Nailed To Obscurity
King Delusion

2017, Apostasy Records
Melodic Death/Doom

King Delusion è la degna evoluzione del percorso intrapreso dai tedeschi Nailed To Obscurity nel lontano 2005.
Recensione di Icilio Bellanima - Pubblicata in data: 19/02/17

Il titolo del terzo opus dei Nailed To Obscurity, combo tedesco facente parte del roster dell'Apostasy Records, ci ricorda quanto la delusione riesca, onnisciente e inarrestabile, a dominare le nostre vite, senza chiedere il permesso, senza che nessuno ne abbia chiesto l'intervento, come un sovrano severo, incurante del benessere dei propri sudditi. Considerazioni filosofiche a parte, possiamo tranquillamente affermare che, dopo ripetuti ascolti del loro nuovo album, c'è davvero poco di cui restare delusi.
 

King Delusion è la degna evoluzione di un percorso intrapreso dai 5 nel lontano 2005, una commistione di melodic death metal e doom che si è fatta via via più melodica, pesante, fruibile e al contempo raffinata, che non cerca di nascondere in alcun modo il bagaglio culturale e musicale dei nostri. Il risultato finale non è nulla di rivoluzionario, né riesce a smorzare la sensazione di déjà vu in alcuni frangenti del lavoro, ma è sicuramente valido, piacevole, e perfettamente in grado di lasciare il segno (a tal proposito, non sorprenda più di tanto il vederli di supporto ai Dark Tranquillity nel loro prossimo tour europeo, che partirà il 16 aprile). Nei 50 minuti del disco, con canzoni dalla durata media di 6 minuti, a tenere banco è il growl del cantante Raimund Ennenga, feroce e brutale per gran parte del tempo, sempre abile però nello sperimentare con stili differenti, passando da parti pulite (come nel singolo "Protean") a momenti sussurrati, donando un tocco di varietà che non guasta mai. L'ottima produzione non fa perdere ai suoi "ruggiti" un'oncia di potenza, ma la loro concezione di doom non è di quelle cavernose e funeree: è la malinconia il tema principale della loro musica, influenzata da band svedesi come i Katatonia e gli Opeth del periodo intermedio, sorretta da un andamento lento e da intrecci melodici dominanti, frutto del sapiente lavoro dei due axemen, Jan-Ole Lamberti e Volker Dieken. I loro riff dettano il ritmo, passando senza soluzione di continuità a strutture più pesanti e fraseggi ficcanti, lasciando sempre però tirare il fiato con intermezzi arpeggiati, badando quanto più spesso di posizionare un'offerta sull'altare della melodia, l'elemento che più di tutti li tiene legati alla già citata Svezia.

 

8 brani che mantengono una qualità costante, con poche incertezze, e a penalizzarli, oltre a qualche soluzione un po' troppo derivativa (non mancano prestiti, tra i più evidenti, anche tratti dagli Agalloch), è una certa ripetitività, un avversario difficile da abbattere in un genere che fa dei suoi riff ossessivi e del minutaggio elevato la sua bandiera. Nonostante le sbavature, King Delusion è un album assolutamente valido, che merita l'attenzione incondizionata degli amanti del death/doom più melodico.





01. King Delusion 
02. Protean 
03. Apnoea 
04. Deadening 
05. Memento 
06. Uncage My Sanity 
07. Devoid 
08. Desolate Ruin

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