Soilwork
A Whisp Of The Atlantic [EP]

2020, Nuclear Blast
Melodic Death Metal/Progressive

Recensione di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 06/12/20

Il pianeta che abitiamo è destinato a scomparire sull'esempio di Atlantide o quest'epoca complicata incoraggerà la costruzione di un futuro migliore? L'EP "A Whisp Of The Atlantic" possiede, in realtà, un duplice scopo: operare una riflessione sull'argomento e rinsaldare il rilancio artistico dei Soilwork dopo un periodo centrale di carriera non particolarmente positivo. Liberatisi dall'etichetta di band melodic death tout court, gli svedesi non alzano ormai paletto alcuno tra i generi e ciò li rende estremamente affascinanti, oltre che imprevedibili; al proposito, l'influenza dello splendido progetto parallelo The Night Flight Orchestra, gruppo nel quale militano Björn "Speed" Strid e David Andersson, non ha fatto altro che sfumare di duttile agilità lo stile del combo madre.

Il mini, che non sembra effettivamente tale considerati i trentasei minuti di durata, viene inaugurato dalla title track, audace suite principale responsabile, con il suo quarto d'ora abbondante di variazioni, del running time complessivo. Sullo sfondo, il tema dell'acqua, elemento fondamentale per la sopravvivenza; il testo del pezzo suggerisce all'umanità di cercare qualcosa di maggiormente unificante delle semplici religioni, al fine di elevarsi rispetto alla bassezza dei dibattiti attuali che rovinano la nostra quotidianità.

Dal punto di vista della struttura musicale, il brano condivide la libertà compositiva dei grandi del progressive degli anni '70, con "Supper's Ready" dei Genesis modello di riferimento primo e imprescindibile. Le keys di Sven Karlsson, discrete, aprono delicatamente la scena, accompagnate da arpeggi di chitarra che suoneranno familiari a coloro che amarono alla follia un album del livello di "The Living Infinite" (2013). Dall'incipit in poi, si avvicendano una serie di sbalorditive transizioni, favorite dall'eclettismo vocale del singer, davvero strabiliante, e da quello degli axeman che lo attorniano, pronti a disegnare qualsiasi tipo di riff necessario alla cangiante impresa: heavy classico, impulsi jazz, fraseggi di tromba, un lavoro di batteria, merito di Bastian Thusgaard, stupefacente per creatività, rigore e cattiveria. Un incantevole microcosmo che rischia continuamente di sfuggire di mano al pari di un serpente viscido e informe, ma invero governato gli scandinavi con la sicurezza dei nostromi avvezzi alle tempeste marine meno benevoli.

Segue a ruota la "The Feverish Trinity", trilogia incentrata sul concetto della repressione emotiva ed edita nei mesi scorsi attraverso singoli separati. "Feverish" combina la proverbiale aggressività del sestetto con luminose trine di tastiera e fraseggi intrisi di riverbero; occorre rimarcare il fatto che, significativamente, si parta da toni synthwave per giungere agli antipodi dell'universo conosciuto in virtù di una sezione d'archi conclusiva da pelle d'oca. "Desperado", invece, con una doppia cassa in bella evidenza, procede su un registro più tradizionale, mentre scuote le viscere l'orecchiabile "Death Diviner", mid-tempo rockeggiante scandito da arrangiamenti blues e da un riffing eccellente per tecnica ed elasticità. Con la massiccia "The Nothingness And The Devil", un po' The Night Flight Orchestra sotto steoroidi, un po' Pink Floyd nel volo pindarico finale, la formazione di Helsinborgs riesce, in coda, ancora a sorprendere, dimostrando una versatilità e un'eloquenza da veri maestri.

La vertiginosa e intrigante eleganza di "A Whisp Of The Atlantic" testimonia quanto i Soilwork continuino a crescere nonostante una lungo percorso professionale alle spalle e qualche momento grigio. Sensazionali.




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