Continua il viaggio attraverso la scena progressive/power metal nostrana: questa volta passiamo in rassegna i veneti Ashent, nati nel 2001 dalla mente dei fratelli Onofrio e Gabriele Falanga, rispettivamente chitarrista e bassista del gruppo. Giunta al suo secondo full length, "Deconstructive" (seguito del debutto "Flaws Of Elation"), la band ripropone un classico progressive metal intrecciato a numerosi momenti veloci ed aggressivi, in un mix di influenze che spazia dal thrash al power metal.
Sarebbe inutile mettersi a snocciolare ed a ripetere nuovamente le caratteristiche del genere, anche perché gli Ashent non hanno improvvisamente cambiato direzione musicale, ma sono rimasti fedeli a certi dettami, come la batteria perennemente martellante, i riff infuocati alternati a composizioni ed armonie decisamente più melodiche. A tutto questo, si aggiunge la voce del cantante americano Steve Braun: indubbie sono la sua bravura e la sua estensione vocale, ma, nel complesso, il vocalist risulta piuttosto carente in espressività e calore. Piuttosto fuori luogo, invece, il growl del bassista, che si contrappone alla voce di Braun; quella del doppio cantato è una pratica che inizia ad essere usata un po' troppo spesso in questo genere e non sempre il risultato è ottimale, né tantomeno gradevole.
Un'altra considerazione importante: per quanto vada sottolineata una buona produzione ed una preparazione tecnica di tutto rispetto, in questo lavoro manca un aspetto fondamentale per far sì che un disco rimanga nella memoria. Durante l'ascolto, mancano sussulti ed emozioni: il grosso rischio, quindi, è che "Deconstructive" passi inosservato, dissolvendosi nell'indifferenza per la sua mancanza di espressività. A poco servono le buone idee sviluppate in "Sinking Beneath", "Ephemera", "Cassandra" e "Starlinked Innerness": anche in questi casi, manca quel "quid pluris" necessario a far compiere alla band il fatidico salto di qualità.
In conclusione, è ammirevole lo sforzo fatto dal gruppo per raggiungere la perfezione formale: tuttavia, credo che degli artisti debbano partire da essa per riprodurre emozioni veraci, altrimenti quello che resta è un esercizio di stile e di tecnica fine a sé stesso. Agli Ashent, in ogni caso, non mancano la bravura e la volontà per raggiungere, in futuro, il giusto equilibrio tra tecnica e cuore.