Ritornano sulle nostre pagine gli emiliani Dark End a breve distanza dalla recensione del primo album “Damned Woman And A Carcass”, uscito nel 2006 ma recentemente ristampato.
Quello che ci troviamo tra le mani è dunque il nuovo lavoro dei nostri, “Assassine”, la testimonianza tangibile dei progressi compiuti dai Dark End in questi anni. Cominciando semplicemente dall'aspetto grafico, oggi giorno non un aspetto secondario, il tutto è stato meglio curato e rifinito, uno step importante che spruzza professionalità da tutti i pori. Per fortuna nostra questa maggiore attenzione alla forma e al contenuto la riscontriamo principalmente nella musica di questi ragazzi, che appare più corposa, maggiormente studiata, più convincente. In una parola: migliore.
I lettori più attenti sapranno già qual'è l'ambito di appartenenza dei Dark End, un black sinfonico di “vecchio stampo” che riporta la memoria agli anni doro del genere. Quando ancora le orchestrazioni erano affidate alle care e vecchie tastiere, non si andava troppo per il sottile con melodie e ricami vari, quando la base ritmica sapeva ancora far male e colpire con decisione. Tutto questo i nostri lo riportano d'attualità ai giorni nostri, non nascondendo le immancabili influenze che affiorano un po' ovunque, anzi, presentando un lotto di brani convincenti che molti pagherebbero per riascoltare nei nuovi album di chi questo genere lo ha inaugurato. Inutile girarci intorno, i Cradle of Filth aleggiano onnipresenti in “Assassine”, la prima fonte di ispirazione anche a livello grafico/scenografico (basti guardare la mise del cantante Animæ, con tanto di corona di spine e capelli intrecciati alla Dani Filth). La carta vincente che fa però uscire i nostri a testa alta è la qualità media di tutti i brani presenti, decisamente soddisfacente, per una tracklist che percorre sentieri già battuti e ascoltati, ma almeno lo fa meglio di tanti altri. E al giorno d'oggi, direi che non è affatto cosa da poco.
L'unico appunto che mi sento di fare, già segnalato in occasione del primo album, è che una maggiore varietà avrebbe fatto guadagnare qualche punto in più ad “Assassine”, che appare a volte troppo fisso su alcuni schemi compositivi che a lungo andare possono risultare ripetitivi. A parte questo, non possiamo fare altro che registrare i miglioramenti a tutto tondo compiuti dai Dark End, augurandoci che non si fermino qui.
Dark End
Assassine
2010, Crash & Burn
Black Metal
01.Tenebrae I
02.Mater Terribilis
03.A Bizarre Alchemical Practice
04.Poisoned Lips Of Lust
05.Bounded, Sisters By Solitude
06.Tenebrae II
07.Two Faced Beast
08.Her Majesty Ogress
09.The Thorns, The Pain, The Horror
10.Perinde Ac Cadaver
11.Tenebrae III