Tra i tanti (bei) gruppi della scena musicale di "Madchester", forse la più grande fonte di talento per il rock negli anni '90 in Europa, non si possono dimenticare anche i Charlatans. La band di Tim Burgess è riuscita in questi anni a passare da Brit-Pop, Dub, Folk senza mai veramente snaturarsi e mantenendo la propria cerchia di fan in ogni percorso preso.
Dopo un periodo di silenzio, e dopo qualche tragico evento (la morte in un incidente stradale del tastierista Rob Collins e quella assai più recente del batterista Jon Brookes per un tumore), la formazione britannica dimostra di non aver perso il suo stile con un album fresco e ben definito.
“Different Days” è il 13esimo lavoro della band, e si caratterizza per la sua maturità, oltre che per una serie di collaborazioni di tutto rispetto su cui spiccano quelle di Paul Weller (co-autore di Spinning Out), di Gillian Gilbert dei New Order ed infine di Pete Salisbury dei Verve: soprattutto queste ultime due hanno contribuito in maniera efficace e chiara a dare una svolta al sound del gruppo. Il disco strizza l'occhio al pop, e lo fa senza remore o dubbi, con pennellate elettroniche vivide e mai nascoste, ma senza rinunciare al sound brit-rock sullo sfondo, grazie anche all'ormai ruolo di veterano di Mark Collins alla chitarra. Fa effetto sin da subito risentire il disagio, la spensieratezza e spesso l'amarezza tipica della band nella nuova veste di questo album, dove non mancano le riflessioni su ciò che ci circonda. Dopo il tiepido risveglio di "Hey Sunrise" la tracklist entra nel vivo con "Solutions", dove il lavoro delle tastiere che si alternano all'organo riproducono atmosfere sonore tipiche degli indimenticati anni '90. La title track rompe con il tepore sin qui creato con l'ingresso delle chitarre, prima acustiche e poi elettrica facendo emergere l'anima più calda del lavoro, con un godibile rock da tramonto. "Plastic Machinery" continua su questa linea con una delle parentesi più accese del disco, nonché una delle più interessanti e passionali.
"Not Forgotten" è un buon connubio fra elettronico e acustico, con svariati richiami al sound dei Primal Scream, e per quanto non eccezionale intriga con un incedere anemico ma ritmato. E' invece con "There Will Be Chances" che possiamo veramente trovare l'anello di congiunzione fra quello che erano i Charlatans anni fa e quello che sono diventati oggi, con l'eco delle chitarre che cercano le "Tracce di memoria perse", mentre una breve vibrazione del synth ravviva la traccia sino alla fine. "Let's Go Together" entusiasma meno rispetto ai precedenti brani, ma basta il finale di "Spinning Out", ricco di classe e tremendamente riflessivo, a farci mantenere un parere positivo sull'ultimo lavoro della band di Manchester.
“Different Days” è un lavoro fresco, placido e tremendamente estivo (non può essere un caso che sia uscito proprio agli inizi di giugno), che seppur non stravolgendosi e perseguendo per tutto il suo corso una linea tiepida ma intensa, lascia l'ascoltatore soddisfatto. I Charlatans mostrano non solo di non aver mai mollato nonostante le disavventure, ma che la musica del loro passato è anche quella dell'oggi: certo parliamo di un disco non pirotecnico o da palpitazioni, ma che piace per la sua "coerenza sonora" e per un sound da tramonto che non deluderà i fan della band e che potrebbe intrigare nuovi affezionati.