All Shall Perish
Awaken The Dreamers

2008, Nuclear Blast
Death Metal

Recensione di Stefano Risso - Pubblicata in data: 28/03/09

Anche per gli All Shall Perish arriva la fatidica prova del terzo album, il qui presente Awaken the Dreamers. Come prevedibile, la giovane band californiana prosegue nella direzione che i primi due lavori lasciavano intravedere, lasciando questa volta (non poco) amaro in bocca, in rapporto a quello che i nostri avevano messo in mostra nella breve carriera alle spalle.

Se già il precedente The Price of Existence aveva visto gli All Shall Perish allontanarsi dalle sonorità brutal del debutto, accentuando maggiormente le innate influenze “core”, in questo album i nostri non hanno fatto altro che dare ancora più spazio a breakdown e riffoni stoppati, lasciando alla violenza e alla velocità degli esordi un ruolo marginale. Un processo che ha conformato gli americani alle centinaia di gruppi che predicano questo tipo di deathcore, senza particolari spunti d'interesse, avvicinandoli probabilmente alla fascia di mercato più florida e più battuta dai nuovi ascoltatori, facendo però più di un passo indietro sul piano della personalità.

Non possiamo certamente biasimare il quintetto per i cambiamenti apportati, ma era lecito aspettarsi un livello qualitativo di pari livello coi dischi passati, cosa che purtroppo non si è verificata, anzi. Potremmo dire che Awaken the Dreamers è un album a due dimensioni: che procede per lunghezza e altezza, senza però colpire in profondità, viaggiando su una “perfezione” formale che al giorno d'oggi importa relativamente poco. Tecnica e produzione da “classe regina”, ma il resto? Solo una sequela di tracce col medesimo canovaccio: breakdown accompagnati da frequenti interventi di chitarra solista, ritmi ovviamente più lenti, e melodia ancor più protagonista, con tanto di arpeggi e inserti in clean. Tutto troppo prevedibile, e a dir la verità, abbastanza tedioso a lungo andare. Se infatti si prendessero singolarmente, brani come When Life Meant More..., Never...Again, Gagged, Bound, e Shelved And Forgotten, non faremmo fatica a scapocciare beatamente (come di sicuro avverrà in sede live), ma quando queste ultime vengono inserite nel contesto del disco, neanche troppo lungo, purtroppo l'effetto cambia... in peggio.

Un peccato perché quando i ragazzi decidono di spingere sull'acceleratore, come in Stabbing To Purge Dissimulation o in Until The End, evidenziano qualità interessanti e un wall of sound a dir poco granitico, dimostrando di essere maggiormente a proprio agio in queste vesti, piuttosto che in brani più riflessivi come la title track, che sa tanto di “voglio ma non posso”. Carino, ma niente di più.



1. When Life Meant More...

2. Black Gold Reign

3. Never...Again

4. The Ones We Left Behind

5. Awaken The Dreamers

6. Memories Of A Glass Sanctuary

6. Stabbing To Purge Dissimulation

7. Gagged, Bound, Shelved And Forgotten

8. Until The End

9. From So Far Away

10. Misery's Introduction

11. Songs For The Damned

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