Christadoro
Christadoro

2017, AMS Record
Progressive Rock

Recensione di Giovanni Maria Dettori - Pubblicata in data: 03/04/17

Il cantautorato italiano è un meraviglioso corpo celeste. A molti sconosciuto, da molti esplorato con sorpresa e con dovizia, luminoso come poche altre stelle nel cosmo è un genere che ancora oggi non ha perso neanche un po’ del suo fascino, complici tematiche politiche, sociali, intime e sentimentali che nessun altro genere è riuscito a descrivere e leggere con tale efficacia, spesso in una distesa di sorprendente semplicità che ancora oggi scalda il cuore. 
 
Christadoro, progetto musicale forte di una preparazione stratosferica, grazie all’esperienza trentennale dei suoi componenti, ha deciso di re-interpretare alcuni classici anni ’70 cantautorali in chiave Progressive: quello che colpisce subito della loro impresa, perché di fatto di questo parliamo, è la scelta dei brani. Oltre a interpretare qui parliamo di vera e propria riscoperta di alcuni testi un po’ impolverati, che riprendono vita e dimensione proprio con l’omonimo lavoro della band, in cui i testi di Dalla, Gaber, Baglioni e non solo si sono ripresi una parte del loro meritatissimo spazio. 
 
“L’Operaio Gerolamo” di Lucio Dalla ha il compito di aprire questo grande viaggio: un testo che, ovunque lo si giri, non può che rimanere estremamente attuale: Gerolamo non è solo un operaio, ma è “l’operaio”, “l’immigrato”. Non si ferma, non ha pace, solo la breve tregua prima di un’altra giornata di lavoro. Un continuo viaggiare e spostarsi che rivive nella grande re-interpretazione dei Christadoro, con la dimensione caotica del brano che è portata alle stelle nell’assolo finale del pezzo. 
L’ultimo spettacolo di Vecchioni si trasforma in un meraviglioso fluire di armonie che forse mancavano ad arricchire un testo come questo, con un groove finale che accende la traccia infiammandola.
 
Inaspettatamente, “Figli di” di Enrico Ruggeri suona come uno dei brani meno riusciti, complice forse la natura meno Prog del brano, ma è l’unico colpo non a fuoco di un disco ben congegnato, e basta sentire “Lo stambecco ferito” di Antonello Venditti che si trasforma in una festa macabra e trionfante, dionisiacamente sfrenata, che ci fa perdere subito i dubbi di qualche minuto fa. 
Persino Claudio Baglioni trova spazio nell’imponente lavoro dei Christadoro, con un’insolita versione di “Solo” dalle tinte Blues sino all’apertura di un ritornello stavolta più vicina all’Heavy. A chiudere il disco è “L’ombra della luce”, stavolta di Franco Battiato, l’autore forse più complesso del cantautorato nostrano, oltre che il più stravagante. E’ la giusta ed ultraterrena conclusione di un lavoro di questo calibro, e forse uno dei punti più alti del disco, con una ballad celestiale e delicata.
 
“Christadoro” è uno splendido lavoro, che non si basa esclusivamente sulla contemplazione del nostro panorama cantautoriale, ma che ne ha ri-illustrato le meraviglie con arrangiamenti complessi, a volte magari sino all’eccesso rischiando di snaturare l’essenza di alcuni brani, ma con una generale interpretazione di rara bellezza che dà la possibilità di conoscere, anche a chi ne è distante anni luce, un universo ad oggi eccessivamente impolverato.
Viva la musica, viva il cantautorato italiano e soprattutto, viva gli esperimenti audaci.





L’Operaio Gerolamo    
Il Sosia  
L’ultimo Spettacolo
Figli di… 
Lo Stambecco Ferito
Solo 
Ricercare nel mare dell’inquietudine e della paura                                                           L’Ombra della Luce

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