Primal Scream
Chaosmosis

2016, Igniton Records
Alt Rock, Synth Pop

Il ritorno della band scozzese stavolta non brilla di luci particolarmente sfavillanti
Recensione di Giovanni Maria Dettori - Pubblicata in data: 16/04/16

I Primal Scream non sono nuovi a sorprenderci, e questo è chiaro: la discografia della band di Glasgow è sorprendentemente varia di suoni e generi diversi, e le reinvenzioni costanti nel corso della carriera di questo gruppo non hanno mai trovato un termine, nemmeno quando “Screamadelica” fece colpo sul cuore di appassionati e non, costituendosi come uno dei caposaldi del Big-Beat britannico (ma non solo), e dopo il quale i Primal Scream, certi del traguardo raggiunto, continuarono a mischiare le loro carte in tavola, a volte bene, a volte senza successo. Come sarà andata con il nuovo “Chaosmosis” ?


L'ultimo lavoro degli scozzesi è un album dai toni elettronici semplici, a volte intriganti, a volte con una stucchevolezza un po' troppo da “tastierina Casio”, che condanna una buona metà del disco ad una facilità eccessiva, e anche dove si intravedono luci bisogna ringraziare più l'appiglio ad un un “modello” che non una vera ed autentica verve compositiva.

Basti pensare a “Private Wars”, l'unica traccia acustica dell'album, che mentre ci fa distendere le membra ci manda un impulso istintivo per qualsiasi ascoltatore di musica: “Caspita, ma questa è House of The Rising Sun!!!” Ecco, per l'appunto.
Il disco si apre con “Trippin on your love”, traccia standard per una band che per anni ha fatto un genere come questo, a cavallo tra l'alt-rock, il synth pop ed il Big beat. Per chi non ha mai sentito questo gruppo potrebbe sorprendere più del dovuto, ma chi conosce i Primal Scream sa che si tratta di un "Entry level" (per utilizzare un termine cybernetico) alquanto standardizzato e non particolarmente esaltante. Niente di nuovo sotto al sole, così come con “(Feeling like a) Demon Again”, brano che gioca su un semplice arpeggio elettronico senza particolari picchi, cercando una zona franca che però non sempre arriva.

 

Si salvano da questa “facilità sonora” tracce come “I Can Change”, una sorta di samba dai toni narcotici molto intrigante e piacevole, e “Where the Lights get in”, in cui la collaborazione con Sky Ferreira crea un ottimo antidoto contro il rischio di sbattere contro una certa ripetitività, e che alza parecchio l'asticella con un crescendo che conduce ad inediti assoli e ottimi scambi di voce e controcanti. Il cupo intermezzo-rave di “When the Blackout meets the fallout”, comunque dimenticabile, apre alle ultime tre tracce, che tutto sommato risollevano parzialmente le sorti dell'album: “Carnival of fools”, nonostante il sound anche stavolta elementare, resta a galla un po' meglio delle sue colleghe. Bel lavoro invece con “Golden Rope”, in cui la band fa affidamento ad una sapiente dose di brit-pop per regalare una delle migliori parentesi dell'intero disco, con un sound più deciso e vario (piacevolissimo l'intermezzo del sassofono e dei cori da chiesa). Anche “Autumn in paradise” prosegue su questa linea, ma concedendosi maggiormente a contaminazioni elettroniche che non la snaturano affatto, e che la rendono una degna conclusione soft-indie per questo lavoro.


Per quello che sono e sono stati i Primal Scream, “Chaosmosis” si rivela una parentesi un po' sbiadita, dove appena la metà del disco riesce a convincerci, per altro anche quella non in maniera eccessivamente esaltante. I Fan vedranno comunque nell'ultimo lavoro della band scozzese un gradito ritorno sulla scena, considerato che vi sarà anche la possibilità di rivedere Bobby Gillespie e co. dal vivo. 





1
Trippin’ on Your Love
3:31
2
(Feeling Like A) Demon Again
4:35
3
I Can Change
3:17
4
100% or Nothing
3:54
5
Private Wars
2:31
6
Where the Light Gets In
3:48
7
When the Blackout Meets the Fallout
1:49
8
Carnival of Fools
3:42
9
Golden Rope
5:37
10
Autumn In Paradise
5:04

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