magnifico De Cicco”, svolgo un’attività che oserei dire più che creativa, artistica: mi occupo di diritto penale e garantisco che nella nostra città ci si possa occupare di questo settore solo se si è portatori di “arte”, per due motivazioni:

Ci vuole molta immaginazione a “risolvere certe situazioni”;
Ci vuole molta immaginazione a non pensare a certe situazioni.

Così come ha accennato il mio Illustre “collega”, la speranza nella musica c’è sempre, ed immagino che debba essere così.


Riguardo alla pirateria musicale, come vi siete posti? E cosa ne pensate a riguardo?


Dario: Personalmente credo che il peer to peer sia un gran mezzo di diffusione delle idee, ma che nasconda anche tante insidie. Certamente è un fenomeno che non può più essere ignorato ma che va moderato in qualche modo. Un’idea buona potrebbe essere la concessione di licenze privatistiche tra l’autore e il fruitore, ma il cammino è lungo.


Emanuele
: Io cercherò di essere, come al solito, meno tecnico e più pragmatico. La pirateria è di sicuro un fenomeno che lede molti interessi ma, in realtà, nasce a sua volta da una lesione precedente, ossia quella relativa all’iniquità ed incongruità dei prezzi dei relativi prodotti. Il problema andrebbe risolto alla base, e quindi, con una riduzione del prezzo di vendita, questo provocherebbe guadagni “per quantità vendute” e un po’ di prestigio in più agli artisti.


Con questo è tutto, vi ringrazio anticipatamente del tempo a noi concesso. Volete salutare i lettori di Spaziorock e tutti i vostri fan che vi stanno leggendo?


Dario: Grazie del grande supporto ragazzi e venite in massa a vederci dal vivo…e sempre KEEP ON ROCKIN’ !


Emanuele
: Grazie per la pazienza!! ROCK AND ROLL! Ciao e grazie a tutti.




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