Anna Calvi
One Breath

2013, Domino
Indie Rock

Anna Calvi ridisegna il suo stile in chiave noir 
Recensione di Luca Ciuti - Pubblicata in data: 10/10/13

Un respiro, ossia quell’attimo prima di lasciarsi andare, così terribile e al tempo stesso eccitante. Sensazioni primitive illustrate con impeccabile classe da un talento fra i più floridi degli ultimi anni che risponde al nome di Anna Calvi. Il suo fulminante, omonimo debutto aveva incantato al punto di vincere i British Musical Awards del 2012. Adesso torna con “One Breath”, disco attesissimo da pubblico e critica che sta già facendo parlare di sé.
 
Non è artista da liquidare con quattro parole di circostanza, Anna Calvi. Occhi di ghiaccio e appeal aristocratico, a dispetto del nome italiano, la cantante è inglese di nascita e ha mutuato dalla sua tradizione musicale la tendenza alla sperimentazione e quella voglia di rompere gli schemi tanto cara ai musicisti inglesi di ogni epoca. Disco dalle atmosfere oscure e rarefatte, “One Breath” è scandito da ritmiche che assomigliano soprattutto a pulsioni primordiali, vocalizzi che entrano prepotenti nei chorus dei brani più rappresentativi a dispetto delle dissonanze che caratterizzano il disco. Accanto ad atmosfere chiaroscure e arrangiamenti difficili da decifrare, c’è in Anna Calvi la forza espressiva del David Bowie più audace, le atmosfere gelide di stampo noir, gli inconfondibili fraseggi di Telecaster che si affiancano mirabilmente ai tanti inserti di musica elettronica. Anche se ad un primo ascolto potrebbe sembrare concepito apposta per non piacere, “One Breath” fa centro per la sua opprimente claustrofobia, per le sue punte di acidità, ma anche per la sensualità di una voce capace di trascinare l’ascoltatore in un vortice di atmosfere degne di un film di David Lynch. Il pensiero corre subito a Björk, non fosse altro per la personalità straripante che accomuna le due cantanti.
 
Punto di forza della giovane cantautrice britannica è sicuramente l'originalità, al pari di un timbro vocale del tutto sui generis per stile e capacità interpretativa; due tasselli decisivi nella costruzione di “One Breath” in termini di vivacità e dinamismo, senza che tutto suoni troppo chiuso su se stesso o eccessivamente pretenzioso. Come per tutti quegli artisti capaci di crearsi uno stile, il giudizio non può che essere lusinghiero. L’originalità è sempre un buon punto di partenza, si tratta adesso di costruirci sopra grandi canzoni e di renderle immortali.




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