Mantenere un'integrità artistica dopo aver ottenuto il tanto agognato successo non è sempre facile. Per non deludere le aspettative spesso si rischia di tradire la propria arte, le proprie emozioni... E siamo fieri nello scrivere che gli italianissimi Belladonna con questo “Shooting Dice With God” non hanno perso di vista i loro ideali. Un album, quello dei noir rockers, di difficile assimilazione, simile ad un cuore trafitto che cerca nuove dosi di fiducia per tornare a pulsare.
Due anni son passati da “And There Was Light” e la parola-chiave che ben descrive questo nuovo capitolo discografico è maturità. Sì, perché siamo di fronte ad una formazione consapevole di aver impreziosito la propria musica pur mantenendone le caratteristiche principali: atmosfere crepuscolari che contrastano la voce altrettanto oscura ma ricca di pathos di Luana Caraffa. Undici canzoni che all’inizio sembrano distanti, salvo poi rapire l'ascoltatore riff dopo riff: dalla movimentata “Karma Warrior”, singolo perfetto, al piano teatrale e horror di “In My Demons’ Name”, dondolando sull’altalena di emozioni di “Primal Dream”, ferocissima sul finale. Senza dimenticare il lato romantico e sofferente espresso da “Wonderlust” e “Abduction” (la prima, in particolare, si distingue per il suo irresistibile ritmo cadenzato e il suo spudorato fascino).
La coerenza che riscontriamo nel sound dei Belladonna è il segno di una preziosa genuinità artistica e di una discografia votata unicamente alla buona musica. Se li avete apprezzati in passato, date una possibilità a “Shooting Dice With God”.